Oriana Fallaci, stile e libri chiave della giornalista controcorrente

Oriana Fallaci, storia di una donna contro: la cui vita sarà raccontata...

Oriana Fallaci, stile e libri chiave della giornalista controcorrente

Oriana Fallaci, storia di una donna contro: la cui vita sarà raccontata dalla miniserie Miss Fallaci con Miriam Leone

Una sigaretta tra le dita, una macchina da scrivere, un’insaziabile fame e sete di conoscenza, di verità, di libertà. Oriana Fallaci (1929-2006) ha vissuto una vita ricca di avventure, scontri, amori, rinunce e conquiste attraverso una visione senza compromessi. Da bambina si arruolò nella Resistenza italiana insieme al padre: l'odio per il fascismo e i regimi autoritari l'ha accompagnata per tutta la vita.

Reporter di guerra, grande giornalista e scrittrice, donna che si è fatta strada in un mondo di uomini. Oriana Fallaci è stata una femminista ante litteram, e ripercorrere la sua vita non significa solo ripercorrere il corso della storia dalla Seconda Guerra Mondiale all'11 settembre 2001. Significa anche esplorare un'anima dal carattere difficile, che amava provocare, che non aveva paura del conflitto e soprattutto che portava avanti le sue idee anche quando queste contrastavano con l’opinione del resto del mondo. Una donna amata e odiata con egual passione, la cui vita è al centro di Miss Fallaci, la serie - dopo l'anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024 dal 25 febbraio sarà in quattro prime serate su Rai1 per un totale di 8 puntate - che vede nei suoi panni Miriam Leone, sempre più icona dello star system italiano e che qui si cimenta con una vera e propria Diva del giornalismo.

Avida lettrice sin da piccola, grazie a Jack London

Prima di quattro figlie, Oriana Fallaci nasce a Firenze il 29 giugno 1929 da una famiglia con una lunga storia di ribellione. Sua madre, Tosca, era la figlia orfana di un anarchico e entrambi i rami della sua famiglia c’erano parenti che combatterono per il Risorgimento. Già da bambina Oriana era un'avida lettrice - i suoi genitori vivevano modestamente ma per i libri facevano pazzie - e uno dei suoi autori preferiti era Jack London: i suoi racconti di atti coraggiosi di fronte alla natura selvaggia l'hanno ispirata a diventare una scrittrice. Edoardo, suo padre, era anche il suo eroe “dolce”, un artigiano diventato leader del movimento antifascista in Toscana e che per questo ha scontato una pena in prigione. Insieme a lui, 14enne e adolescente, Oriana partecipa giovanissima alla Resistenza partigiana, sviluppando quell’autodisciplina e quel senso del dovere che la accompagneranno per tutta la vita.

Giovane antifascista dal nome Emilia

Aveva il suo nome di battaglia, Emilia, e trasportava esplosivi e consegnava messaggi. Dopo che l’Italia si arrese, nel settembre del 1943, e i prigionieri americani e britannici iniziarono a fuggire dai campi di prigionia, uno dei suoi compiti fu quello di accompagnarli “oltre le linee” e verso un rifugio sicuro. La Fallaci fu scelta perché portava i capelli raccolti in trecce e sembrava ingannevolmente innocente. Nel 2001, ricorderà la storia del bombardamento di Firenze del 25 settembre 1943: lei e la sua famiglia si rifugiarono in una chiesa mentre le bombe cominciavano a cadere; i muri tremavano e Oriana cominciò a piangere, "In modo silenzioso e composto, intendiamoci - scrisse - Nessun gemito, nessun singhiozzo. Ma papà se ne è accorto lo stesso e, per aiutarmi, per calmarmi, povero papà, ha fatto la cosa sbagliata. Mi ha dato uno schiaffo potente, mi ha fissato negli occhi e ha detto: "Una ragazza non deve piangere"". Quella fu l'ultima volta che si bagnò gli occhi di lacrime.

