Quattroruote Next - Pellegrini: "Solo l'innovazione può rispondere alle sfide di mercato e società"
"La leva fondamentale per rispondere alle sfide del mercato e della società rimane la capacità di innovare". questo il messaggio che il nostro direttore, Gian Luca Pellegrini, ha voluto lanciare alla platea di Quattroruote Next nel suo discorso di apertura. Un anno turbolento. "Nell'ottobre del 2023, dicevo che l'auto europea era alla vigilia di un anno decisivo", ha spiegato Pellegrini. "In quel momento, stavano venendo al pettine i primi nodi di una rivoluzione dalle condivisibili motivazioni ma dall'applicazione approssimativa, essendo state sottovalutate da principio le implicazioni energetiche, occupazionali, geopolitiche, infrastrutturali di un cambio di paradigma assolutamente straordinario. Bene, nei dodici mesi trascorsi tra quel discorso e oggi è successo di tutto". Alcuni esempi: le dimissioni di Frans Timmermans (l'artefice del Green Deal) dalla Commissione europea, la lettera di Luca de Meo all'Europa del 19 marzo, la querelle tra governo e Stellantis sul nome dell'Alfa
"La leva fondamentale per rispondere alle sfide del mercato e della società rimane la capacità di innovare". questo il messaggio che il nostro direttore, Gian Luca Pellegrini, ha voluto lanciare alla platea di Quattroruote Next nel suo discorso di apertura.
Un anno turbolento. "Nell'ottobre del 2023, dicevo che l'auto europea era alla vigilia di un anno decisivo", ha spiegato Pellegrini. "In quel momento, stavano venendo al pettine i primi nodi di una rivoluzione dalle condivisibili motivazioni ma dall'applicazione approssimativa, essendo state sottovalutate da principio le implicazioni energetiche, occupazionali, geopolitiche, infrastrutturali di un cambio di paradigma assolutamente straordinario. Bene, nei dodici mesi trascorsi tra quel discorso e oggi è successo di tutto". Alcuni esempi: le dimissioni di Frans Timmermans (l'artefice del Green Deal) dalla Commissione europea, la lettera di Luca de Meo all'Europa del 19 marzo, la querelle tra governo e Stellantis sul nome dell'Alfa Romeo Milano, il crollo dei costruttori europei in Cina, i porti del Vecchio continente invasi dalle Bev di Pechino, la mattanza di fabbriche che potrebbe funestare il 2025 per via delle multe miliardarie imposte dai nuovi limiti alle emissioni, la crisi Maserati e degli impianti italiani, o i tanti profit warning di costruttori alle prese con conti preocciupanti: "In 36 anni di carriera a Quattroruote ho vissuto molte crisi del settore", ha avvertito Pellegrini. "Ma in tutta onestà non ho mai visto una situazione deteriorarsi con questa rapidità".
Europa in bilico. Il discorso ha quindi puntanto l'accento sulla "situazione di grave crisi" del comparto: "L'Europa, per inseguire l'obbiettivo della decarbonizzazione, sta rinunciando alla propria impronta industriale e la morsa dei concorrenti globali si fa sempre più stretta. Siamo dunque di fronte a uno shift di portata globale: l'auto sta diventando sempre più un prodotto asiatico. Il 60% dei veicoli prodotti globalmente ha origine nelle fabbriche orientali. Ci si chiede se aver fatto la rivoluzione per gettare le basi di un processo di deindustrializzazione abbia avuto senso. E se aver perseguito - da parte dei costruttori europei - una strategia legata alla massimizzazione dei ricavi a dispetto dei volumi sia stata davvero lungimirante. Il risultato di tale indirizzo ha infatti, da un lato, reso le automobili enormemente più costose in un momento di perdita di potere d'acquisto e di spinta inflazionistica e, dall'altro, aperto i segmenti mass market - dove il presidio di prodotto è stato abbandonato - a una concorrenza aggressiva e tecnicamente valida. L'auto, per molte famiglie europee, sta diventando un bene di lusso. Questa è una questione che non possiamo ignorare, perché la mobilità è un diritto e, come tale, deve rimanere accessibile".
