Pinko torna ad investire in Cina. Per Cris Conf scaduta ieri la moratoria

Cris Conf, l’azienda di Fidenza proprietaria del marchio Pinko, ha annunciato di aver stipulato un accordo di collaborazione strategica con Lima Commercial Management di Shanghai, player di riferimento nel mercato cinese. Recentemente l’azienda aveva richiesto e ottenuto la composizione negoziata del debito e, come allora spiegato dal presidente dell’azienda Pietro Negra al Sole 24 Ore, lo stato di crisi dell’azienda sarebbe imputabile proprio all’andamento del business nel mercato asiatico.

Ricostruendo i punti salienti cronologicamente, nel 2019 l’azienda ha ottenuto un finanziamento da 81 milioni di euro da un pool di istituti, che inizialmente hanno dato buoni risultati seppure l’arrivo del Covid abbia poi determinato difficoltà all’azienda; tuttavia, in rapida ripresa, nel 2022 la società ha registrato una crescita ricavi del 33% a 220 milioni di euro e ha deciso di investire sulla Cina (dove controllava 90 negozi diretti più un headquarter con circa 50 dipendenti), progettando un raddoppio della presenza e puntando a raggiungere entro cinque anni 500 milioni di euro di fatturato. Il rallentamento cinese ha invece impattato sui conti di Pinko. È proprio al termine del 2023 che la battuta d’arresto in Cina ha convinto Negra a chiedere agli istituti di credito un piano di ristrutturazione del debito ma una banca ha fatto mancare la sua adesione. Questo ha portato l’azienda a mancare dei pagamenti in scadenza.

Lo scorso 4 novembre, Cris Conf ha richiesto al Tribunale di Parma un’istanza di composizione negoziata, ovvero di applicazione delle misure protettive al patrimonio base, che è uno degli strumenti previsti dalla nuova legge fallimentare, utile per trovare un’intesa con i creditori. Il Tribunale di Parma ha concesso in data 14 novembre una moratoria per l’azienda sino al 18 febbraio, scaduta dunque proprio ieri, e in seguito alla quale è necessario attendere di capire quali siano le  scelte che potrebbero adottare i creditori.

Al 31 gennaio scorso, un comunicato ufficiale della Filtem Cgil, riportava quanto espresso dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali: “È necessario incontrare il management aziendale il prima possibile per comprendere quali saranno le scelte adottate dalla Pinko per il futuro dei lavoratori (500 in tutto, ndr) – e proseguono – Siamo preoccupati per le conseguenze che i percorsi di risanamento che la società ha avviato stanno avendo e pretendiamo dall’azienda la disponibilità a un confronto reale, teso a individuare tutte le soluzioni più opportune per rendere questa crisi il meno impattante possibile sul personale coinvolto”.

È in questo clima che è giunto oggi l’annuncio del deal con Lima, che non solo investe su una nuova fase di crescita di Pinko in Cina ma prevede lo sviluppo di una collezione ready to wear pensata su misura per il mercato locale, e con prospettive di espansione futura verso altre categorie di prodotto. Intanto, però, del piano di risanamento previsto dall’azienda, non esistono dettagli nè sul futuro della produzione nè su quello dei lavoratori.