New Indie Italia Music Week #225

“Nei villaggi di frontiera guardano passare i treni
Le strade deserte di Tozeur
Da una casa lontana tua madre mi vede
Si ricorda di me delle mie abitudini
E per un istante ritorna la voglia di vivere
A un’altra velocità”
(Franco Battiato – I treni di Tozeur)
A volte per ritrovarci è necessario estrapolarci. Perdersi in luoghi lontani da noi e dal mondo ammirando il quadro perfetto della natura e dei paesaggi che ci offre come un museo a cielo aperto senza ticket all’entrata. Scappare per ritrovarsi, per rimanere ancora una volta sorpresi dalla vita anche quando tutto intorno a noi assumeva tinte desertiche.
E poi avanti, vivere ad un’altra velocità per far rinsavire le frequenze del cuore e ritornare a respirare.
Metti la sesta ascoltando il meglio dei brani e degli album della settimana con le recensioni di Indie Italia Magazine!
Furèsta (Album)
FURÈSTA è il nuovo album di LA NIÑA, il progetto musicale di Carola Moccia, cantautrice e produttrice. Il disco, che segue VANITAS (2023), è un racconto allegorico che trascende il tempo e va oltre le tradizionali narrazioni su Napoli. Le dieci tracce esplorano una Napoli diversa, lontana dai soliti stereotipi di criminalità e moda, per abbracciare la campagna come culla della tradizione musicale.
Il suono di FURÈSTA è radicato nella musica antica e rurale, non urbana, e affronta temi personali e collettivi. L’album mescola canti popolari, voci femminili e strumenti tradizionali come il mandolino e la chitarra battente, con suoni inusuali come il fruscio dei capelli sui tamburi. Gli animali, simbolo di libertà, sono protagonisti di questo viaggio, che si conclude con una traccia che rappresenta il sogno di Carola, “PICA PICA”. FURÈSTA è una liberazione personale e culturale, un’opera che invita ad immergersi nella sua atmosfera evocativa e misteriosa.
LA NIÑA: 8.5
Maria
Il brano “Maria”, declinato nelle tre versioni, nasce da una riflessione profonda sulla propria identità e sulla continua ricerca di sè. Queste tracce ci raccontano delle diverse anime di MEG: quella più dancefloor ed elettronica e quella più intimista ed emozionale, che affondano le proprie radici nella cultura musicale in cui MEG si è formata, cioè quella del remix.
Così come non esiste mai una sola versione di uno stesso brano, MEG ci ricorda di come non siamo creature monolitiche, bensì anime complesse e in costante evoluzione, alla ricerca di nuove versioni di noi stessә in un viaggio circolare in cui ogni fine coincide con un nuovo inizio.
Questo tema si riflette anche nell’artwork dell’EP: la scritta “Maria” si intreccia in una forma che ricorda l’uroboro, il serpente che si morde la coda, simbolo di ciclicità, rinascita e movimento perpetuo. Il segno grafico riprende un’antica rappresentazione di misteriosi passi di danza e racchiude perfettamente il senso del brano e della sua energia fluida e senza fine.
La danza come un elemento centrale, intesa non solo come gesto liberatorio e rituale di gioia, ma come vero e proprio atto rivoluzionario.
MEG: 8
Temporale (Album)
Anticipato dai singoli Gestalt e Inospitale, con un videoclip che racconta in modo ironico gli effetti benefici del pogo, Temporale è il sesto album dei Gazebo Penguins, band di Correggio (RE) che da oltre 20 anni è un pilastro della scena indipendente italiana. Con più di 500 concerti alle spalle, il gruppo ha saputo evolversi mantenendo intatta la sua energia e il suo carisma. Questo disco, un concept album, esplora il cervello e la sua connessione con l’Io, mescolando neuroscienza e filosofia.
Le nove tracce trattano temi complessi come il confine tra realtà e percezione, il ruolo della memoria e come questa definisce la nostra identità. Temporale è un album che sfida i confini, con testi che riflettono su pensatori come Nietzsche e Schopenhauer, e un sound che unisce punk, post-hardcore ed emo-core. A differenza dei dischi precedenti, è stato scritto in studio senza prove dal vivo, e presenta per la prima volta dei ritornelli.
Gazebo Penguins: 7.5
Adesso tutto sa di te (Album)
Questo EP è il risultato di un lungo percorso, in cui THAEO ha dedicato tempo ad ascoltarsi e a comprendere se stesso. La traccia d’apertura, scritta quando aveva appena quindici anni, è diventata nel tempo il riflesso delle sue emozioni e della loro evoluzione. Un viaggio che esplora fiducia, crescita e la libertà di sentire.
