Patton sorpassa Montgomery e attraversa il Reno per primo
AGI - Nel Palatinato aveva annientato due armate tedesche e aveva fatto fotografare il duecentomillesimo soldato della Wehrmacht preso prigioniero dai suoi uomini nella campagna del Palatinato del 1945, in Germania. Il generale americano George S. Patton fu fedele solo alle sue idee e al suo carattere indomabile, alle sue qualità militari e alle sue asperità caratteriali e comportamentali. Uno dei più grandi comandanti della seconda guerra mondiale, e certamente il migliore dello schieramento alleato, aveva fatto di tutto per complicarsi la vita non tenendo a freno la sua irruenza. In Sicilia, nel 1943, aveva ridicolizzato il detestato Bernard Law Montgomery ma aveva preso a schiaffi un soldato che secondo lui era un simulatore e negli Stati Uniti non gliel'avevano perdonata. Per lo Sbarco in Normandia l'avevano messo al comando di un'armata che non esisteva se non nel gioco degli inganni allo spionaggio tedesco, ma tra la fine del 1944 e gli inizi del 1945 aveva risolto lui la critica

AGI - Nel Palatinato aveva annientato due armate tedesche e aveva fatto fotografare il duecentomillesimo soldato della Wehrmacht preso prigioniero dai suoi uomini nella campagna del Palatinato del 1945, in Germania. Il generale americano George S. Patton fu fedele solo alle sue idee e al suo carattere indomabile, alle sue qualità militari e alle sue asperità caratteriali e comportamentali. Uno dei più grandi comandanti della seconda guerra mondiale, e certamente il migliore dello schieramento alleato, aveva fatto di tutto per complicarsi la vita non tenendo a freno la sua irruenza. In Sicilia, nel 1943, aveva ridicolizzato il detestato Bernard Law Montgomery ma aveva preso a schiaffi un soldato che secondo lui era un simulatore e negli Stati Uniti non gliel'avevano perdonata. Per lo Sbarco in Normandia l'avevano messo al comando di un'armata che non esisteva se non nel gioco degli inganni allo spionaggio tedesco, ma tra la fine del 1944 e gli inizi del 1945 aveva risolto lui la critica situazione nelle Ardenne, investite dal disperato contrattacco tedesco che mirava a rigettare gli Alleati a mare. Si trattava adesso di portare la guerra a casa di Hitler.
Eisenhower: «Non attaccare Treviri». «Già presa. Devo restituirla ai tedeschi?»
Il piano del comandante supremo generale Dwight Eisenhower prevedeva dopo la distruzione delle forze tedesche a ovest del fiume Reno, l'attacco delle forze britanniche e canadesi del XXI gruppo d'armate di Montgomery, al quale era stato affidato l'asse principale dell'offensiva contro la Germania settentrionale, a nord della Ruhr e attraverso la pianura settentrionale. Persino un'armata americana, la nona, era stata messa a disposizione del Maresciallo britannico che Patton avversava senza nasconderlo. Per una volta era d'accordo con il generale Omar Bradley, comandante del XII Gruppo d'armate, suo amico, già sottoposto e ora superiore proprio a causa dei fatti di Sicilia. Eisenhower aveva raccomandato a Patton di aggirare Treviri (Trier) e di non attaccarla con la sua 3ª Armata, perché ben fortificata e ben difesa dalla Wehrmacht. Patton gli aveva risposto: «Ho preso Treviri con due divisioni. Che devo fare adesso? Restituirla ai tedeschi?». Quando era a otto chilometri dalla città aveva chiesto a Bradley il permesso di conquistarla, e il generale aveva dato il permesso valido fino a quando le autorità superiori non l'avessero fermato, aggiungendo subito che nel frattempo si sarebbe tenuto ben lontano dal telefono per non ricevere quell'ordine.
