Singapore: la banca centrale abbassa le stime di crescita per quest’anno

Il prodotto interno lordo di Singapore dovrebbe registrare una variazione compresa tra lo zero e il due per cento quest’anno, un brusco rallentamento rispetto al 4,4 per cento dell’anno scorso. Lo prevede l’Autorità monetaria di Singapore (Mas), la banca centrale, nel documento di politica monetaria pubblicato oggi. a gennaio l’istituto aveva previsto una crescita tra l’uno e il tre per cento. Secondo le stime preliminari, l’economia della città-Stato è cresciuta del 3,8 per cento su base annua nel primo trimestre, con una contrazione dello 0,8 su base trimestrale destagionalizzata, in calo rispetto all’espansione dello 0,5 per cento registrata nel trimestre precedente. Le prospettive di crescita del commercio globale e del Pil, spiega la Mas, si sono attenuate all’inizio di aprile e le condizioni finanziarie si sono inasprite, in seguito all’annuncio di dazi da parte degli Stati Uniti. L’inflazione, allo 0,7 per cento su base annua nel periodo gennaio-febbraio, è diminuita più del previsto in un’ampia gamma di beni e servizi, frenata dalla debole spesa dei consumatori. Per il 2025 si prevede una media compresa tra lo 0,5 e l’1,5 per cento.
L’8 aprile, il primo ministro di Singapore, Lawrence Wong, che è anche ministro delle Finanze, nella dichiarazione ministeriale sui dazi imposti dagli Usa, ha annunciato che il suo governo non risponderà con controdazi e cercherà di stringere i legami con partner aperti al libero scambio. Tuttavia, si è espresso in modo molto critico sulla decisione di Washington. Le preoccupazioni degli Stati Uniti riguardo alla Cina, ha detto, “dovrebbero essere affrontate nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc)”. “Una delle principali preoccupazioni degli Stati Uniti è la Cina, la sensazione che gli Stati Uniti abbiano concesso troppo consentendo alla Cina di aderire all’Omc; e che la Cina competa in modo sleale, ad esempio, sovvenzionando pesantemente le proprie aziende, imponendo barriere non tariffarie e limitando l’accesso al mercato per le aziende statunitensi. Tali preoccupazioni dovrebbero essere affrontate nell’ambito dell’Omc”, ha affermato Wong. “In particolare, gli accordi commerciali e le concessioni stipulati in passato, quando la Cina rappresentava solo il cinque per cento dell’economia mondiale, dovrebbero essere aggiornati ora che la Cina rappresenta il 15 per cento del prodotto interno lordo mondiale. E se ci sono disaccordi, questi dovrebbero essere risolti attraverso il sistema di risoluzione delle controversie dell’Omc, che è paralizzato e necessita urgentemente di essere ripristinato e riformato”, ha continuato il leader singaporiano.
Wong ha osservato che “l’America continua a godere di un peso economico senza pari. Di fatto, gli Stati Uniti si sono ripresi più rapidamente di altre economie avanzate dalla pandemia di Covid”, tuttavia, “non tutti gli americani la pensano così riguardo alla loro economia. Ci sono città svuotate in quella che un tempo era la fiorente cintura industriale americana. Ci sono lavoratori il cui lavoro è scomparso e i cui redditi sono stagnanti”. Il premier ha ricordato che “il malcontento era già visibile negli anni Novanta, quando i manifestanti interruppero la riunione dell’Omc a Seattle” e che “le frustrazioni si sono aggravate dopo la crisi finanziaria globale del 2008 e, più di recente, dopo la pandemia di Covid”.
“Non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato nel registrare un deficit commerciale. Significa semplicemente che i consumatori americani acquistano di più dal mondo di quanto il mondo acquisti dall’America”, ha proseguito Wong. “Inoltre, l’attenzione si è concentrata esclusivamente sul commercio di beni. Questo fornisce solo un quadro parziale. In effetti, gli Stati Uniti registrano un surplus con molti dei loro partner commerciali nei servizi, esportando software, istruzione, intrattenimento, servizi finanziari e commerciali. Ma questo fatto è stato completamente ignorato”. Wong ha riconosciuto che “il sistema economico globale ha bisogno di essere riformato”, riforme che “Singapore e molti altri hanno chiesto”, ma a suo parere “quello che gli Stati Uniti stanno facendo ora non è una riforma. Stanno rifiutando il sistema che hanno creato”. “Il nuovo regime tariffario americano rappresenta un completo ripudio del principio della Nazione più favorita”; “se altri Paesi adottassero lo stesso approccio degli Stati Uniti, il sistema commerciale basato su regole si sgretolerebbe”, ha avvertito Wong.
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