«Ho scritto ADESSO TUTTO SA DI TE mentre cercavo un’idea d’amore che non esisteva», racconta il cantautore, spiegando che la canzone è nata in un club e si è conclusa in metropolitana, un luogo che, pur non appartenendo al ricordo, ne è diventato parte. L’EP esplora l’idealizzazione, il desiderio di cambiamento e i ricordi di ciò che non è più, ma che continua a vivere dentro.
Il suono, sospeso tra malinconia e lucidità, è arricchito dai violini suonati dallo stesso THAEO, creando un loop emotivo che non si può spegnere. Il messaggio dell’album è chiaro: l’amore che immagini è più potente di quello reale, è una proiezione di te stesso, e tutto intorno a te continua a ricordartelo.
Thaeo: 7
L’amore è tutto (album)
E se fosse mezzanotte e la luna non brillasse? E se il marciapiede non avesse buche ma cadessimo lo stesso? E se le orme delle scarpe nel fango fossero troppo piccole per essere nostre? E se piovesse a dirotto ma non ci fossero pozzanghere? E se i tarocchi ci avessero preso un’altra volta?
La superstizione non è per i deboli e neanche per i matti, è per i sognatori che decidono di vivere la vita in modo diverso. È fatta per chi riesce ancora a vedere un po’ di magia tra i secondi che passano troppo veloci. È per i bambini che, pur essendo cresciuti, vorrebbero ancora far correre gli anni sulle dita e dire finalmente di averne più di dieci alla domanda “quanti anni hai”.
Che poi chiamarla superstizione sembra esagerato, forse è semplicemente la voglia di continuare a vedere il mondo saturato e fare di ogni piccola conquista “Un’altra America”… hahaha, detto così sembrerà qualcosa di assurdo, di irraggiungibile. Siamo abituati a considerare “conquiste” solo ciò che ci porta al limite, ciò che sta dall’altra parte del mondo (letteralmente) quando, in realtà, una delle scoperte più belle potrebbe essere quella della conoscenza di noi stessi. Un nuovo continente, un nuovo stato, un nuovo cosmo. Il nostro cosmo. Quello fatto da costellazioni a forma di pallone, di bambole, di pupazzi, quel cosmo che, un po’ come lo spazio, abbiamo lasciato alle spalle perché diamo per scontato di conoscerlo.
Cambiamo le carte in gioco, si mischia il mazzo, fuori piove ed abbiamo comprato dei tarocchi diversi. Sulla scatola c’è una descrizione, sembrano essere dei tarocchi personali, dei tarocchi che riescono a leggerti dentro. Strano, no? Gira la prima carta, “Buio”. La pioggia si ferma, i cani non abbaiano più ed una luce ti illumina lo sguardo. Un’immagine crepuscolare che rende la sensazione di spalle al muro cui ti costringe il tuo Io più recondito. Le carte ti invogliano a guardarti dentro, ti spingono verso l’America che hai dimenticato. La “Luna” riprende a brillare e diventa così il simbolo di rinascita da una sensazione di burnout, ti dice di riprendere a sognare, diventa il faro che ti guida tra i pensieri, ti illumina la strada e nella “Notte Gelida” prova a darti calore. Non dà adito a momenti di tristezza e se anche avessi bisogno di stare un po’ al freddo, potrebbe spegnersi con un interruttore. Il viaggio verso l’America sembra lungo, tortuoso, insidioso ma è ciò che ci vuole “Per ricominciare”: lasciare tutto all’aria, pagare i debiti, ripartire dalla fermata che preferiamo.
Sarà proprio nella ripartenza che l’emozione sprofonderà in una “Danza” incontrollata, apoteosi di fuoco e fiamme che bruciano dentro ed alimentano il cuore verso la novità. Inizia il viaggio senza Telepass verso un “Infinito” tutto da scoprire, con lati della medaglia che si contrappongono e un po’ come lo yin e yang non vedono l’ora di ritrovarsi. È il momento di dire “Stammi Lontano” ma non abbandonarmi, rimani lì anche se non ci sono, per sempre insieme anche se lontani. “L’ultima Canzone” è il “Tutto” di questo nuovo album. È la presa di posizione davanti al dramma, è il soqquadro di paure che ti invoglia a vedere il mondo da un’altra prospettiva. È la voglia di amare incondizionatamente chi ci dimentichiamo sempre di avere: noi stessi. Diventare il nostro punto di vista, partire da noi per affermare di avere altro vicino. Essere il sine qua non di una vita che è solo nostra e di nessun altro. Ritrovarsi di fronte una luce calda e capire che i tarocchi non hanno accezioni positive o negative.
