"Questa è una legge sovietica": Matteo Renzi picchia duro, chi c'è nel suo mirino

Pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Matteo Renzi, L'influencer (Piemme, pp. 198, euro 18), in cui l'ex premier e leader di Italia Viva contesta l'emendamento inserito nella legge di bilancio sui compensi ricevuti dai parlamentari che svolgono lavori all'estero. Da mesi si discute se modificare la legge sulle incompatibilità dei parlamentari. Una parte dei gruppi politici – ad esempio – chiede di introdurre tra gli elementi di incompatibilità il fatto di fare un secondo lavoro. Come dire: sei parlamentare? Fai solo quello. Punto. Nessuno che segga alla Camera o al Senato può accettare compensi come avvocato, ingegnere, professionista, conferenziere. Qualsiasi attività. Del resto questo tipo di divieto è in vigore per i membri del governo. Altri sono più selettivi e chiedono di introdurre un divieto temperato: alcune attività sarebbero per loro inconciliabili con l'azione di deputato o senatore. Ovviamente nessuno ha la verità in tasca su questi temi. In alcuni Paesi il parlamen

"Questa è una legge sovietica": Matteo Renzi picchia duro, chi c'è nel suo mirino

Pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Matteo Renzi, L'influencer (Piemme, pp. 198, euro 18), in cui l'ex premier e leader di Italia Viva contesta l'emendamento inserito nella legge di bilancio sui compensi ricevuti dai parlamentari che svolgono lavori all'estero.

Da mesi si discute se modificare la legge sulle incompatibilità dei parlamentari. Una parte dei gruppi politici – ad esempio – chiede di introdurre tra gli elementi di incompatibilità il fatto di fare un secondo lavoro. Come dire: sei parlamentare? Fai solo quello. Punto. Nessuno che segga alla Camera o al Senato può accettare compensi come avvocato, ingegnere, professionista, conferenziere. Qualsiasi attività. Del resto questo tipo di divieto è in vigore per i membri del governo. Altri sono più selettivi e chiedono di introdurre un divieto temperato: alcune attività sarebbero per loro inconciliabili con l'azione di deputato o senatore. Ovviamente nessuno ha la verità in tasca su questi temi. In alcuni Paesi il parlamentare può fare un solo lavoro, nella maggior parte non è così. E al massimo si impedisce al membro del governo di fare anche un altro lavoro. Io sono molto laico sul punto. Per me è fondamentale che le leggi siano valide erga omnes, per tutti.

E nascono per un interesse generale, non per una polemica ad hoc contro qualcuno. Quindi ben vengano le modifiche alle leggi sulle incompatibilità. Come si fa in questi casi, è giusto ascoltare i tecnici, audire gli esperti in commissione, chiedere al centro studi un'analisi comparata di ciò che fanno anche gli altri Parlamenti. Invece una notte di dicembre – zitti zitti per non farsene accorgere – i Fratelli d'Italia preparano la sorpresa. I collaboratori della Meloni ricevono l'input direttamente da Palazzo Chigi, pare dal sottosegretario Fazzolari detto Fazzo. E nasce una vera e propria norma del Fazzo. Sostanzialmente, nella notte della legge di bilancio, si costruisce un emendamento, riformulato diverse volte chissà perché, che dice che tutti quelli che fanno dei lavori all'estero ma non in alcuni Paesi come i Paesi europei e pure la Svizzera, se pagati per più di centomila euro devono devolvere l'intero emolumento allo Stato. Se sei eletto a Firenze non puoi, se sei eletto all'estero invece puoi fare quello che ti pare. Cioè anziché fissare un'incompatibilità, che sarebbe stata plasticamente incostituzionale, dicono che per alcuni lavori l'Italia introduce il principio dell'esproprio proletario. Della tassazione al 100%. Finalmente una norma sovietica, per di più redatta da un governo di destra. Per i denari sotto i 100.000 euro, invece, il deputato o senatore può chiedere l'autorizzazione. Non si capisce a chi. Nel dubbio si scrive al presidente dell'Assemblea. Sintesi: se Renzi vuol fare una conferenza, prima di farla deve chiamare La Russa e farsi autorizzare.


