Rimborsi ai migranti: ora c'è il rischio della class action

Continua lo scontro tra magistratura e Governo. O meglio, quello di alcune toghe verso l'esecutivo. A far rumore è una sentenza delle sezioni unite civili della corte di Cassazione che interviene a gamba tesa sulla questione immigrazione, accogliendo il ricorso presentato da un gruppo di migranti eritrei a cui, dal 16 al 25 agosto del 2018 fu impedito dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini di sbarcare dalla nave Diciotti della Guardia Costiera, che li aveva soccorsi in mare. I profughi avevano chiesto che il Governo risarcisse loro il danno morale determinato dalla privazione della libertà, ma l'istanza era stata bocciata dalla corte d'appello di Roma. Poi l'impugnazione in Cassazione che ha dato ragione ai migranti. Ma ora quanto costerà agli italiani una decisione simile? Quanto dovremo pagare per aver difeso i nostri confini? Prima di tutto una considerazione: l'intero sistema dell'accoglienza costa circa due miliardi attualmente in Italia. Nonostante le cifre che abbiamo

Rimborsi ai migranti: ora c'è il rischio della class action

Continua lo scontro tra magistratura e Governo. O meglio, quello di alcune toghe verso l'esecutivo. A far rumore è una sentenza delle sezioni unite civili della corte di Cassazione che interviene a gamba tesa sulla questione immigrazione, accogliendo il ricorso presentato da un gruppo di migranti eritrei a cui, dal 16 al 25 agosto del 2018 fu impedito dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini di sbarcare dalla nave Diciotti della Guardia Costiera, che li aveva soccorsi in mare. I profughi avevano chiesto che il Governo risarcisse loro il danno morale determinato dalla privazione della libertà, ma l'istanza era stata bocciata dalla corte d'appello di Roma. Poi l'impugnazione in Cassazione che ha dato ragione ai migranti. Ma ora quanto costerà agli italiani una decisione simile? Quanto dovremo pagare per aver difeso i nostri confini? Prima di tutto una considerazione: l'intero sistema dell'accoglienza costa circa due miliardi attualmente in Italia. Nonostante le cifre che abbiamo potuto leggere altrove, da quello che abbiamo potuto apprendere siamo solo nel piano della pura ipotesi, perché la Cassazione ha rinviato la causa alla Corte di appello di Roma che dovrà provvedere a stabilire il risarcimento per ogni singolo migrante.

 

 

 

Un risarcimento che sarà però totalmente arbitrario e a discrezionalità del giudice e i cui margini non sono ancora noti né tantomeno i tempi e le modalità con cui il Governo dovrà provvedere a versare la somma indicata. Ma questo può creare un precedente inquietante, con il rischio che i migranti cui è stato negato il permesso per entrare in Italia si uniscano in una class action. Intanto, però, quello che vi possiamo dire è che dal Ministero dell'Interno trapela assoluta tranquillità. E questo soprattutto perché, in base all'analisi tecnica della sentenza della Cassazione, al Viminale si ritiene che la decisione dei giudici sia sostanzialmente «ininfluente» sulla gestione attuale dell'immigrazione irregolare dal nord Africa (assegnazione dei porti alle navi private, rapporti con le autorità di Tunisia e Libia). Al Ministero, infatti, si osserva che dalla Cassazione si sono limitati ad affermare un principio (peraltro non condivisibile).

 

 

 

Ma ora viene rimessa alla Corte di appello la concreta determinazione di un possibile risarcimento a favore del singolo ricorrente ospitato a bordo della nave Diciotti. Al di là della affermazione di principio, al Viminale seguiranno la questione per vedere quale sarà l'esito pratico di queste quantificazioni in relazione al presunto, eventuale danno che avrebbero ricevuto dei migranti per essere stati ospitati a bordo di una nave militare italiana, dove sono stati accuditi e rifocillati in seguito ad un salvataggio avvenuto in acque internazionali di competenza non italiana dove si trovavano a bordo di imbarcazioni di fortuna in balia delle onde.
L'opinabilità delle conclusioni di principio a cui sono addivenute le sezioni unite, secondo il Viminale, trova conferma nel fatto che a tale pronunciamento si è arrivati dopo che la causa presentata dai migranti era stata rigettata in primo grado e in appello, e anche in Cassazione è stato richiesto il rigetto dallo stesso procuratore generale, proprio a testimonianza che la tesi del ricorrente è quantomeno discutibile.

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