Rapporto Censis 2024: la sindrome dell'immobilismo "all'italiana"

lentepubblica.it Il Rapporto Censis 2024, alla sua 58a edizione, fotografa con precisione e profondità lo stato attuale della società italiana, mettendo in evidenza tensioni identitarie, difficoltà economiche e carenze educative che rischiano di compromettere la coesione sociale e la crescita del Paese. Questo documento, anche quest’anno, rappresenta un invito a riflettere sulla necessità di interventi sistematici […] The post Rapporto Censis 2024: la sindrome dell'immobilismo "all'italiana" appeared first on lentepubblica.it.

Rapporto Censis 2024: la sindrome dell'immobilismo "all'italiana"

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Il Rapporto Censis 2024, alla sua 58a edizione, fotografa con precisione e profondità lo stato attuale della società italiana, mettendo in evidenza tensioni identitarie, difficoltà economiche e carenze educative che rischiano di compromettere la coesione sociale e la crescita del Paese.


Questo documento, anche quest’anno, rappresenta un invito a riflettere sulla necessità di interventi sistematici per affrontare le fragilità del Paese. Senza una visione chiara che rilanci la crescita economica e una formazione culturale diffusa, l’Italia rischia di restare intrappolata in un circolo vizioso di stagnazione, polarizzazione sociale e isolamento culturale.

In un mondo sempre più globalizzato, la sfida non è solo quella di preservare un’identità nazionale, ma di saperla arricchire attraverso l’apertura e l’inclusione.

Una società in stallo: tra identità e divisioni

Il Rapporto del Censis mette in luce un aspetto cruciale del contesto italiano contemporaneo: una società che fatica a proiettarsi verso il futuro, incatenata a un senso di immobilismo che è diventato il marchio distintivo della cosiddetta “sindrome italiana”. Questo blocco si manifesta attraverso la difficoltà di conciliare il bisogno di cambiamento con una frammentazione identitaria che sembra aumentare anziché diminuire.

La centralità delle identità nella dialettica sociale e politica

Le identità personali, che comprendono dimensioni etniche, culturali e di genere, hanno progressivamente guadagnato terreno nella sfera pubblica, sostituendo le classiche rivendicazioni di classe come fulcro del dibattito politico e sociale. Questo spostamento riflette una trasformazione profonda nel tessuto sociale italiano, in cui la percezione di minaccia verso stili di vita consolidati contribuisce a esacerbare tensioni già esistenti.

Alcuni dati emblematici confermano questa tendenza:

  • 57,4% degli italiani avverte come una minaccia regole percepite come estranee, quali l’uso del velo integrale o la separazione tra uomini e donne in spazi pubblici. Questo dato evidenzia come la diversità culturale venga spesso vissuta come un elemento di contrasto piuttosto che un’opportunità di arricchimento.
  • 38,3% considera i migranti un pericolo per il Paese, un segnale di come l’immigrazione sia associata a preoccupazioni legate alla sicurezza, all’identità nazionale e alla sostenibilità economica.
  • 29,3% vede chi sostiene concezioni familiari alternative come un avversario, rivelando quanto il dibattito su tematiche come i diritti LGBTQIA+ e le famiglie non tradizionali sia ancora polarizzante.

Polarizzazione e fratture sociali

Questi numeri delineano il quadro di una società sempre più frammentata, dove le differenze culturali, religiose e valoriali si trasformano in vere e proprie fratture. La dialettica “amico-nemico” che ne deriva alimenta un circolo vizioso di sfiducia e contrapposizione, minando la coesione sociale e ostacolando qualsiasi progetto collettivo di rinnovamento.

In questo scenario, l’identità, anziché diventare un elemento di dialogo e pluralismo, assume una connotazione difensiva, spesso utilizzata per delimitare confini simbolici tra gruppi percepiti come “noi” e “loro”. Questo atteggiamento non solo aggrava le divisioni esistenti, ma rende difficile affrontare con lucidità le sfide globali e locali che richiederebbero una visione unitaria e inclusiva.

Un Paese impreparato: il problema dell’analfabetismo funzionale

L’Italia, pur avendo compiuto notevoli progressi nel ridurre l’analfabetismo totale, si trova oggi ad affrontare una sfida diversa ma altrettanto insidiosa: l’analfabetismo funzionale. Questo fenomeno, che si manifesta nell’incapacità di utilizzare competenze di lettura, scrittura e calcolo in contesti quotidiani, rappresenta una grave minaccia per il tessuto sociale ed economico del Paese.

La crisi dell’istruzione: scuole in affanno

Secondo il Rapporto, il sistema educativo italiano sta lottando per fornire agli studenti le competenze di base necessarie. Più del 40% degli alunni delle scuole superiori non raggiunge livelli sufficienti in italiano e matematica, una carenza che si aggrava negli istituti professionali, dove la preparazione risulta particolarmente fragile. Questi dati mettono in evidenza un problema strutturale del sistema scolastico, incapace di colmare le disuguaglianze di partenza e di rispondere alle esigenze di un mondo sempre più complesso e competitivo.

Un deficit che coinvolge anche gli adulti

Le carenze educative non si fermano ai giovani, ma si riflettono anche nella popolazione adulta, evidenziando un panorama di diffusa impreparazione culturale. Alcuni dati sono particolarmente emblematici:

  • 55,2% degli italiani ignora eventi chiave della storia nazionale, come la destituzione di Mussolini nel 1943, un dato che solleva interrogativi sul livello di consapevolezza storica e sull’identità collettiva del Paese.
  • 41% della popolazione non è in grado di attribuire opere letterarie a celebri autori italiani, segno di una conoscenza frammentaria e superficiale della propria tradizione culturale.
  • 12,9% non sa che 7×8 fa 56, un dato che, pur nella sua apparente banalità, denuncia una mancanza di competenze matematiche di base.

Conseguenze sull’inclusione sociale e sulle prospettive future

L’analfabetismo funzionale ha ricadute profonde non solo sulla vita individuale, ma anche sulla capacità della popolazione di partecipare consapevolmente alla vita pubblica. Una cittadinanza priva degli strumenti culturali essenziali è meno incline a esercitare i propri diritti e doveri democratici, più vulnerabile alla disinformazione e meno preparata ad affrontare le sfide lavorative e sociali.

In un contesto globale che richiede capacità di problem-solving, competenze digitali e flessibilità mentale, l’Italia rischia di trovarsi impreparata a competere. Le giovani generazioni, in particolare, subiscono le conseguenze di un sistema che non riesce a garantire una preparazione adeguata, limitando le loro opportunità professionali e la loro capacità di affrontare le responsabilità civiche.

La sintesi del Rapporto Censis 2024

Qui il documento completo.

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