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Oriana Fallaci
Vittoriano Rastelli/Getty Images

I primi passi nel giornalismo: dalla cronaca al mondo dello spettacolo

I genitori della Fallaci consideravano gli americani come loro amici particolari, e quando lei era al liceo insistettero perché imparasse l'inglese mentre i suoi compagni di classe studiavano il francese. Fu l’inizio di un’affinità permanente con l’America. Nel 1946, a soli diciassette anni, Oriana inizia a collaborare con Il Mattino dell’Italia Centrale, quotidiano fiorentino su cui pubblica il suo primo articolo. Il 7 dicembre 1948 scrisse della sfilata di Dior a Firenze mentre il 22 luglio 1952 il settimanale mondadoriano Epoca le affida la cronaca della prima sfilata sulla passerella della Sala Bianca di Palazzo Pitti.

Due anni dopo viene assunta al L’Europeo e Oriana si trasferisce a Roma dove racconterà la “dolce vita” della capitale: i suoi incontri con i divi italiani e stranieri – da Marcello Mastroianni a Federico Fellini (con cui litigò), da Ingrid Bergman a Anna Magnani – fanno clamore, e nel 1955 la giovane giornalista viene mandata negli Stati Uniti per conoscere, e smascherare, i personaggi di spicco della politica e dello spettacolo. Da questa esperienza nasce il suo primo libro, I Sette Peccati di Hollywood, pubblicato nel 1958, che già anticipava i temi del #metoo.

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Oriana Fallaci
Santi Visalli/Getty Images

In Città del Messico venne quasi uccisa

Negli anni 60, ormai stanca di intervistare star e registi del cinema, arrivò un momento decisivo nel percorso professionale e umano di Oriana che, dopo aver seguito l’avventura spaziale statunitense, nel 1967 partì per seguire il conflitto del Vietnam e, subito dopo, anche per documentare le zone di guerra del Libano e di una Città del Messico segnata dagli scontri armati tra polizia e movimenti studenteschi.

Nel 1969 pubblica Niente e così sia, un diario di guerra intensissimo che ottiene un successo clamoroso. Tra i fatti descritti, ci sono anche gli eventi dell’ottobre 1968 a Città del Messico, quando i soldati spararono e colpirono con la baionetta centinaia di militanti antigovernativi. La Fallaci è stata arrestata con un gruppo di studenti manifestanti e alla fine è stata colpita tre volte: “Il muro contro cui ci avevano messo era un luogo di esecuzione - raccontò - se ti muovevi la polizia ti giustiziava, se non ti muovevi i soldati ti uccidevano, e per molte notti avrei avuto questo incubo, l'incubo di uno scorpione circondato dal fuoco, incapace nemmeno di provare a saltare attraverso il fuoco perché se lo facesse verrebbe trafitto”. Trascinata giù per le scale per i capelli e data per morta, la Fallaci fu infine portata in ospedale, dove fu sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere i proiettili. Uno dei medici che la curavano si avvicinò e mormorò: “Scrivi tutto quello che hai visto. Scrivilo!" Lo ha fatto, diventando testimone cruciale di un massacro che il governo messicano ha negato per anni.

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Oriana Fallaci
/ ipa-agency.net

Intervistare la Storia

Negli anni 70 Oriana Fallaci diventa un mito e i suoi articoli sono richiesti dalle più importanti testate mondiali. La giornalista-reporter cominciò a rivolgere la sua attenzione alla politica e alle più grandi figure internazionali dell'epoca, arrivando a diversi faccia a faccia con Yasir Arafat, Golda Meir, Khomeini, Gheddafi, Indira Gandhi Haile Selassie, Deng Xiaoping e Henry Kissinger. Con le sue domande, dirette e spietate, li mise tutti in difficoltà e tutte queste interviste memorabili sono raccolte in Intervista con la Storia, pubblicato nel 1974.

