Le missioni umane nello Spazio impongono agli astronauti l'esecuzione di compiti complessi in condizioni di vita e di lavoro estreme: come reagisce il loro cervello a questo mix duraturo di stress, microgravità, spazi ristretti, radiazioni e mancanza di sonno? Tutto sommato bene, anche se con qualche rallentamento in alcuni importanti domini cognitivi. Deficit transitori, che non pregiudicano la precisione e che non sono legati a danni irreversibili: lo suggerisce il più grande campione di dati sulle prestazioni cognitive di astronauti professionisti, raccolto dagli scienziati della NASA.. Come ti cambia la ISS. Un team guidato da Sheena Dev, neuropsicologa del NASA Behavioral Health and Performance Laboratory di Houston, in Texas, ha seguito 25 astronauti che hanno trascorso in media sei mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale, sottoponendo loro una serie di test per valutare la tenuta di diversi domini cognitivi. Per ognuno di questi test sono state misurate velocità e accuratezza nei compiti in cinque diversi momenti: prima della missione, all'inizio del soggiorno sulla ISS e verso la fine, quindi dieci e trenta giorni dopo il ritorno sulla Terra.. Nessun danno rilevante. Le risposte nei test che valutavano la velocità di elaborazione, la memoria di lavoro (cioè la capacità di mantenere brevemente a mente informazioni rilevanti per la riuscita di compiti complessi) e l'attenzione sono risultate più lente nello Spazio, che sulla Terra, ma non meno accurate.
Questa lentezza acquisita nello Spazio variava in base alla funzione cognitiva interessata: per esempio più lente performance nell'attenzione sono state osservate all'inizio della missione, mentre la lentezza nel processare le informazioni non è ritornata ai livelli normali fino al rientro a Terra. In ogni caso, non sono state trovate prove di alcun significativo deterioramento cognitivo o danno neurodegenerativo, dopo sei mesi sulla ISS.. Sempre efficienti. In generale, comunque, le performance cognitive degli astronauti sono rimaste stabili: «Può essere che anche nelle aree in cui è stato osservato un declino, gli astronauti siano stati in grado di compensare e completare con efficacia i loro compiti», spiega Dev. La ricerca non si è spinta a valutare se effettivamente i compiti di missione avessero risentito di questa acquisita lentezza.. Lenti perché stressati. I domini cognitivi più impattati dall'esperienza in orbita - velocità di ragionamento, attenzione e memoria di lavoro - sono stati gli stessi che, sulla Terra risultano più vulnerabili agli eventi stressanti. «Per esempio, se ci capita di avere un giorno molto pieno ma non abbiamo dormito bene la notte precedente, potremmo percepire che è più difficile prestare attenzione o che ci serve più tempo per completare un compito» precisa Dev.. Per i posteri. I dati costituiranno un utile termine di paragone per capire quali cambiamenti aggiuntivi comportino, a livello cognitivo, le missioni spaziali di lunga durata sulla Luna o su Marte. Che al comprensibile stress della vita in condizioni estreme, aggiungeranno l'influenza di radiazioni, isolamento prolungato e ritardi nelle comunicazioni con il controllo di Terra..