(Viola Santoro)
Eugenio in via di gioia: 10
Vorrei
La voce di Sissi è precisa e magnetica. Nel suo nuovo brano “Vorrei” la sua vocalità si presta a un messaggio di speranza. Il pezzo è una ballad romantica che però non cade nel melenso. Sissi ha sempre la grande capacità di raccontare in chiave pop argomenti anche complessi e la sua voce non è mai sovrabbondante rispetto al significato in sè delle canzoni, anzi, le accompagna.
Voce e testo diventano un unicum. “Vorrei” è il brano giusto da ascoltare se si ha voglia di riflettere un po’ senza sentirsi sopraffatti.
(Greta Karol Nesci)
Sissi:8,5
Sogni
Vi siete mai chiesti cosa sognano gli altri? I Patagarri a quanto pare sì, e ce lo raccontano a suon di swing con il loro nuovo brano “Sogni”. Una discesa folle ed irriverente nel mondo onirico, un universo misterioso che accomuna tutti.
Il brano utilizza il tema del sogno come pretesto per ricordarci che siamo tutti umani, a discapito di identità e ruoli sociali. Il pezzo non sembra rispondere mai davvero alla domanda, ma si diverte piuttosto a danzare tra le ipotesi, fantasticando sulle molteplici possibilità.
Una canzone dalle vivaci sonorità jazz perfettamente bilanciate in un approccio più moderno, dove tromba e basso risultano incisivi e trascinano in atmosfere dal sapore vintage. Un’impeccabile costruzione sonora, un approccio fresco ed una scrittura divertente ma profonda danno vita ad un singolo davvero esplosivo.
(Serena Gerli)
Patagarri:8
Giocattoli Rotti (EP)
Giocattoli rotti è stato preceduto da Neanche lo sai, doloroso bilancio di una relazione che viveva paradossalmente nella sua rottura, un pop intenso dove sembra di sentire il pianto di una persona che ha provato a fingere che si poteva andare avanti mentre l’altro, non accorgendosi forse dell’abisso, continuava inconsapevolmente (?) a ferire. E da Da capo, un brano molto più cupo dove l’artista si rassegna al destino di ricadere tra i suoi demoni e le sue debolezze in un girone infernale che è più un loop, ma al contempo consapevole che sarà sempre pronta a incassare colpi e a darli. Giocattoli rotti in fondo è questo. È la stanza degli scheletri, sono i fantasmi di cose irrisolte che servono a ricordarci quali strade non prendere. Non a caso inizia con una seduta psicanalitica (In ombra).
La traccia dal titolo omonimo dell’EP dichiara senza timidezze alcune quanto si sia intossicata in una relazione e in generale per come si è dedicata ad altre persone. È forse il brano più virtuoso, e non a caso, tra cambi di stile, impietose strofe rappate e giochi di parole incalzanti. Alice rivolta la visione della favola come la caduta in una trappola sentimentale, Amalia calza i panni quindi dell’ingenua protagonista ma non c’è nessuna meraviglia ad attenderla, se non quella che prova a crearsi per dare un’altra chance disperata alla realtà (“Almeno io poi invento belle favole/e se puoi non svegliarmi mai”). Un ultimo giro di giostra è la conclusione sottile e spietata.
Un viaggio in un deserto, nella perdizione tra ottimismo e pessimismo, tra amor proprio e la voglia di autodistruzione. E non è il ritratto di molte delle nostre giornate? A salvarla (e a salvarci), le buone intenzioni come ultima ancora.
Maturo e allo stesso tempo ancora in divenire, ricercato e alla ricerca. Un lavoro diretto e disarmante.
(Stefano Giannetti)
Amalia: 8,5
Cuore/lingua
Inizia con versi che sembrano in una dimensione altra. Cercano risposte che razionalmente non si possono dare, infilandosi nelle sensazioni. Nel nostro pensare e non pensare a niente al di là del finestrino di un treno, o del nostro volerci stritolare idealmente quando soffriamo. Ma è proprio questo lo struggente bello del brano. Calliope cerca un rimedio all’incomunicabilità, patologia che si nasconde dietro la scusa di una pretesa di chiarezza.