Oriana Fallaci con Susanna Agnelli a New York nel 1975

Oriana Fallaci con Susanna Agnelli a New York nel 1975 Santi Visalli/Getty Images

L'amore con Panagoulis e i libri mondiali

I 70 sono anche gli anni dell’amore tormentato con Alexandros Panagoulis – tra i protagonisti della resistenza greca alla dittatura dei Colonnelli (nel 1968 finì in carcere per aver cercato di uccidere il leader della giunta greca George Papadopoulos) – e dei due libri che danno a Oriana la definitiva consacrazione di grande scrittrice: Lettera a un bambino mai nato (1975) - la disperata autobiografica confessione di ambivalenza di una donna libera riguardo alla gravidanza - e Un uomo (1979) - ovvero era un tributo immaginario proprio al suo grande amore, Panagoulis, morto in un sospetto incidente automobilistico ad Atene tre anni dopo il loro incontro - vennero tradotti e pubblicati in tutto il mondo.

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Oriana Fallaci

Oriana Fallaci tra la folla al funerale di Alexandros Panagoulis Keystone/Getty Images

L'accanimento con il potere

Fino alla metà degli anni 80 la Fallaci si consacrò come una delle più acute intervistatrici politiche del mondo. Il suo modo di intervistare era deliberatamente inquietante: affrontava ogni incontro con studiata aggressività, faceva frequenti cenni all'esistenzialismo europeo (spesso disarmava i suoi soggetti con domande audaci sulla morte, Dio e la pietà) e mostrava un'intelligenza sinuosa e astuta. Il giornalismo della Fallaci era infatti intriso di un’avversione quasi adolescenziale per il potere, che si adattava al temperamento dei tempi. Come ha spiegato la Fallaci nella prefazione della sopracitata Intervista con la Storia: “Che provenga da un sovrano dispotico o da un presidente eletto, da un generale omicida o da un leader amato, vedo il potere come un potere disumano e un fenomeno odioso: ho sempre considerato la disobbedienza verso gli oppressori come l’unico modo per sfruttare il miracolo di essere nato”.

Oriana Fallaci
Mondadori Portfolio/Getty Images

Nella casa di New York

Negli anni Ottanta e Novanta la Fallaci si trasferisce in modo quasi permanente a New York, una bella struttura in pietra arenaria del XIX secolo, dipinta di bianco, con un giardino recintato sul retro. Qui - in salotto impreziosito da libri rilegati in pelle di Dickens, Voltaire e Shakespeare, dipinti ad olio del 700 e dell'800, lampade in vetro colorato e vecchi telefoni color crema - scrive scrive il romanzo Insciallah sulla guerra del Libano del 1983 e inizia a lavorare al grande romanzo dedicato alla saga della sua famiglia che sarà pubblicato postumo nel 2008 col titolo Un cappello pieno di ciliegie.

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Oriana Fallaci
Santi Visalli/Getty Images

Lo stile “controcorrente” della giornalista

Minuta e bella, con i capelli lisci, che portava con la riga in mezzo o raccolti in trecce, e due malinconici occhi grigio-blu messi in risalto dall'eyeliner. Per la sua dedizione alla cronaca, la professionalità e la determinazione che hanno fatto di lei una delle donne più lette al mondo, la moda per Oriana non era un elemento secondario, anzi. Contribuiva a fissare il suo allure intellettuale, come a decretare che l’abito non sottrae valore al pensiero ma lo esalta e lo rende tangibile. Durante la guerra del Vietnam, a volte veniva fotografata in tuta e casco e nel suo zaino portava le istruzioni scritte a mano per restituire il suo corpo all'ambasciatore italiano in caso di uccisione.

Negli ultimi anni era spesso vestita come una raffinata signora europea: gonna di tweed, maglione verde foglia, bei gioielli antichi, décolleté di camoscio. Solo in tarda età la Fallaci si rese conto che le gonne erano più comode dei pantaloni che preferiva da giovane. D'altronde lei portava i pantaloni quando le altre donne no perché era “una persona che era sempre andata contro corrente”, sicuramente da quando aveva iniziato la sua carriera di scrittrice, a sedici anni, come reporter beat per un giornale fiorentino. E gli abiti da sera? Ne aveva, ed erano conservati in armadio come cimeli (lei li definiva addirittura “monumenti”) di un breve periodo sui trent'anni in cui era stata un po' meno seria.

