Schillaci: “La legge sulle liste d’attesa richiama ognuno alle proprie responsabilità”

Grazie alla piattaforma sulle liste d’attesa “adesso stiamo analizzando i dati Regione per Regione, prestazione per prestazione”, ha detto a “Omnibus” su La7 il ministro della Salute, Orazio Schillaci. “Finalmente c’è una legge organica che mette tutti i punti in fila e richiama ognuno alle proprie responsabilità: il governo, le Regioni, gli assessori regionali, i direttori generali, anche i cittadini”, ha aggiunto.

Il decreto legge sulle Liste d’attesa “è già pienamente attuativo. La piattaforma Agenas per monitorare i tempi delle liste d’attesa funziona. Le Regioni un po’ a macchia di leopardo stanno mandando i dati”, detto Schillaci. “Tutto ciò che sta venendo fuori e che verrà fuori è basato sui dati offerti dalle Regioni” e la “notizia importante è che le Regioni che stanno rispettando la legge, cito il Lazio, la Basilicata, la Liguria, il Piemonte, stanno già ottenendo dei risultati molto incoraggianti”, ha aggiunto per poi spiegare che “è molto importante avere finalmente una piattaforma perché sappiamo in tempo reale cosa manca e dove manca e questo ci permette di intervenire”.

In tema di liste d’attesa “nella regione Lazio il tempo medio per una prestazione è passato dai 42 giorni del 2023 ai 9 giorni di quest’anno”, è “un tempo medio”, ha spiegato il ministro della Salute.

“Dai dati che escono ci sono Regioni più performanti e Regioni meno performanti: la Corte dei conti, analizzando i finanziamenti che sono stati messi dai vari governi dal 2020 al 2024 per ridurre le liste d’attesa, osserva che più di un quarto dei fondi non vengono spesi e spesso i fondi destinati alla liste d’attesa sono destinati per altri capitoli del bilancio”, ha detto Schillaci. “I fondi sono importanti in sanità e il primo che vorrebbe avere più fondi sono io, però deve cambiare il paradigma: quando qualcuno chiede più fondi, io vorrei capire per fare cosa”, infatti “non si può più basare il funzionamento di un Servizio sanitario nazionale come i nostro solo sui soldi, bisogna efficientare il sistema, è un problema di organizzazione”, ha spiegato. I soldi “non possono più essere dati a pioggia”, occorre darli “a chi li sa usare bene”, ha concluso il ministro.

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