Rifiuti tessili, raggiunta l’intesa (provvisoria) tra Consiglio e Parlamento Ue

Raggiunto l’accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento dell’Unione europea sui rifiuti tessili. L’intesa raggiunta in questi giorni riguarda più ampiamente la revisione, a lungo attesa, della direttiva quadra sui rifiuti che interessa, oltre al settore alimentare, proprio quello del tessile-moda, da tempo in attesa di un regime ‘Epr’ (di ‘responsabilità estesa del produttore’) comunitario, prospettato […]

Rifiuti tessili, raggiunta l’intesa (provvisoria) tra Consiglio e Parlamento Ue
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Raggiunto l’accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento dell’Unione europea sui rifiuti tessili. L’intesa raggiunta in questi giorni riguarda più ampiamente la revisione, a lungo attesa, della direttiva quadra sui rifiuti che interessa, oltre al settore alimentare, proprio quello del tessile-moda, da tempo in attesa di un regime ‘Epr’ (di ‘responsabilità estesa del produttore’) comunitario, prospettato per l’inizio del 2025.

In virtù del nuovo assetto, le aziende saranno ritenute responsabili dell’intero processo produttivo, fino alla fase finale di smaltimento, e saranno tenute a contribuire con una tassa per finanziare la raccolta e il trattamento virtuoso dei rifiuti, in proporzione al livello di circolarità delle loro produzioni, secondo il principio dell’ecomodulazione.

Nell’ambito di tale quadro armonizzato tutte le aziende, comprese quelle più piccole, avranno accesso alle risorse e alle infrastrutture necessarie per un corretto trattamento dei rifiuti tessili. Alle microimprese è stato però concesso un anno in più, rispetto alle altre imprese, per adeguarsi al nuovo regime, dunque 3,5 anni dopo l’entrata in vigore delle nuove norme europee.

L’accordo provvisorio dovrà ora essere nuovamente votato e approvato dalle istituzioni di Bruxelles per poi essere sottoposto a revisione giuridico-linguistica. Una volta adottato formalmente, gli Stati membri dell’Unione europea avranno fino a 20 mesi per aggiornare le proprie leggi nazionali e conformarsi così al nuovo quadro normativo.

Guardando all’Italia, questa non è pochi Paesi virtuosi ad avere preceduto l’avvento dell’Epr europeo, come Francia, Olanda e Ungheria. Il Belpaese, infatti, aveva già predisposto nel 2023 uno schema di decreto e avviato tavoli di confronto con gli stakeholder con l’obiettivo di varare un Epr ‘made in Italy, per poi mettere tutto in stand-by in attesa della definizione delle norme europee. Intanto, è emersa una rete di consorzi ad hoc per il rifiuto tessile in ottica Epr, tra i quali l’istituzionale Retex.Green, pronti a passare alla fase operativa. Il decreto definitivo – si legge su Il Sole 24 Ore – potrebbe arrivare nell’estate di quest’anno.

Intanto, all’inizio del 2025 è partito l’obbligo della raccolta differenziata, misura che l’Italia aveva anticipato nel 2022 incappando, però, in non poche complicazioni burocratiche e logistiche. Secondo gli ultimi dati Ispra, nel 2023 i prodotti tessili raccolti con il sistema differenziato sono stati 172mila tonnellate, in aumento del 7,1%, e in Italia – si legge ancora sulla testata – la raccolta differenziata dei rifiuti tessili si attesta intorno al 19%, lievemente al di sotto della media Ue del 22 per cento.

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