Perché il saluto romano di Elon Musk sta facendo così tanto discutere?
lentepubblica.it Un approfondimento relativo a una vicenda che ha fatto discutere moltissimo in queste ultime settimane: il caso del saluto romano di Elon Musk alla cerimonia di insediamento di Donald Trump. Corrado Guzzanti ci aveva visto lungo quando, nel 2006, aveva diretto la pellicola intitolata “Fascisti su Marte”, che raccontava le vicende di un gruppo di […] The post Perché il saluto romano di Elon Musk sta facendo così tanto discutere? appeared first on lentepubblica.it.
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Un approfondimento relativo a una vicenda che ha fatto discutere moltissimo in queste ultime settimane: il caso del saluto romano di Elon Musk alla cerimonia di insediamento di Donald Trump.
Corrado Guzzanti ci aveva visto lungo quando, nel 2006, aveva diretto la pellicola intitolata “Fascisti su Marte”, che raccontava le vicende di un gruppo di camicie nere guidato dal gerarca Gaetano Maria Barbagli, che nel 1938 si imbarca su un prototipo di razzo spaziale tedesco, il Repentaglia IV, per intraprendere una missione verso Marte, descritto come il “traditore pianeta rosso bolscevico”.
19 anni dopo, il passato distopico immaginato da Guzzanti potrebbe prendere vita. E no, non siamo più in un film, bensì alla celebrazione per l’insediamento del 47° Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, il quale, tra le varie dichiarazioni controverse e allarmanti di questi giorni (conquista con la forza di Groenlandia e Panama, il Golfo del Messico ribattezzato Golfo d’America, annessione del Canada, minacce a Hamas), ha promesso di “espandere i territori” statunitensi: “Perseguiremo il nostro destino manifesto nelle stelle, lanciando astronauti americani per piantare stelle e strisce sul pianeta Marte”.
Il saluto romano di Elon Musk che sta facendo tanto discutere
Alle farneticazioni (si spera) di Trump, si aggiunge la triste performance del suo più forte sostenitore, Elon Musk, il quale, designato alla guida del Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge), ha attirato su di sé l’attenzione di media e social network con quello che è stato interpretato come un controverso “saluto fascista”. Durante il discorso tenuto alla Capital One Arena di Washington, il fondatore di Tesla e proprietario di X ha espresso gratitudine verso i sostenitori del nuovo presidente: “Voglio solo dire grazie per averlo reso possibile”, ha dichiarato di fronte alla folla. Subito dopo, si è battuto il petto e ha alzato il braccio teso, ripetendo il gesto una seconda volta rivolgendosi al pubblico alle sue spalle.
Le immagini non sono passate inosservate alla stampa internazionale, in particolare a quella israeliana. Il Times of Israel ha riportato: “Elon Musk sembra eseguire il saluto fascista all’evento di inaugurazione”, mentre il quotidiano Haaretz ha evidenziato il legame tra il gesto del miliardario e le sue precedenti dichiarazioni contro George Soros, oltre al suo crescente sostegno a partiti europei di estrema destra, come l’Afd in Germania.
Le polemiche per il post (poi cancellato) di Andrea Stroppa
Anche il rappresentante italiano di Musk, Andrea Stroppa, ha postato il video su X, accompagnandolo con la didascalia: “L’Impero Romano è tornato, a cominciare dal saluto romano”. Subito dopo però, Stroppa è tornato sui suoi passi, cancellando il post a seguito delle polemiche che il gesto ha scatenato e correndo immediatamente ai ripari con un messaggio chiarificatore: “Quel gesto, che alcuni hanno scambiato per un saluto nazista, è semplicemente Elon, che è autistico, mentre esprime i suoi sentimenti dicendo ‘Voglio darti il mio cuore’, ed è esattamente ciò che ha comunicato al microfono”, ha spiegato, aggiungendo che “A Elon non piacciono gli estremisti!”.
Rapida la reazione di Musk, il quale, sempre affidandosi al (suo) social X, si è difeso affermando: “Francamente, dovrebbero ricorrere a sporchi trucchi migliori. L’attacco del “tutti sono Hitler” ormai ha stancato”. E ha rilanciato con un post che mostra quattro importanti esponenti democratici con il braccio destro disteso in avanti durante un evento. I protagonisti dell’immagine sono Barack Obama, Kamala Harris, Hillary Clinton ed Elizabeth Warren. Musk ha accompagnato il post con una critica ai media tradizionali: «I media tradizionali sono pura propaganda. Ora i media siete voi», ha scritto.
Il contesto del “saluto romano”
Al di là della polemica e del comportamento alquanto imbarazzante di Musk e dei suoi sostenitori, a parere di chi scrive, è fondamentale fare una precisazione: il cosiddetto “saluto romano” non ha nulla a che vedere con l’antica Roma!
Qual è dunque la vera origine del gesto? Gli studiosi concordano che non esista alcuna testimonianza che confermi l’utilizzo dello stesso da parte dei Romani. Si tratterebbe in realtà di una creazione del Novecento, dovuta ad interpretazioni artistiche e cinematografiche.
Un esempio fondamentale è il dipinto “Il giuramento degli Orazi” di Jacques-Louis David (1784), dove il gesto del braccio teso dei soggetti raffigurati, viene erroneamente associato alla romanità.
