Nato verso obiettivo spesa militare al 3% Pil entro il 2030

I membri europei della Nato stanno discutendo la possibilità di aumentare l'obiettivo dell'alleanza atlantica per la spesa in difesa al 3% del Pil in occasione del vertice annuale previsto per il prossimo giugno a L'Aia. Lo svela il Financial Times, citando quattro fonti coinvolte nei colloqui preliminari. I faccia a faccia riservati, iniziati durante la ministeriale Esteri dell'alleanza la scorsa settimana, prevedono per ora un impegno a breve termine per raggiungere il 2,5% per poi puntare, entro il 2030, a un obiettivo del 3%, secondo tre delle fonti coinvolte.      «Con tutti i compiti che ci attendono, in termini di difesa dell'Ucraina e dei requisiti minimi di capacità della Nato, questa discussione si presenterà comunque, indipendentemente da ciò che accadrà, e il prossimo vertice sarebbe il momento perfetto per affrontarla», ha dichiarato un funzionario tedesco, aggiungendo che un impegno a raggiungere il 3% rappresenterebbe anche un «buon segnale per gli Stati Uniti d'Ame

Nato verso obiettivo spesa militare al 3% Pil entro il 2030

I membri europei della Nato stanno discutendo la possibilità di aumentare l'obiettivo dell'alleanza atlantica per la spesa in difesa al 3% del Pil in occasione del vertice annuale previsto per il prossimo giugno a L'Aia. Lo svela il Financial Times, citando quattro fonti coinvolte nei colloqui preliminari. I faccia a faccia riservati, iniziati durante la ministeriale Esteri dell'alleanza la scorsa settimana, prevedono per ora un impegno a breve termine per raggiungere il 2,5% per poi puntare, entro il 2030, a un obiettivo del 3%, secondo tre delle fonti coinvolte. 

 

 

«Con tutti i compiti che ci attendono, in termini di difesa dell'Ucraina e dei requisiti minimi di capacità della Nato, questa discussione si presenterà comunque, indipendentemente da ciò che accadrà, e il prossimo vertice sarebbe il momento perfetto per affrontarla», ha dichiarato un funzionario tedesco, aggiungendo che un impegno a raggiungere il 3% rappresenterebbe anche un «buon segnale per gli Stati Uniti d'America e per Trump».

 

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