Il cuore sulla lingua è proprio quella risposta che è lì, incomprensibile se l’altra persona ha solo orecchie (“tu mi ascolti ma non mi capisci mai”), ma non sentimenti. E chissà, forse non è colpa di nessuno. Il “cuore sulla lingua” forse si ha reciprocamente solo con qualcuno. Forse con chi le cose non funzionano abbiamo avuto solo l’illusione di comunicare con l’amore, all’inizio. Cuore/lingua, lieve e devastante, con la sua sottigliezza invita a questa e altre riflessioni. Dice tantissimo senza entrare nello specifico di nulla. Un po’ come Calliope ha voluto fare con qualcuno, forse. E con noi ci è riuscita.
(Stefano Giannetti)
Calliope: 8,5
2sconosciuti
“Giuro è l’ultima volta e poi ti penso ancora”. Il problema di quando una persona entra nelle nostre vite e poi quando ne esce, noi non torniamo quelli di prima. Il tempo non torna quello di prima. L’altra persona resta nel letto, resta nei vestiti. Ci fa cambiare strada quando vediamo l’altro camminare da lontano. La voce e il pop dolce di Lysa ci porta proprio nella luce che filtra tra le tende nella camera. La luce che non vorremmo vedere in nessuna mattina perché non ci sarà più chi vogliamo a svegliarsi con noi. Diventare sconosciuti è la recita più dolorosa. Sconosciuti ma amici la più patetica.
È un’invasione da cui non potremo liberarci da soli, e non sapremo mai quando qualche agente esterno accorrerà ad aiutarci a guarire. 2sconosciuti sceglie la via degli imbarazzi, delle difficoltà quotidiane, del non riuscire più a vivere nemmeno le banalità, per spiegarci in modo infallibile cosa vuol dire quando tutto fuori è cambiato. Ma dentro no.
(Stefano Giannetti)
Lysa: 7,5
Wild
Ci sono pezzi che ti prendono per mano e ti portano via. “Wild” dei Barkee Bay è uno di quelli. Un battito che sa di libertà, delle sonorità che sembrano spalancare una finestra sull’estate, quel momento perfetto in cui il sole tramonta e non ti importa di cosa succederà dopo.
“Wild” è il manifesto di chi cerca spazi veri dentro un mondo che spesso sembra finto. La band bresciana racconta con urgenza e leggerezza quella voglia di evasione che tutti abbiamo provato almeno una volta, il bisogno di respirare lontano dal rumore, di trovare un angolo di mondo dove essere se stessi.
Nel ritornello arriva la scintilla: “Quanto mi piace così, quando siamo un po’ wild.” Non è solo una frase, è una promessa. Essere wild significa lasciarsi andare, smettere di rincorrere qualcosa e semplicemente vivere. I Barkee Bay ci offrono la colonna sonora perfetta per farlo, per chi cerca un angolo di respiro lontano dal caos della città.
(Benedetta Fedel)
Barkee Bay: 8,5
Maledetta
Maledetta, che non mi hai dato spiegazioni credibili. Maledetta, che sei andata via senza neanche salutare. Maledetta, che ti penso ancora ogni tanto.
L’amore è l’insieme di pensieri verso una persona, ma quando questo finisce e non è più corrisposto diventa una persecuzione che esalta malinconia e sensi di colpa, persino quelli che non esistono. Nuvolari ritorna con un brano disperato, romantico nella sua fragilità, utile a ricordarci che per fare musica molto spesso serve avere una musa, e quando veniamo traditi da lei aumenta si la rabbia, ma nascono le belle canzoni.
(Nicolò Granone)
Nuvolari: 8
Voglio sorridere un po’
Per tornare a sorridere bisogna affrontare il dolore, riuscire a sentire le sensazioni bisogna eliminare certi filtri della ragione, lasciandosi trascinare dal turbinio degli eventi lasciano da parte sia le aspettative sia le preoccupazioni. Bisogna donarsi alla vita sfidando l’indifferenza e l’apatia del quotidiano, correndo il rischio di scoprire il senso della sorpresa.
Si rimane sempre un po’ attaccati alle varie esperienze, ci si ricorda del dolore e quindi, in alcune situazioni, è difficile fare finta di nulla e vedere cosa succede. Per trovare la via della felicità, paradossalmente, bisogna anche soffrire un po’.
(Nicolò Granone)
Gionata: 7
Qualcosa di nuovo
Tutto scorre e certi rapporti iniziano, hanno il loro sviluppo, poi finiscono. Ma attenzione, a volte la parola fine è solo una piccola pausa o una deviazione della storia e successivamente rinasce qualcosa, che non è detto durerà per sempre.