Il cinema, in particolare, ha consolidato l’immagine del saluto con il kolossal “Cabiria” (1914) di Giovanni Pastrone, con la sceneggiatura di Gabriele D’Annunzio. In questa produzione, il gesto simboleggiava la romanità e servì come veicolo per mitizzare il passato imperiale. La connessione tra il saluto e l’antica Roma fu così definitivamente radicata nell’immaginario collettivo, benché priva di autenticità storica.
La prima adozione documentata del saluto però risale all’impresa di Fiume del 1919, guidata proprio da Gabriele D’Annunzio. In questo contesto, il gesto assunse connotati bellicosi, con il braccio teso che reggeva un pugnale, richiamando simbolicamente l’aggressività retorica e militante del poeta-soldato.
Infine, il fascismo di Benito Mussolini si appropriò del saluto, strumentalizzandolo per legittimare un legame ideale con la Roma imperiale. Il Regio Decreto del 27 novembre 1925 ne formalizzò l’uso nelle amministrazioni pubbliche, imponendolo come simbolo di adesione al regime. La campagna fu ulteriormente sviluppata da Achille Starace, segretario del Partito Nazionale Fascista, che cercò di sostituire la stretta di mano con il saluto, considerato “più igienico” e ideologicamente connotato.
Alcune riflessioni
Fatta questa digressione storica, la vicenda offre spunti per un’altra riflessione, che trova fondamento nelle dichiarazioni rese dall’ormai ex-presidente americano, Joe Biden, secondo cui “In America sta prendendo forma un’oligarchia che può contare su ricchezza, potere e influenza, un’oligarchia che insidia la nostra democrazia, i nostri diritti fondamentali, le nostre libertà e la possibilità per ciascuno di noi di vivere serenamente”.
E in effetti, tali parole sembrano trovare conferma nelle varie immagini circolate sul web che ritraggono tre tra i più illustri rappresentanti delle Big Tech USA alla cerimonia di insediamento del tycoon. Stiamo parlando, oltre che del già citato Musk, dei ben noti Jeff Bezos e Mark Zuckerberg, rispettivamente (per chi non lo sapesse) proprietari di Amazon e Meta. Le immagini dei tre imprenditori, tutti e tre in prima fila durante la cerimonia di inaugurazione, non sono passate inosservate alla stampa e ai media internazionali.
Possiamo tranquillamente affermare che i servizi offerti da tali società siano oramai parte integrante delle nostre vite e sembra quasi impossibile immaginare, ad oggi, di vivere senza Amazon oppure senza Whatsapp o Instagram.
Riuscite a pensare di alzarvi al mattino e improvvisamente non poter più “scrollare” i post su Instagram oppure controllare i messaggi inviati nei vari gruppi Whatsapp? Cosa faremmo se improvvisamente queste applicazioni smettessero di funzionare? Cosa faremmo se improvvisamente Amazon interrompesse tutti i propri servizi e non consegnasse più i tanto desiderati articoli nei nostri carrelli? Per non parlare poi dei servizi offerti da Google. L’azienda, infatti, ha reso noto di aver donato 1 milione di dollari per la cerimonia di inaugurazione del neo-presidente americano. Cosa accadrebbe se improvvisamente Google Maps smettesse di funzionare? Molti di noi, verosimilmente, non troverebbero più la strada di casa!
Oligarchia tecnologica?
Abbiamo di fatto consegnato le chiavi della nostra esistenza nelle mani di un gruppo ristretto di persone, le quali detengono il controllo di servizi ormai considerati essenziali.
La parola oligarchia deriva dal greco antico olígoi (ὀλίγοι), che significa pochi e arché (ἀρχή), che significa comando/governo, dunque il “governo di pochi”.
Oggi, questa oligarchia è sicuramente presente nel campo dell’economia digitale. Ma cosa accadrebbe se questi nuovi tecno-oligarchi arrivassero a controllare la politica? Si verificherebbe un cortocircuito nel sistema, dove chi dovrebbe controllare (ossia i governi) sarebbe sottoposto al controllo di chi invece dovrebbe essere controllato (le aziende che operano in ambito tecnologico). Sembra un’ipotesi assurda, eppure proviamo un attimo ad immaginare quali conseguenze questo potrebbe avere sulle nostre vite.
E qui sorge un’ultima, importante domanda, che richiama inevitabilmente in causa il caso Italia-Starlink, già trattato sulle nostre pagine in questo approfondimento.
Per quanto tempo ancora l’Italia e l’Europa potranno appoggiarsi sul potente alleato statunitense? Un alleato che non esclude l’uso della forza per impossessarsi di Panama e Groenlandia e che vuole modificare le cartine geografiche del pianeta, cambiando nome al Golfo del Messico in “Golfo d’America”.
Non è arrivato forse il momento di ricercare una nostra identità culturale e politica, che potrebbe affondare le proprie radici in un passato glorioso, ricco di successi e grandi conquiste in vari campi. Un passato, come quello dell’antica Roma, da cui gli Americani hanno attinto e continuano ad attingere a piene mani, come dimostra proprio il già commentato gesto di Musk di alcuni giorni fa.
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