Simone Bellotti, direttore creativo di Bally, potrebbe essere il nuovo designer di Jil Sander?
Simone Bellotti è il direttore creativo di Bally dal 2023, ma le...
Simone Bellotti è il direttore creativo di Bally dal 2023, ma le voci lo vogliono in uscita, direzione Jil Sander. Sarà vero? Ecco la sua carriera fino a qui
La sua prima collezione come direttore creativo di Bally, presentata nel settembre del 2023 a Milano, è stata celebrata dagli addetti ai lavori (e non solo) come una tra le più sorprendenti settimana della moda di Milano per le primavera estate 2024, eppure Simone Bellotti, direttore creativo di Bally, ha mantenuto in questi anni un’eleganza low profile e la capacità di entusiasmarsi per i dettagli. In showroom, quando lo avevo incontrato prima della sfilata di debutto, mi aveva mostrato la suola di una Ballyrina (uno dei modelli iconici del brand) ove il logo è inserito nel drappeggio della gonna di una danzatrice: «Guarda che bello», aveva sussurrato.
È la sua pacatezza, la sofisticata calma con cui si muove tra le creazioni che ha firmato per la maison svizzera dagli oltre 170 anni e, figurativamente, con cui ha mosso i primi passi alla sua guida, che mostra la cifra stilistica e umana del creativo. «Nel mondo della scarpa il classico mi è sempre piaciuto. La mia fortuna è che lavoro su oggetti autentici, che hanno una forte connessione con il brand. La nostra Ballyrina è un modello nato tra le due Guerre Mondiali per rispondere a una reale necessità: non era possibile importare dall’Italia o dalla Francia le scarpe da danza, così la maison ha iniziato a produrle». E a firmarle con il logo della danseuse dal tutù parlante.
La carriera di Simone Bellotti fino a qui
Classe 1978, originario di Giussano, Simone Bellotti ha iniziato il suo percorso nel 2001 ad Anversa come assistente designer da A.F. Vandervorst per le collezioni womenswear, mentre l'anno seguente è entrato in Gianfranco Ferré come menswear designer e ha lavorato qui per tre anni: nella lineup della sua prima sfilata, aveva incluso delle spille, omaggio proprio a Gianfranco Ferré. Lo step successivo lo vede in Bottega Veneta e poi Dolce&Gabbana, sempre come Senior Menswear Designer: di entrambe le maison ha un buon ricordo, come mi aveva raccontato: «Ho imparato molto a Bottega Veneta, nonostante sia stata un’esperienza breve, così come da Dolce & Gabbana». L'entrata in Gucci, nel 2007, ha un che di mistico. «Durante una vacanza ho espresso la mia curiosità di scoprire il mondo di Gucci e poco dopo è arrivata la chiamata della maison. Ho lavorato prima con Frida Giannini e poi con Alessandro Michele: con lui c'era un’energia che non dimenticherò mai» ci aveva spiegato.
Nel brand di origine fiorentina è rimasto fino al 2022, dove è stato, nell'ultimo anno, responsabile anche dello sportswear. Un percorso di grande esperienza, che ha convinto la maison Bally a chiamarlo prima come Design Director, nel 2022, e poi come Creative Director l'anno successivo.
Nicolas Girotto, CEO di Bally fino allo scorso agosto, aveva dichiarato in quell'occasione: «Avendo già lavorato a stretto contatto con il team durante gli ultimi nove mesi, Simone continuerà a interpretare e rinnovare i nostri codici distintivi nel contesto attuale. La passione e l’apprezzamento di Simone per l’eredità di Bally, uniti alla sua ampia esperienza nel settore, ci consentiranno di perseguire la nostra visione di creare prodotti senza tempo ed eleganti che rispettino la nostra tradizione artigianale».
E così Bellotti ha fatto: ha rivisitato, per esempio, la Glendale, calzatura millenaria «nata come scarpa da charleston da uomo. Quando l’ho vista nell’archivio della maison, ho deciso immediatamente di riadattarla in versione femminile. Vedere modelli come questi, ricchi di heritage, “prendere vita” in una sfilata del 2023 mi ha dato grande soddisfazione».