Appena leggo il testo mi metto a ridere, quasi a sghignazzare. Cioè loro pensano che pur di continuare a fare le mie amate conferenze io accetti di baciare la pantofola di La Russa. Che dovrebbe dall'alto della sua saggezza «autorizzarmi» o no. Non si capisce peraltro sulla base di che. Se chiedo di andare a parlare di regole del burraco, busti del Duce, storia dell'Internazionale Football Club evidentemente sarò autorizzato. Se invece parlo di intelligenza artificiale e quantum computing, La Russa si riserva di mandarmi o no, ammesso che prima approfondisca per studiare bene di cosa stiamo parlando. L'idea che si vada alle conferenze con la giustificazione risponde all'idea che i parlamentari dell'opposizione debbano essere controllati dalla maggioranza ed è francamente immonda.


Risolvo il problema annunciando ufficialmente che non intendo chiedere alcunché a La Russa e ufficializzo che più volentieri preferisco rinunciare al compenso. E per evitare che sussistano dubbi gli do del camerata in diretta televisiva, così che nessuno può pensare che uno come me si accucci a La Russa pur di fatturare di più. Se la libertà ha un prezzo, lo pago volentieri. Ma il nodo fondamentale non è la mia dichiarazione dei redditi. La cosa sconvolgente è che facciano una norma ad hoc contro un parlamentare dell'opposizione, la facciano senza seguire i dettami tradizionali del regolamento parlamentare e la inseriscano con un subemendamento notturno alla legge di bilancio, così che nessuno possa rifiutarsi di votarla. Questo atteggiamento è tipico delle derive sudamericane, dove si fanno fuori gli avversari con provvedimenti ad hoc. Se passa il principio che quando un avversario disturba gli si fa una legge contro, siamo in terra inesplorata: non era mai accaduto. Dalla sera alla mattina, con un emendamento, il governo ti impedisce di fare un lavoro. Perché? Perché hai disturbato il manovratore. Molti commentatori dicono: vabbè, però è giusto che chi sta in Parlamento si dedichi al Parlamento e non faccia altri lavori. Ok, ci sto. Ho presentato una proposta di legge che dice esattamente questo. Chi fa il parlamentare fa solo quello. Deve valere per tutti, non solo quelli nati a Firenze, nel 1975, laureati in giurisprudenza, con un passato scout.
Per tutti. Anche per quelli di maggioranza, alcuni dei quali come noto guadagnano molto di più. E sono contento per loro, sia chiaro: io ammiro, non invidio. Non solo, ho aggiunto un articolo. E ho detto che tutti i parlamentari sono obbligati a presentare le proprietà della propria famiglia e delle famiglie dei propri coniugi o compagni. Perché io francamente sono molto colpito dalla faccia di tolla di chi bofonchia parole sull'etica e non ci racconta – dico a caso, si capisce – se magari la famiglia della moglie possiede una banca all'estero. O se il suocero è implicato in affari con le amministrazioni comunali delle grandi città. O se... vado avanti? Meglio di no. Io sulla trasparenza non faccio sconti a nessuno. Dicono i giornali che sono il più ricco del Parlamento. No. Sono solo quello che dichiara di più (che poi neanche è vero, altri fanno meglio, bravi!) perché non cerco scorciatoie. E anche da questo libro lancio il guanto di sfida. Chi si riempie la bocca parlando delle mie conferenze, forse invidioso perché nessuno pagherebbe mai per ascoltarlo, accetti di votare la legge sulle incompatibilità. Nessun secondo lavoro per nessuno. Massima trasparenza sulle famiglie. Ci state? Io l'ho firmata e presentata. Gli altri che fanno?
 

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