"Non ho paura". Il coraggio di Liliana Segre dopo le minacce
«Trovo veramente importante che, mentre ricordiamo gli 80 anni dalla liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, una ricorrenza come questa illumini il nostro incontro di oggi». L'ha detto la senatrice a vita Liliana Segre nel suo intervento presso il Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale, in occasione di un evento organizzato per celebrare la figura di Edoardo Volterra, giudice costituzionale di origine ebraiche perseguitato ed esiliato a causa delle leggi razziali del 1938. «Non potevo prescindere dall'abbinare il 27 gennaio con questo ricordo. Perché chi ha vissuto quel giorno ne conserva una memoria particolare. In quei giorni, i prigionieri in campi di sterminio come quello in cui ero io, dove non leggendo mai un giornale non si sapeva mai niente di cosa succedeva, vedevamo grandi fuochi lontani e sentivamo aerei passare. Capimmo che stava succedendo qualcosa ben prima del 27. Fu interrotto il turno della fabbrica dove lavoravo come schiava e fu
«Trovo veramente importante che, mentre ricordiamo gli 80 anni dalla liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, una ricorrenza come questa illumini il nostro incontro di oggi». L'ha detto la senatrice a vita Liliana Segre nel suo intervento presso il Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale, in occasione di un evento organizzato per celebrare la figura di Edoardo Volterra, giudice costituzionale di origine ebraiche perseguitato ed esiliato a causa delle leggi razziali del 1938.
«Non potevo prescindere dall'abbinare il 27 gennaio con questo ricordo. Perché chi ha vissuto quel giorno ne conserva una memoria particolare. In quei giorni, i prigionieri in campi di sterminio come quello in cui ero io, dove non leggendo mai un giornale non si sapeva mai niente di cosa succedeva, vedevamo grandi fuochi lontani e sentivamo aerei passare. Capimmo che stava succedendo qualcosa ben prima del 27. Fu interrotto il turno della fabbrica dove lavoravo come schiava e fummo costretti a uscire per cominciare la marcia della morte: chiunque fosse caduto sarebbe stato ucciso. Ero così abituata a quella visione che non mi voltavo, camminavo, volevo vivere. C'è chi crede che il 27 gennaio sia la data della fine della guerra, invece no. La guerra continuò fino ai primi di maggio e fino a quel giorno quanti morirono per la sola colpa di essere nati. Io sono ancora la Liliana di allora: cammino e vado avanti nonostante le minacce. Una gamba davanti all'altra, non ho paura».
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