Salute e Sanità, il doppio binario

Aprile 12, 2025 - 19:00
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Salute e Sanità, il doppio binario

L’evento di Adnkronos: le potenzialità della ricerca e la carenza di risorse, le eccellenze e i ritardi, la concorrenza tra pubblico e privato al centro del dibattito tra istituzioni, cittadini e imprese.

 

 

Gli italiani si fidano ancora della sanità pubblica ma in molti hanno dovuto ripiegare a malincuore su quella privata a causa delle lunghe liste d’attesa.

Questo il messaggio principale di un sondaggio su campione non statistico lanciato da Adnkronos sul suo portale, che ha coinvolto oltre 6.000 utenti dal 25 febbraio al 3 marzo in vista del dibattito “Salute e Sanità, il doppio binario” che si è svolto oggi al Palazzo dell’Informazione.

A discuterne e a offrire un importante contributo di idee e progetti sono intervenuti, tra gli altri, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, il presidente di Aifa Robert Nisticò, la responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale Pd Marina Sereni.

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo al convegno per discutere di temi attuali legati alla salute e all’industria farmaceutica, ha fatto particolare riferimento alla questione dei dazi legata ai farmaci.

“Se guardiamo al mondo del farmaco, in particolare, si tratta di un argomento sensibile e colgo positivamente il fatto che la data sia stata posticipata di tre mesi – ha sottolineato Schillaci – Questo dà tempo per trovare delle soluzioni. All’inizio – ha ricordato il ministro – i farmaci non erano stati messi tra gli oggetti di questi dazi. E su questo faccio una riflessione: come sapete gli Stati Uniti, ma come anche molti Paesi europei, dipendono per tanti principi attivi da altre nazioni, penso alla Cina, all’India. Quindi il fatto di applicare i dazi potrebbe avere poi delle ripercussioni anche sulla disponibilità dei farmaci per i cittadini americani. Quindi è un argomento sensibile, che credo vada inquadrato all’interno di tutto il problema dei dazi”.

Una delle sfide più gravi che oggi la salute pubblica si trova a dover affrontare è rappresentata dall’antibiotico resistenza. Ogni anno, milioni di persone in tutto il mondo si trovano a fronteggiare infezioni che non rispondono più ai trattamenti antibiotici tradizionali, portando a complicazioni gravi e, in alcuni casi, alla morte.

L’uso eccessivo e inappropriato di antibiotici è uno dei principali fattori che contribuiscono a questo fenomeno e le istituzioni sanitarie, i professionisti del settore e i cittadini devono collaborare per promuovere pratiche di prescrizione più prudenti e per investire nella ricerca di nuovi antibiotici e alternative terapeutiche.

“Il tema della resistenza agli antibiotici “è molto complesso e va approcciato da tanti punti di vista. È un problema non solo italiano, ma globale. E a questi problemi globali dobbiamo dare risposte coordinate, mirate ed efficaci. Perché i numeri sono preoccupanti”, dichiara Robert Nisticò, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa.

“L’antimicrobico-resistenza, spiega in un videomessaggio inviato in occasione dell’evento, “è una situazione che ci preoccupa perché nel 2050, se non agiamo oggi, potrà essere considerata la prima causa di morte nel mondo. Inoltre, l’antimicrobico-resistenza oggi al nostro Paese costa tanto: i danni” collegati a questo fenomeno “pesano circa 2,4 miliardi di euro all’anno. Abbiamo 2,7 milioni di posti letto occupati a causa dell’antimicrobico-resistenza. Quindi certamente dobbiamo fare molto di più”.

Per Guido Rasi, Consulente del Ministro della Salute per l’antibiotico resistenza, questo è “un problema inevitabile: servono terapie innovative, poiché l’ultima classe di farmaci antibiotici è stata scoperta ormai 40 anni fa”.

“In Italia, dai dati del 2018, si contano circa 15 morti nelle strutture sanitarie per l’antimicrobico resistenza”, afferma Matteo Bassetti, Infettivologo FILMI.

“A questi, va aggiunto un pari numero non conteggiato di decessi al di fuori degli ospedali, arrivando così a un totale di 30-40 mila morti l’anno: una pandemia silenziosa”.

“Per The Lancet, nel 2050, si raggiungeranno, a livello mondiale, i 40 milioni di morti. Non è una previsione catastrofista: già oggi, conseguentemente al battage sulla Prep, che ha convinto molti a fare sesso non protetto, si è favorito il diffondersi di un nuovo ceppo di gonorrea resistente a tutti gli antibiotici”.

“Che fare, dunque? Innanzitutto invertire la tendenza sull’appropriatezza degli antibiotici”.

“Il nostro Paese è fanalino di coda con Grecia e Romania in questo ambito, se teniamo conto che il 50% dei pazienti al pronto soccorso escono con una somministrazione di antibiotico anche se non ne hanno infezione; però, l’Italia è stato il primo Paese in Europa a stanziare i fondi per i nuovi antibiotici”.

 

 

 

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