Prime rent e centri commerciali spingono la ripresa del fashion retail (+8,5%)

Lo stop forzato della pandemia, le successive crisi socio-economiche e il freno del lusso hanno costretto le aziende a un ripensamento profondo del retail. Tutto il sistema legato alla vendita offline è stato profondamente messo in crisi da nuovi modelli di acquisto richiesti dagli acquirenti, specialmente del fashion. Ciò si è tradotto in una crescita […]

Prime rent e centri commerciali spingono la ripresa del fashion retail (+8,5%)
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Lo stop forzato della pandemia, le successive crisi socio-economiche e il freno del lusso hanno costretto le aziende a un ripensamento profondo del retail. Tutto il sistema legato alla vendita offline è stato profondamente messo in crisi da nuovi modelli di acquisto richiesti dagli acquirenti, specialmente del fashion. Ciò si è tradotto in una crescita flat del settore e chiusure incessanti. Solo in Italia, secondo quanto ha riportato Federazione Moda Italia, negli ultimi quattro anni sono stati chiusi più di 16,8 mila negozi. Un’analisi condotta da CRR-Centre for Retail Research, stima che il 2025 sarà un anno difficile per il retail del Regno Unito che nel 2024 ha visto chiudere 13,5 mila negozi (+28% rispetto al 2023), soprattutto nelle high street. Non è da meno la Cina che lo scorso anno ha visto abbassare diverse saracinesche lungo tutto il territorio di brand come Louis Vuitton, Gucci, Maison Margiela e Marni. Secondo la società di analisi newyorkese S&P Global, il fashion retail in Cina nel 2025 sarà quello che crescerà di meno (+2%) a fronte di una crescita media stimata per il settore del 3,8%. Invece, non conoscono crisi le vendite online che, secondo quanto dichiarato dallo stesso Ministero del Commercio cinese, rendono la Cina il più grande mercato di vendite online al mondo, per un valore di circa 2,16 miliardi di dollari nel 2024.

Nonostante le pressioni economiche degli ultimi anni, gli analisti stimano però uno scenario in ripresa per il 2025. Secondo l’European Retail Market Outlook 2025 di Jll le vendite fisiche al dettaglio nell’Ue e nel Regno Unito cresceranno complessivamente a un tasso annuo del +3,4% fino al 2029, favorendo la domanda di spazi fisici da parte di un numero sempre maggiore di acquirenti con una relativa crescita dei canoni di locazione soprattutto per il prime retail. Si prevede che i volumi di investimento nel settore aumenteranno gradualmente nel 2025 e nel 2026, grazie all’emergere di nuove fonti di capitale, anche nel fashion. Fatta eccezione per la Cina, dove i segmento retail dedicato all’abbigliamento resterà compromesso a favore, invece, dello sviluppo del retail food, secondo alcuni dati elaborati da Statista il comparto moda trascinerà globalmente la crescita delle vendite al dettaglio con un Cagr pari a circa l’8,5% nei prossimi due anni. Protagonista di questa crescita sarà la Silver Generation per cui i negozi sono una destinazione chiave per la scoperta di nuovi prodotti. Secondo McKinsey, infatti, la Silver Generation ha rispettivamente il 12% e il 25% di probabilità in più di cercare ispirazione nei negozi negli Stati Uniti e nell’Ue prediligendo la vendita al dettaglio multimarca dove adesso ricercano una componente che non è solo digitale ma anche umana. Jll, inoltre, stima che lo sviluppo maggiore nei prossimi cinque anni sarà guidato dalla regione Apac, in particolare dall’Australia, dall’India e da Singapore. Gli Usa, invece, secondo quanto analizzato da Bain & Company, vedranno una crescita retail moderata (+4%), trainata dall’abbigliamento, sulla scia dei dati del 2024 in cui il commercio retail di abbigliamento ha chiuso +1,7% rispetto all’anno precedente.