“Fammi a pezzi e rifallo di nuovo, fammi a pezzi e rifallo di nuovo, solo così mi emoziono”
Il nuovo capitolo dei Belize porta “Qualcosa di nuovo”, l’anticipazione di un disco in uscita e di un ritorno live sui palchi con la data del Mi Ami già annunciata. Tutto può succedere, anche a partire da un triste ultimo ciao nei bagni malconci di qualche locale.
(Nicolò Granone)
Belize:8
Nacci/Madonia
Nacci / Madonia è un 45 giri in formato digitale nel quale i due artisti collaborano con i brani: “Farci un poco schifo” (LatoA) “È stato bello” (LatoB) brani che riflettano sulle relazioni in maniera oggettiva e soggettiva.
Quando qualcosa finisce per qualche motivo esistono delle cause, ma tutto quello che c’è stato ha generato ricordi, pensieri, affetto, curiosità mettendo in scena momenti unici condivisi all’interno della coppia. Ognuna di quelle esperienze non si potrà più ripetere, quindi si è stato bello, ma adesso è finita verrebbe da dire e soprattutto ricordare.
Queste due canzoni malinconiche parlano di rapporti umani, portando l’ascoltatore all’interno di un mondo di relazioni sociali nel quale il rispetto e il dialogo sono valori fondamentali. Si ci può volere bene anche se le strade si sono separate.
(Nicolò Granone)
Nacci/Madonia: 7,5
La prima volta
“La prima volta” è il nuovo brano di Ciliari. È un pezzo elettro-pop romantico e sincero. “E chi l’ha detto che non è speciale, se non è amore io non so cos’è che ci fa stare bene”: da questa citazione emerge il vero cuore del brano. Vivere le proprie relazioni continuando a meravigliarsi delle piccole cose come all’inizio, come quando si è bambini, come la prima volta che si vedono i fuochi d’artificio. È un brano che sa di vita e di primavera, un ascolto perfetto per questi giorni di sole.
(Greta Karol Nesci)
Ciliari: 8+
Mille risse
“Mille risse” è il nuovo singolo di Seltsam, cantautore romano noto soprattutto per il brano “canteremo un ritornello” che ha accompagnato e accompagna tanti studenti universitari nel loro percorso. “Mille risse” è un brano che analizza il momento in cui si pensa di uscire dalla propria zona di comfort per qualcuno a cui si tiene, la paura di buttarsi in una nuova relazione e allo stesso tempo la paura di lasciarsi sfuggire un’occasione.
È un pezzo pop, fresco e orecchiabile. Si inserisce nello stile portato da Seltsam finora, ma tra testo e arrangiamento vi è uno sguardo al futuro. È il brano giusto da ascoltare per darsi un po’ di coraggio per affrontare qualcosa di nuovo.
(Greta Karol Nesci)
Seltsam: 8-
Puoi chiamare se hai paura (Album)
In questo nuovo lavoro Arssalendo si allontana dall’elettronica spigolosa del passato per abbracciare una dimensione più intima e corale. Il disco, pur mantenendo il suo carattere sperimentale, si sviluppa attorno a melodie più morbide e testi che scavano nella profondità dei legami umani.
Ogni brano, pur nella sua apparente semplicità, cela una complessità emotiva e sonora che si svela con gli ascolti. Un album che racconta il bisogno di sentirsi al sicuro, attraverso un linguaggio musicale che unisce fragilità e calore.
(Ilaria Rapa)
Arssalendo: 7,5
Gaia
“Gaia” è l’inizio di un connubio che speriamo sia duraturo tra Ribaltavapori e Acquadistillata, due artisti la cui sensibilità somiglia ad una carezza. “Gaia” si muove con grazia, dipingendo l’amore come un rifugio sicuro, ma anche come un possibile velo sugli occhi per celare la fragilità che c’è nel mondo. “Gaia” non è solo una dedica, ma un invito a guardare oltre, a non perdere di vista la bellezza del nostro pianeta, anche quando il cuore sembra bastare a proteggerci.
(Ilaria Rapa)
Acquadistillata canta Ribaltapoveri: 8,5
Brianzola Issues (Album)
Un battito elettronico che pulsa tra le nebbie della Brianza, un’eco nostalgica che si dissolve tra synth acidi e bassi ipnotici. “Brianzola Issues” è un viaggio danzante tra ansie generazionali e voglia di fuga. Un album che cattura grazie alla capacità di unire atmosfere sonore da club ad una scrittura tagliente ed emotiva, dove il ballo diventa un atto terapeutico, trasformando il dancefloor in un luogo sospeso tra realtà e introspezione.
