Scandalo TFS/TFR dei dipendenti pubblici: fino a 7 anni per riceverlo

lentepubblica.it A lanciare l’allarme sono i sindacati, che parlano di un vero e proprio “sequestro” di queste somme: i dipendenti pubblici devono aspettare anche 7 anni per ricevere TFS e TFR. Un trattamento economico che non garantisce il potere d’acquisto nel tempo e un ritardo nell’erogazione della liquidazione che penalizza migliaia di lavoratori pubblici: questi i […] The post Scandalo TFS/TFR dei dipendenti pubblici: fino a 7 anni per riceverlo appeared first on lentepubblica.it.

Scandalo TFS/TFR dei dipendenti pubblici: fino a 7 anni per riceverlo

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A lanciare l’allarme sono i sindacati, che parlano di un vero e proprio “sequestro” di queste somme: i dipendenti pubblici devono aspettare anche 7 anni per ricevere TFS e TFR.


Un trattamento economico che non garantisce il potere d’acquisto nel tempo e un ritardo nell’erogazione della liquidazione che penalizza migliaia di lavoratori pubblici: questi i temi al centro del convegno svoltosi a Roma sul Trattamento di Fine Servizio (TFS) e Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. L’iniziativa, promossa da diverse sigle sindacali tra cui Cgil, Uil, Cgs, Cse, Cosmed, Cida e Codirp, ha acceso i riflettori su una disparità considerata inaccettabile rispetto al settore privato.

Un ritardo che costa caro

Secondo i dati presentati durante l’incontro, la discriminazione tra lavoratori pubblici e privati in merito alla liquidazione resta inaccettabile. Mentre nel settore privato il TFR viene corrisposto in tempi ragionevoli, i dipendenti pubblici si vedono costretti ad attendere per anni (si stima fino a un massimo di 7), subendo gli effetti dell’inflazione che ne riduce il valore. Le stime indicano una perdita media di oltre 11.700 euro su un trattamento di circa 82.400 euro, corrispondente a una svalutazione del 14,3%. Complessivamente, per i lavoratori pubblici andati in pensione nel 2022 e 2023, il danno economico legato a questi ritardi ha superato i 2,1 miliardi di euro.

Il differimento della liquidazione incide pesantemente sulle condizioni economiche dei pensionati, costringendoli a far fronte a un lungo periodo senza poter disporre di somme che spettano loro di diritto. Il ritardo nell’erogazione, oltre a ridurre il potere d’acquisto a causa dell’inflazione, obbliga molti ex dipendenti pubblici a ricorrere a prestiti o anticipazioni, con costi aggiuntivi in termini di interessi e oneri finanziari. Questo meccanismo genera una situazione paradossale: i lavoratori, dopo anni di servizio, si trovano a dover affrontare difficoltà economiche proprio nel momento in cui dovrebbero poter godere del proprio trattamento di fine servizio.

Un problema che si aggrava con il tempo

Oltre al differimento del TFS/TFR, anche i tempi di attesa per coloro che hanno aderito ai Fondi di previdenza complementare di tipo negoziale si sono allungati in modo significativo. Per il Fondo Perseo Sirio, che interessa gran parte della Pubblica Amministrazione, si registrano quasi 5.000 pratiche in sospeso, per un valore totale di circa 38 milioni di euro. L’Inps, a causa di difficoltà organizzative e carenza di personale, impiega ormai oltre 15 mesi per completare le liquidazioni, rendendo ancora più complessa la situazione per i lavoratori in attesa delle loro spettanze.

Per come la pensano i sindacati l’accumulo di pratiche inevase e i ritardi nei pagamenti dimostrano una chiara inefficienza gestionale che grava interamente sui lavoratori. Il problema non riguarda solo l’Inps, ma anche la mancata volontà politica di intervenire con misure che garantiscano tempi certi e parità di trattamento rispetto al settore privato. Senza un intervento concreto, il differimento del TFS/TFR rischia di trasformarsi in una penalizzazione sistematica per i dipendenti pubblici, minando ulteriormente la fiducia nella gestione previdenziale del settore.

Contratti e salari adeguati per evitare il declino economico

Il segretario nazionale della Funzione Pubblica Cgil, Florindo Oliverio, ha sottolineato come la mancata rivalutazione degli stipendi in linea con l’inflazione incida negativamente non solo sulle retribuzioni correnti, ma anche sulle future pensioni e sulla liquidazione. “Se non si interviene sui contratti di lavoro, si rischia un impoverimento sistematico per i dipendenti pubblici” ha dichiarato Oliverio, evidenziando inoltre il problema del blocco parziale del turnover e l’invecchiamento della forza lavoro.

La richiesta dei sindacati è chiara: garantire condizioni di equità tra lavoratori pubblici e privati, rimuovendo il differimento del TFS/TFR e assicurando salari adeguati per evitare che il lavoro nella Pubblica Amministrazione diventi sinonimo di precarietà economica dopo il pensionamento.

Il testo del dossier

Qui il documento completo.

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