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Oriana Fallaci

Oriana Fallaci con Leslie Caron Santi Visalli/Getty Images

La battaglia anti-islamica prima di morire

Nel 2001, dopo anni di silenzio e solitudine, la scrittrice torna alla ribalta sulla scena italiana e internazionale: in seguito al crollo delle Torri Gemelle, Oriana scrive un lungo articolo intitolato La rabbia e l’orgoglio– poi rielaborato nell’omonimo libro (da lei stessa tradotto in inglese) – in cui attacca con lo spritio ribelle di sempre il terrorismo islamico e riflette sul rapporto tra Occidente e Islam: accolto con enorme clamore, il suo intervento si trasforma immediatamente in un caso mondiale e diventa il fulcro del dibattito internazionale sugli eventi successivi all’11 settembre. Il suo disgusto per l'Islam risale a molto tempo prima: le sue preoccupazioni per l’ascesa del fondamentalismo musulmano si univano a una repulsione viscerale e alla necessità di un nuovo nemico, nel mondo post-fascista e post-comunista.

Negli anni seguenti, con diversi scritti e altri due libri La forza della ragione e Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse, la scrittrice continuò a suscitare dibattiti infuocati. Malata già da oltre dieci anni, nel 2006 le sue condizioni di salute si aggravarono: tornò a Firenze, dove morì il 15 settembre 2006, all’età di settantasette anni. Il suo ultimo desiderio era morire guardando il fiume Arno, quello che attraversava quotidianamente per aiutare i partigiani contro Mussolini. Sulla sua lapide, soltanto tre parole: “Oriana Fallaci. Scrittrice”.

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Oriana Fallaci
Frederic REGLAIN/Getty Images

“Io dico quello che voglio”

"Le storie escono da lei con la potenza dei frutti e dei fiori", scrive Cristiana De Stefano nella biografia che ha realizzato su Oriana Fallaci, una donna sempre polemica e conflittuale, perfezionista e desiderosa di solitudine e silenzio, che in vita si è lasciata abbattere solo dall'amore e dall'angoscia dei suoi aborti spontanei. Sì, perché lei era contraria all’aborto (a meno che “non venga violentata e messa incinta da un Bin Laden o da uno Zarqawi”), così come era ferocemente contraria al matrimonio gay e diffidente nei confronti dell’immigrazione in generale.

Ma d'altra parte le virtù della Fallaci erano proprio quelle che brillavano più intensamente in circostanze difficili. Il coraggio e la volontà di dire qualsiasi cosa, che possono equivalere a una forza vitale: "Devi invecchiare, perché non hai niente da perdere, è il non plus ultra della libertà - disse - E le cose che prima non dicevo – si sa, c'è in ognuno di noi una forma di timidezza, di prudenza – ora apro la mia bocca larga e le dico. "Cosa mi farai?" Vai a farti fottere... io dico quello che voglio"”.

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Oriana Fallaci
Frederic REGLAIN/Getty Images

Oriana Fallaci in otto libri fondamentali

1- I Sette Peccati di Hollywood
2- Niente e così sia
3- Intervista con la Storia
4- Lettera a un bambino mai nato
5- Un uomo
6- Un cappello pieno di ciliegie
7- Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse
8 - Oriana. Una donna

"I sette peccati di Hollywood" di Oriana Fallaci

"Niente e così sia" di Oriana Fallaci

"Intervista con la storia" di Oriana Fallaci

"Lettera a un bambino mai nato" di Oriana Fallaci

"Un uomo" di Oriana Fallaci

"Un cappello pieno di ciliege" di Oriana Fallaci

"Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse" di Oriana Fallaci

"Oriana. Una donna" di Cristina De Stefano

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