La produzione vanta nomi di un certo spessore, tra cui okgiorgio, Simone Bertolotti e Ceri, dando vita ad costruzione sonora minuziosa, dove synth aggressivi, bassi filtrati e glitch eterei si mescolano e stratificano arricchendo le sonorità più malinconiche, creando atmosfere tipiche da club.
Cmqmartina riesce a parlarci con incisiva fragilità, trasformando il ballo in un mezzo di espressione e appartenenza, in grado di trasportarci sia fisicamente che emotivamente.
(Serena Gerli)
cmqmartina:8
Ci vai sotto
Un legame che brucia, consuma e distrugge. “Ci vai sotto” è il grido viscerale di chi sa di doversi allontanare, ma non riesce a farlo davvero. Giorgieness e Jack Out dipingono una relazione tossica con toni graffianti e un’urgenza che traspare in ogni parola, in un brano che si muove tra rabbia e dolore. Una lirica tagliente ed autocritica, dove amore e consapevolezza si contrappongono, in un racconto dove il sentimento prevale sulla ragione.
Un sound che mescola elementi pop, punk e inflessioni hip hop, in un mix sonoro intenso e travolgente, che si sposa perfettamente con le due vocalità presenti, in grado di creare un connubio d’impatto grazie alla loro estrema diversità. Un singolo potente e viscerale, ci lascia in bocca il sapore amaro di certe storie, che per quanto siano dolorose, risultano sempre difficili da superare.
(Serena Gerli)
Giorginess ft. Jack Out:7
Itami
“Itami” il nuovo album dei Cara Calma è un viaggio profondo nella sofferenza umana, il dolore purtroppo è uno stato che ci accomuna tutti. Non a caso il titolo riprende la parola giapponese espressione del dolore fisico, emotivo e psicologico.
Spesso ci sentiamo rassegnati e disperati e le emozioni negative ci fanno un “Male Cane”; proprio in questo brano dell’album i Cara Calma parlano di alienazione e solitudine: tutti noi possiamo essere i protagonisti, in quanto ci sentiamo mostri sconosciuti e disperati.
“Cosa darei a fare alba con te, a fare schifo fino a vomitare”, nonostante ci autodistruggiamo a volte vogliamo e abbiamo bisogno di condividere con qualcuno i nostri momenti, anche se negativi.
Attraverso testi taglienti e sonorità rock “Itami” racconta il dolore, un dolore che non sempre è una condanna, ma che può diventare motore di crescita personale.
Dovremmo iniziare a vedere il dolore come una tappa verso qualcosa di nuovo, trasformando le nostre ferite in cicatrici.
(Benedetta Rubini)
Cara Calma: 8
Sfortuna
“Sfortuna” è un’esplosione di energia e frustrazione, un inno per chi pur sentendosi sconfitto trova la forza nella ribellione. Il ritmo travolgente e le sonorità intense creano un’atmosfera liberatoria, trasformando la malasorte in un grido di speranza.
Il testo gioca con le parole, trasformando fortuna in sfortuna, per sottolineare come questa sia una condizione comune. “ È arrivato il momento che arrivi il momento prima di impazzire.” Esprime l’urgenza di trovare un momento di sollievo. prima di cedere alla follia. La canzone vuole scuotere l’ascoltatore , portandolo in un viaggio sonoro che anticipa il loro nuovo album.
(Benedetta Rubini)
Ada: 8
Monstera
Orelle inaugura un nuovo capitolo della sua carriera con questo Ep in cui fonde il cantautorato con melodie elettroniche moderne, raccontando storie di vita personale e altrui.
Monstera, la traccia che dà nome all’EP è una riflessione sulla solitudine e sulla bellezza delle piccole cose; ci invita a osservare il mondo attraverso i buchi di una monstera per trovare significato nelle coincidenze.
Ma è importante anche la crescita personale, dobbiamo annullare i confini conosciuti per trovare il proprio ritmo, spazio e tempo.
Al tema della crescita personale si collega anche quello dell’apparenza, in “Ortiche” l’artista esplora il contrasto tra il desiderio di luminosità e paura del buio, l’obiettivo è di trovare una casa dentro di sé. Monstera parla di temi che toccano chiunque lo ascolti, ponendosi come una specie di rifugio che invita gli ascoltatori a lasciarsi andare
(Benedetta Rubini)
Orelle: 7,5
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