Sanità, in Salento è allarme: ambulanze in fila 8 ore perché non ci sono medici e posti letto
Letti irreperibili e barelle esaurite, nonostante l'urgenza di gestire un elevato numero di pazienti in arrivo. Per questo motivo, le ambulanze del 118 sono obbligate a rimanere ferme fino a otto ore in attesa di un ricovero, prima di poter tornare operative per nuovi interventi di emergenza. È uno scenario che richiama una crisi sanitaria quello che si vive al Pronto Soccorso dell'ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dove, tra mercoledì 26 e giovedì 27 febbraio, diversi mezzi di soccorso sono stati utilizzati per sopperire alla mancanza di spazi all'interno della struttura per i normali ricoveri, venendo così sottratti alle loro funzioni abituali. In particolare, mercoledì mattina l'ambulanza “Campi 1”, arrivata alle 6.50 al Fazzi, è riuscita a trasferire il paziente solo verso le 12.45. Allo stesso modo, il mezzo “Vecchio Fazzi” è rimasto fermo davanti al pronto soccorso dalle 8 fino alle 12.45 circa. Tra la notte di mercoledì e giovedì, un'altra ambulanza è rimasta bloccata dalla mezzan

Letti irreperibili e barelle esaurite, nonostante l'urgenza di gestire un elevato numero di pazienti in arrivo. Per questo motivo, le ambulanze del 118 sono obbligate a rimanere ferme fino a otto ore in attesa di un ricovero, prima di poter tornare operative per nuovi interventi di emergenza. È uno scenario che richiama una crisi sanitaria quello che si vive al Pronto Soccorso dell'ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dove, tra mercoledì 26 e giovedì 27 febbraio, diversi mezzi di soccorso sono stati utilizzati per sopperire alla mancanza di spazi all'interno della struttura per i normali ricoveri, venendo così sottratti alle loro funzioni abituali. In particolare, mercoledì mattina l'ambulanza “Campi 1”, arrivata alle 6.50 al Fazzi, è riuscita a trasferire il paziente solo verso le 12.45. Allo stesso modo, il mezzo “Vecchio Fazzi” è rimasto fermo davanti al pronto soccorso dalle 8 fino alle 12.45 circa.
Tra la notte di mercoledì e giovedì, un'altra ambulanza è rimasta bloccata dalla mezzanotte fino alle otto del mattino. Grande è stato lo sconcerto tra i pazienti, con una situazione che a molti ha riportato alla mente periodi più critici: “Mi è sembrato di rivivere i giorni della pandemia – racconta una paziente – ma all'epoca queste difficoltà erano più giustificabili, vista l'eccezionalità del momento”.
Arrivata al Fazzi per un problema gastrointestinale, ha dovuto aspettare oltre cinque ore all'interno dell'ambulanza prima di essere ammessa: “Mi hanno chiesto di pazientare, non sapevano quando sarebbe arrivato il nullaosta per il ricovero – spiega la paziente – È chiaro che stare in ambulanza non è come essere in un letto d'ospedale. Ho sentito freddo, nonostante l'attenzione del personale sanitario, e l'ansia è stata tanta. A un certo punto ho desiderato solo tornare a casa”.
Anche altre strutture del Basso Salento si trovano in difficoltà, stavolta per la scarsità di personale sanitario. “Ho dovuto rinunciare a un viaggio pianificato perché non c'era nessuno disponibile a coprire il mio turno”. È questa la realtà all'ospedale “San Giuseppe” di Copertino, in particolare nel Reparto Radiologia, dove solo nove medici sono attivi 24 ore su 24 per assicurare una copertura adeguata dei turni.
Questo porta a un blocco delle ferie, persino per un solo giorno di riposo programmato. “Negli ultimi anni abbiamo aumentato notevolmente le attività – racconta un medico del “San Giuseppe” – Realizziamo tac, mammografie, ecografie e tutto ciò che serve ai reparti di degenza. Però sembra che i calcoli siano stati fatti senza considerare le risorse. Basta un'ondata di assenze, esoneri o malattie per metterci in ginocchio”.
Condizioni analoghe si registrano nel Reparto di Ortopedia, dove si opera ogni giorno con un carico di lavoro eccessivo. Soprattutto nel turno pomeridiano, capita che un medico debba spostarsi in sala operatoria, lasciando un solo collega in ambulatorio, spesso senza personale aggiuntivo di supporto: “Durante le visite usiamo strumenti specifici e avremmo bisogno di un aiuto pratico per rendere tutto più semplice e veloce per i pazienti – spiega uno specialista di Ortopedia dell'ospedale – Ma, non avendo assistenza, come accade ormai da tempo, non riusciamo a essere altrettanto rapidi, anche perché ci troviamo a fare compiti che raramente abbiamo svolto. A farne le spese sono soprattutto i pazienti, con liste d'attesa sempre più lunghe”.
Quanto emerges dall'ospedale “Francesco Ferrari” di Casarano lascia pensare a una problematica che si sta diffondendo rapidamente nei comuni del Basso Salento: “Siamo furiosi perché avere un solo medico al Pronto Soccorso sta compromettendo gravemente il nostro lavoro. E più del nostro lavoro, potrebbe mettere a rischio la salute dei pazienti – denuncia un medico del “Ferrari” – La possibilità di errori gravi è alta, perché non siamo lucidi sotto questi ritmi estenuanti. Hai sempre il timore di sbagliare qualcosa, anche di semplice, da un istante all'altro”.
Lunedì 17 febbraio, la malattia di un medico di turno ha costretto il primario di chirurgia a sospendere gli interventi per non lasciare sguarnito il pronto soccorso. Il pericolo di un collasso delle attività di emergenza e urgenza, fanno capire, è concreto: con un solo medico per turno, non è possibile garantire tempi accettabili per le prestazioni. La zona, d'altronde, offre poche alternative: “È paradossale che questo ospedale sia un riferimento per alcuni comuni vicini – nota un altro medico del “Ferrari” – Eppure non puoi rimandare indietro nessuno, trattandosi di emergenze. E dove li mandi altrimenti?”
La situazione si aggrava ulteriormente nel Reparto di SPDC (Servizio Psichiatrici Diagnosi e Cura) del “Ferrari”. Con una media di sette-dieci ricoveri a settimana, per garantire una turnazione regolare servirebbero almeno dodici infermieri e sei OSS, ma al momento sono disponibili solo sei infermieri e quattro OSS. Antonio Piccinno, Coordinatore Provinciale Sanità FP CISL di Lecce, ha segnalato alla Direzione ospedaliera che, in queste condizioni, sarebbe preferibile chiudere il reparto: “È quasi impossibile tenerlo operativo con simili carenze. Eppure hanno scelto di proseguire, mantenendo uno stato di emergenza costante per tutti”, lamenta Piccinno.
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