‘State of fashion’, McKinsey

In Europa, il mercato centrale sarà la Spagna, che nel 2024 ha dato buoni segnali di ripresa nel retail fashion con il 53% delle nuove aperture dedicate esclusivamente a moda e accessori. Cushman & Wakefeld riporta che in Europa, dopo anni difficili, il mercato retail ha mostrato resilienza con buone prospettive di ripresa nell’anno corrente. Qui, nel corso del 2024, la vivacità degli operatori del settore, unita all’aumento del take-up e alla crescita degli affitti hanno aumentato l’attrattività del settore per gli investitori, grazie anche a rendimenti più elevati. Su questa scia, la società di analisi ha prospettive positive per l’anno corrente, in particolar modo per le high street delle città più ambite a livello commerciale, dove i canoni di locazione e i valori sono in crescita con incrementi previsti rispettivamente del 2% circa e del 2,4 per cento. “Il retail high street è in continua evoluzione, spinto dalle abitudini dei consumatori e dalle nuove esigenze del mercato. Le grandi città restano le principali destination, dove il perfetto mix tra arte e vie dello shopping genera un costante flusso di visitatori, sia locali che turistici.”, spiega a Pambianconews Francesca Cattagni, head of high street leasing, Savills.

D’altra parte, il settore retail in Italia, dopo aver mostrato resilienza agli stress test della pandemia, dell’online e della guerra, sta tornando nel mirino degli investitori. Questi dati testimoniano il ritorno dei consumatori nei negozio con livelli che, secondo lo The State of Fashion 2025 di McKinsey sono analoghi a quelli pre-pandemici. Tuttavia i clienti che acquistano in negozio non sono più gli stessi del pre-pandemia ma presentano ora nuove esigenze specifiche e aspettative superiori nell’esperienza di acquisto fisica. “Oggi, più che mai, la visibilità è strategica: ogni spazio deve essere un palcoscenico in cui il brand esprime la propria identità in modo autentico e distintivo. Ogni punto vendita deve poter dare un’esperienza tailored”, aggiunge Cattagni. Approccio che l’unanimità degli esperti individua dovrà essere necessariamente integrato alle nuove tecnologie. “Nel 2025 sarà indispensabile l’integrazione tra negozio fisico, e-commerce e social media, aiutando la persona ad avere sempre di più un’esperienza integrata tra i vari canali, senza considerarli canali differenti”, racconta a Pambianconews Enrico Tosco, CEO di Reting. E questo è valido per ogni tipo di punto vendita fisico.

Come riporta l’Osservatorio Cncc/EY, il 2025 confermerà il successo dei centri commerciali che nell’anno appena conclusosi hanno registrato un boom di opening parallelamente a un incremento delle vendite e dei footfall. Ma la ripresa non passa solo dai centri commerciali. Anche gli outlet hanno riscosso un certo successo con il 70% dei consumatori che intende continuare a fare acquisti presso outlet o rivenditori off-price nei prossimi 12 mesi. “Anche il franchising resta una scelta strategica –  aggiunge Tosco -, ma deve evolversi rispetto al passato. Le recenti chiusure di alcuni brand, come Benetton, hanno evidenziato i limiti di modelli tradizionali. Oggi il franchising vincente è quello che punta sul punto vendita, dimostrando fiducia nell’affiliato e affiancandolo in maniera strutturata. Parallelamente, i pop-up store sono un’opportunità interessante. Questi format consentono di cavalcare l’acquisto d’impulso in aree ad alto flusso e di creare urgenza e scarsità grazie alla loro natura temporanea, attirando così clienti e spingendo sulle vendite”.

In generale, soprattutto nelle grandi città dove il tasso di vacancy è inferiore al 2%, invece di espandersi in nuove sedi, i brand si stanno concentrando sull’ottimizzazione dei loro spazi esistenti per offrire esperienze uniche e immersive in grado di differenziarli dalla concorrenza e che siano attraenti per una base di consumatori più orientata all’esperienza. Questa tendenza, chiamata ‘retailtainment’ combina lo shopping con altri elementi come ristorazione, intrattenimento e attività, creando spazi che forniscono un coinvolgimento maggiore dei clienti. Come evidenziato da PwC nel report Voice of the Consumer Survey 2024, per restare al passo con i tempi, i rivenditori in-store si stanno concentrando sulla fornitura di diverse offerte esperienziali, integrando elementi di intrattenimento e garantendo un eccellente servizio post-vendita. A riguardo, molti marchi hanno incominciato a incorporare tecnologie di realtà aumentata per creare esperienze di acquisto immersive che fondono il mondo digitale e quello fisico, catturando i consumatori e promuovendo così un coinvolgimento più profondo. Tuttavia, specifica PwC, per prosperare in un panorama di vendita al dettaglio guidato dall’intelligenza artificiale, è fondamentale che i rivenditori combinino strategicamente le capacità dell’intelligenza artificiale con le competenze umane, promuovendo una forza lavoro collaborativa, agile e incentrata sul cliente, supportata da una governance responsabile.

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