Pompei: un "film" di 32 ore ricostruisce i dettagli della tragedia

AGI - In due studi pubblicati sulla rivista Journal of the Geological Society, un gruppo di ricercatori dell'Università Federico II di Napoli ha tracciato un resoconto minuto per minuto della tragedia di Pompei avvenuta quasi 2mila anni fa.   Una sorta di film lungo 32 ore - e non 19 come si pensava - che racconta il destino delle 16mila persone rimaste sepolte durante uno degli eventi vulcanici più letali della storia, che potrebbe anche ripetersi in futuro. Dal resoconto emerge che ci sarebbe stata una finestra temporale di 5 ore in cui i residenti avrebbero potuto fuggire, ma che alla fine non lo hanno fatto per la troppa paura. L'eruzione del Vesuvio iniziò il 24 agosto del 79 d.C., verso mezzogiorno. Il vulcano alto 600 metri ha inizialmente eruttato nell'aria una colossale nube di frammenti rocciosi e gas, nota come "colonna eruttiva".   A partire dalle 14:00 circa, hanno cominciato a piovere pezzi più grandi di pomice, una roccia vulcanica porosa. Fu allora che Pompei e i su

Pompei: un "film" di 32 ore ricostruisce i dettagli della tragedia

AGI - In due studi pubblicati sulla rivista Journal of the Geological Society, un gruppo di ricercatori dell'Università Federico II di Napoli ha tracciato un resoconto minuto per minuto della tragedia di Pompei avvenuta quasi 2mila anni fa.

 

Una sorta di film lungo 32 ore - e non 19 come si pensava - che racconta il destino delle 16mila persone rimaste sepolte durante uno degli eventi vulcanici più letali della storia, che potrebbe anche ripetersi in futuro. Dal resoconto emerge che ci sarebbe stata una finestra temporale di 5 ore in cui i residenti avrebbero potuto fuggire, ma che alla fine non lo hanno fatto per la troppa paura. L'eruzione del Vesuvio iniziò il 24 agosto del 79 d.C., verso mezzogiorno. Il vulcano alto 600 metri ha inizialmente eruttato nell'aria una colossale nube di frammenti rocciosi e gas, nota come "colonna eruttiva".

 

A partire dalle 14:00 circa, hanno cominciato a piovere pezzi più grandi di pomice, una roccia vulcanica porosa. Fu allora che Pompei e i suoi abitanti cominciarono a essere schiacciati, quando cioè lastre spesse quasi tre metri si schiantarono sull'insediamento. Questa devastante pioggia di fuoco avrebbe gettato nel panico più totale gli abitanti di Pompei e della vicina Ercolano, ma alcuni sarebbero sopravvissuti cercando riparo.

 

Tuttavia, cinque ore dopo, alle 19:06, la prima delle "correnti piroclastiche" del vulcano iniziò a travolgere la città: flussi mortali di gas caldi e velenosi e particelle vulcaniche si sono riversati lungo il pendio della montagna a 200 km/h. Queste correnti di gas roventi hanno vaporizzato le persone e trasformato persino i tessuti umani in vetro, in un processo noto come vetrificazione.

 

Le correnti di gas hanno continuato a colpire durante la notte e il giorno seguente a intervalli di circa 80 minuti. All'alba del 25 agosto, la colonna eruttiva è crollata al suolo. La corrente piroclastica più letale ha colpito invece alle 7:07 del mattino dopo l'eruzione. Per nove ore consecutive, una colata bollente di detriti, larga 24 chilometri, si è snodata dal cratere del vulcano lungo il pendio, avvolgendo Pompei in una nube letale.

 

Verso le 16:00, il vulcano ha iniziato a mescolarsi con l'acqua presente nel sottosuolo, rendendolo più esplosivo e il flusso piroclastico più fine. Questa fase del flusso percorse circa 24 chilometri dal cratere ma non conteneva resti umani, il che suggerisce che pochissimi - se non nessuno - degli abitanti di Pompei era ancora vivo a questo punto. Infine, alle 20.05, l'eruzione è cessata. L'altro studio ha scoperto che, nel caso improbabile che qualcuno fosse stato ancora vivo, i sopravvissuti sarebbero stati uccisi da un eventuale terremoto. Questa nuova ricerca suggerisce che alcuni residenti avrebbero potuto sopravvivere se fossero fuggiti durante le cinque ore tra le 14:00 e le 19:00 del primo giorno, ma non hanno voluto farlo a causa dei pericoli, come la pioggia di detriti. Si dice che i cadaveri degli abitanti di Pompei siano stati conservati in un involucro protettivo di cenere, all'interno del quale si sono decomposti lentamente. Le strutture rimanenti ci permettono di vedere le posizioni in cui le persone morirono.

 

Dalla metà del 1800, i vuoti lasciati dai corpi sono stati riempiti con gesso per ricreare i loro ultimi istanti. La testimonianza più importante che abbiamo dall'eruzione è quella di Plinio il Giovane. Plinio, che aveva solo 17 anni, scrisse una serie di lettere descrivendo nei minimi dettagli ciò che aveva visto. Ha testimoniato in particolare un episodio in cui ha visto una nuvola a forma di ombrello incombere sul Vesuvio intorno alle 13:00: si trattava della colonna eruttiva. Il Vesuvio oggi è ancora considerato uno dei vulcani più pericolosi al mondo. È attivo e potrebbe eruttare di nuovo, anche se non possiamo prevedere quando. 

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