La valorizzazione dell'artigianalità e dell'archivio
Il punto di partenza di ogni collezione, «come è giusto che sia per un brand nato calzaturiero, sono le scarpe», ha raccontato Bellotti svelando dove è partito nel creare la prima collezione a suo nome: «La mia ricerca ha avuto inizio con un viaggio a Schönenberg, vicino a Zurigo, per visitare l’archivio Bally, dove ci sono così tante ispirazioni e modelli che la sfida è solo quella di scegliere quello giusto. Ho chiesto di farmi raccontare la storia delle persone dell’azienda, a partire dal founder visionario, Carl Franz Bally - una sorta di Steve Jobs ante litteram - che ha creato iniziative di welfare importanti, come ad esempio le case per i suoi dipendenti sulla riva del fiume vicino all’azienda. Aveva una vera ossessione per le scarpe, tanto da riconvertire in calzaturificio lo stabilimento, che produceva originariamente crest e nastri elastici. In archivio ne ho visti di bellissimi prodotti in lavorazioni jacquard, in colori incredibili, persino in madreperla. Riappaiono quindi, rivisitati, ovunque nello show di debutto». Simone Bellotti è rimasto davvero affascinato dall'archivio Bally: «Non parliamo più di prodotto, secondo me, ma di cultura, di evoluzione del costume. Nell’archivio del brand c’è anche il frutto di una gran ricerca e di una vocazione al collezionismo da parte della famiglia. Vi sono persino i menù delle cene di gala di inizio Novecento. Quando sei di fronte a sandali egizi di 2000 anni fa o meraviglie simili, come puoi non considerarli ispirazione pura? Ho un dovere di valorizzare un tale tesoro». L’entusiasmo con cui lo stilista – che ha avuto nella sua carriera accesso a molti altri archivi blasonati – parla di questo in particolare, è il segno della sua assoluta straordinarietà.
Le ispirazioni di Simone Bellotti
I viaggi nel tempo, grazie agli archivi, sono fonte di ispirazione insieme a quelli alla Fondazione dedicata all’arte e diretta da Vittoria Matarrese che ha sede nella splendida Villa Heleneum a Lugano e di cui ha detto: «La prima volta che l’ho visitata, con quell’atmosfera di grande cura e accoglienza allo stesso tempo, ho percepito che cosa potesse essere davvero il mondo Bally». Cos'altro ispira il creativo? «La casualità, l’epifania che a volte accade. L’idea di ispirarsi al Monte Verità, con il suo portato creativo e anticonvenzionale, cui ho guardato per la collezione di debutto, scaturisce da alcune foto scovate almeno 5 anni fa, quando vivevo a Roma, nella libreria/galleria antiquaria/archivio fotografico del quartiere del Ghetto che si chiama Il Museo del Louvre: le immagini ritraevano scene agresti e atmosfere hippy della comunità di artisti e riformatori - tra loro anche Hermann Hesse, uno dei miei autori di riferimento - che all’inizio del 1900 ha colonizzato il monte Monescia sopra Ascona, nel Ticino. La mia fidanzata mi ha regalato quelle immagini ma solo anni dopo, col mio arrivo a Bally, le ho riscoperte. Mi hanno permesso di interpretare la Svizzera, patria del brand, con una visione nuova e lontana dalle aspettative classiche. Mi piaceva raccontare un brand elvetico attraverso valori immateriali che andassero oltre la maestria e il ben fatto, già conosciuti e associati al Paese».
Così Simone Bellotti parla di stratificazione e molteplici identità: «Penso a un marchio come a una persona, che nell’immaginario ha un carattere definito ma può sorprendere o rivelare lati nascosti o inattesi. Lo show di settembre 2023 - che molti hanno definito onesto - svela molto di me». Tra le fonti di ispirazione sempre presenti per il designer, anche la musica: ne è una prova la capsule collection, firmata in collaborazione con Leo Mas, icona della musica di Ibiza che ha firmato le playlist delle sfilate di Bellotti fin dall'inizio, presentata con un cocktail durante la Milano Fashion Week Uomo.
Chissà cosa riserverà il futuro a Simone Bellotti, che voci dicono in partenza per Jil Sander. Sarà vero? La certezza è che saprà incantare con la sua eleganza di pensiero e la sua creatività sofisticata al timone di qualsiasi brand si troverà a lavorare.
Su Vogue.it potete leggere anche:
- La sfilata di Bally alla Milano Fashion Week ci insegna che il look classico può essere innovativo
- Harris Dickinson, l'attore di Babygirl, ospite alla sfilata di Prada a Milano, ha uno stile incredibilmente replicabile
- Le collezioni e i protagonisti che non vediamo l'ora di scoprire alla Milano Fashion Week Uomo
- La sfilata Dolce&Gabbana Uomo si chiama Paparazzi e c'è un perché
- Come partecipare a una sfilata di moda, come ospite o nel backstage
- I nostri “posticini” vecchia Milano: bar, negozi e gastronomie che hanno fatto la storia
- Dove prendere un aperitivo a Milano: la guida di Vogue
- Mostre moda 2025, tutte quelle da non perdere in Italia e all'estero, a partire da Bulgari a Shanghai
- I members club più nuovi a Milano e Roma, quali sono, come iscriversi e cosa provare assolutamente
- Pane per tutti i denti, la new wave delle panetterie a Milano
- La nostra guida ai cocktail bar da provare a Milano
Vuoi ricevere tutto il meglio di Vogue Italia nella tua casella di posta ogni giorno?
Qual è la vostra reazione?