Il dogma di Bruxelles. Pellegrini non ha solo ribadito le sue critiche a Bruxelles per lo "spirito dogmatico" che "ha posto le premesse per un processo di cambiamento senza prevederne le conseguenze", ma ha anche stigmatizzato un'industria che ha "sbagliato le previsioni in maniera clamorosa, probabilmente ritenendo che le mandate policies dell'Unione - opportunamente sostenute dai soldi pubblici - sarebbero state funzionali a innervare un nuovo modello di business e a innescare un rinnovo del circolante tale da garantire la profittabilità per gli anni a venire. Certo è che i reiterati richiami alla realtà e all'ascolto delle esigenze dei consumatori sono rimasti inascoltati, spesso derubricando il tutto a una sterile contrapposizione fra fazioni. Non si è voluto vedere che questa rivoluzione era - considerate le premesse - semplicemente irrealizzabile nei modi e nei tempi immaginati. Oggi molti invocano l'intervento della politica. E mi chiedo: pretendere che i governi mettano mano al portafogli, ponendo loro di fronte all'alternativa di dover gestire le implicazioni sociali delle fabbriche chiuse, non significa replicare lo stesso meccanismo di sostegno che l'Europa rimprovera ai cinesi e che ha giustificato i dazi?".
Un'industria divisa. Per Pellegrini, comunque, il processo che ci porterà al 2035 è "ormai irreversibile, perché ci si è spinti troppo in là con gli investimenti e perché l'intero edificio della transizione e del Green rappresenta un'istanza identitaria a cui la Commissione, ritrovata la legittimità elettorale, non intende rinunciare". Tuttavia, la sua opinione "è che non vi sia, fra i costruttori europei, quella unità d'intenti che la gravità della situazione giustificherebbe". Lo dimostrano le divergenze al Salone di Parigi tra Luca de Meo della Renault, Oliver Zipse della BMW e Carlos Tavares di Stellantis. "Ora, le differenti posizioni sono legittime, ché ogni azienda ha obiettivi e orizzonti geografici diversi. Ho però l'impressione che l'industria europea fatichi a far fronte comune in un momento drammatico. Di fronte allo scenario che ho concisamente riassunto, sarebbe logico spingere verso alleanze e condivisioni. Invece, sembra che ognuno voglia giocare una partita a sé. L'appello di de Meo al modello consociativo in stile Airbus per progettare le piccole elettriche è caduto inascoltato. Per me è un'opportunità perduta", accusa Pellegrini, secondo il quale "l'Europa si divide sulla strategia da seguire. Il che è ancora più bizzarro nel momento in cui l'automobile viene considerata dalle istituzioni un nemico da combattere".
Previsioni difficili. Infine, Pellegrini ha posto quindi una serie di domande alla platea: "Ci sarà una cabina di regia in grado di governare una rivoluzione epocale? Noi cittadini di Paesi evoluti accoglieremo favorevolmente decisioni destinate a cambiare il nostro modello di vita? una marginalizzazione che l'industria dell'auto subirà passivamente, vedendo ulteriormente contrarsi i propri ambiti di sviluppo?" " difficile immaginare che cosa possa accadere", ha proseguito il nostro direttore. "Io non ho ricette magiche. Ma per me la leva fondamentale per rispondere alle sfide del mercato e della società rimane la capacità di innovare. Per tale motivo oggi abbiamo invitato a Next persone e aziende che negli ultimi anni hanno dimostrato una straordinaria tensione nell'apertura di nuove prospettive premiate dal consumatore. Questa mattina racconteremo le best practice di gruppi che sono sicuro saranno d'ispirazione per l'intero mondo dell'automobile".
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