Il mito dell'antica Roma e l'ammirazione per i condottieri
La conquista ai primi di marzo dell'antica Augusta Treverorum (da cui i nomi Trier e Treviri) aveva risvegliato in lui la mai sopita passione per i condottieri del passato. «Le antiche legioni romane che avevano marciato su Treviri dal Lussemburgo – scriverà di suo pugno – avevano percorso quella stessa strada, e mi sembrò quasi di avvertire nell'aria l'odore dei corpi sudati e di vedere le massicce figure dei combattenti avviarsi verso la battaglia. La costruzione meno danneggiata di Treviri era la porta che conduceva all'anfiteatro romano, monumento alle loro epiche imprese». Quando poi il 7 marzo i soldati della sua armata avevano catturato, interrogato e fotografato il prigioniero tedesco numero 200.000, l'ufficio stampa del XII Gruppo d'armate non aveva autorizzato la pubblicazione dell'immagine del soldato col cartello appeso al collo, poiché ritenuta umiliante e pure in contrasto con le prescrizioni della Convenzione di Ginevra. La campagna del Palatinato sarebbe terminata il 21 marzo, con l'annientamento della 1ª e la 7ª armata tedesca, facendo prigionieri oltre 140.000 soldati e infliggendo perdite per circa centomila. È considerata una delle più importanti e impeccabili dell'intera seconda guerra mondiale. Nell'ordine generale alle truppe n° 70 del 23 marzo Patton dirà ai suoi soldati che dal 29 gennaio avevano preso «3.072 centri abitati, tra città, cittadine e villaggi, includendo tra le prime Treviri, Coblenza, Bingen, Worms, Magonza, Kaiserslautern e Ludwigshafen».
Il gesto eclatante di urinare nel fiume per rivendicare la gloria
L'indomani, 24 marzo, sul Reno, avrebbe compiuto due gesti eclatanti. Il primo, preceduto da una fotografia celebrativa, era quello di orinare nel fiume nei pressi di Oppenheim (anche se lui scrive che si sarebbe limitato a sputare): era stato Patton il primo generale dell'epoca moderna a entrare in Germania superando quel confine naturale la notte del 22 con la 5ª divisione di fanteria, e non intendeva lasciare la gloria a Montgomery. Quell'operazione, semplicemente perfetta, non solo aveva sorpreso i tedeschi, ma gli stessi americani, perché senza il tiro dell'artiglieria, senza attacchi aerei e senza lancio di paracadutisti come tutti si aspettavano: la 3ª armata di Patton poteva oltrepassare il Reno anche a Magonza e a Worms, dove i tedeschi inutilmente si aspettavano l'attacco. Secondo i piani alleati Montgomery con il XXI gruppo d'armate avrebbe dovuto attraversare il Reno il 24, e Winston Churchill aveva registrato un discorso che la BBC avrebbe diffuso per darne notizia al mondo. Venne trasmesso nonostante trentasei ore prima i veri protagonisti fossero stati Patton e gli americani.
La terra di Germania tra le dita, emulando Scipione e Guglielmo il conquistatore
Il secondo gesto eclatante lo descrive così: «Giunti sulla riva opposta, feci finta di inciampare e caddi, raccogliendo un pugno di terra tedesca. Emulai così Scipione l'Africano e Guglielmo il Conquistatore, che inciamparono entrambi e trasformarono la caduta in uno scherzo dicendo: “Vedo nelle mie mani la terra africana” oppure “la terra inglese”. Io vedevo tra le mie mani la terra tedesca». La filosofia militare del “generale d'acciaio” che portava nella fondina una Colt 45 nichelata con il calcio in avorio con le sue iniziali, che i suoi uomini chiamavano Old Blood and Guts (vecchio sangue e fegato), era la seguente: «I pacifisti farebbero bene a esaminare le linee Maginot e Sigfrido, ricordando che esse furono forzate; che Troia cadde; che le mura di Adriano vennero abbattute; che la Grande Muraglia cinese fu inutile; e che gli immensi mari che si suppone debbano difenderci possono essere anch'essi superati da un nemico audace e ingegnoso. In guerra l'unica difesa è l'offesa, e l'efficacia dell'offesa dipende dall'aggressività di coloro che la conducono». Una frase che suona d'attualità anche nei conflitti del XXI secolo.
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