SIRI festeggia 50 anni: un libro per raccontare la storia della robotica italiana
Il Politecnico di Milano ha ospitato un evento celebrativo per il 50° anniversario di SIRI (Associazione Italiana di Robotica e Automazione), culminato con la presentazione del libro "SIRI 1975-2025: Storia della robotica italiana e di SIRI dalle origini a oggi" di Domenico Appendino. La serata ha offerto una panoramica sull'evoluzione della robotica in Italia, dalle sue pionieristiche origini fino alle sfide e opportunità della quarta rivoluzione industriale, attraverso le voci di protagonisti del mondo accademico e industriale. L'articolo SIRI festeggia 50 anni: un libro per raccontare la storia della robotica italiana proviene da Innovation Post.

Il Politecnico di Milano ha fatto da cornice all’evento “Umanità e Robot: Un viaggio in continua evoluzione” organizzato da SIRI, l’Associazione Italiana di Robotica e Automazione., in occasione del suo cinquantenario. L’evento ha rappresentato non solo un momento di celebrazione per l’associazione, ma anche un’occasione di profonda riflessione sulla storia della robotica italiana e sulle prospettive future di un settore oggi più che mai sotto i riflettori.
L’apertura dei lavori è stata affidata a Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano, il cui saluto è stato letto da Paolo Rocco, docente e membro del Consiglio di Amministrazione dell’ateneo, che ha poi rilevato, dal suo punto di vista, come la robotica sia uno dei settori di punta del Politecnico, sia nella ricerca che nel trasferimento tecnologico, e come la collaborazione con associazioni come SIRI sia fondamentale per facilitare il dialogo tra l’accademia e l’industria.
Un viaggio nella storia di SIRI e della Robotica italiana
Il cuore della serata è stato la presentazione a cura di Domenico Appendino, attuale Presidente di SIRI, del libro “SIRI 1975-2025: Storia della robotica italiana e di SIRI dalle origini a oggi“. Appendino ha espresso la sua soddisfazione per la realizzazione di quest’opera, nata dall’esigenza del consiglio di SIRI di celebrare in modo significativo il cinquantesimo anniversario dell’associazione con un contributo culturale. Ha inoltre palesato che il percorso per completare il libro si è rivelato più complesso del previsto, soprattutto nella fase di recupero di documentazione storica affidabile e nel tentativo di mediare le informazioni provenienti dai diversi attori del settore.
Appendino ha illustrato la struttura del libro, suddiviso in cinque grandi capitoli che ripercorrono i cinque decenni della storia di SIRI, dal 1975 al 2025. La storia della robotica italiana però – ha sottolineato Appendino – affonda le sue radici ancora prima della fondazione di SIRI.
Gli esordi da Norda e Olivetti alla fondazione di SIRI
Agli esordi è infatti dedicato il primo capitolo dell’opera. L’Italia – ha detto il presidente dell’associazione – è stata tra i pionieri della robotica a livello mondiale. Il primo robot industriale al mondo è stato installato negli Stati Uniti d’America nel 1961 da parte di Joseph Frederick Engelberger, ma solo due anni dopo, nel 1963, Franco Sartorio ha concepito il primo robot di misura al mondo che chiamò “macchina di misura” poiché all’epoca non era ancora diffuso il termine “robot”.
Appendino ha poi menzionato figure chiave come Franco Sartorio, che nel 1963 concepì la prima macchina di misura al mondo, e come all’epoca non si utilizzasse ancora in modo diffuso il termine “robot”. Ha poi ricordato il prototipo del robot di montaggio Sigma di Olivetti e l’accordo per Togliattigrad da cui nacque il progetto di Comau. In quegli anni anche aziende come Norda, con i suoi “autobracci” per l’asservimento presse, e Olivetti stavano di fatto gettando le basi per l’automazione industriale in Italia.
Il Presidente di SIRI ha proseguito tracciando le tappe fondamentali della storia della robotica italiana, dalla nascita di Comau e del primo robot di saldatura della SIV su progetto di Luigi Caprioglio, fino all’interesse del mondo accademico con figure come Marco Somalvico. Ha evidenziato come Somalvico avesse intuito già cinquant’anni fa il ruolo del robot come terminale dell’intelligenza artificiale. Appendino ha poi narrato la fondazione di SIRI nel 1975, grazie all’iniziativa di sette soci industriali e tre soci universitari, precisamente Luigi Caprioglio, Antonio d’Auria (primo Presidente di SIRI), Gianfranco Duina, Vincenzo Nicolò, Mario Salmon, Franco Sartorio, Mario Unnia dell’industra e Rinaldo Michelini, Massimiliano Petternella e Marco Somalvico dell’università.
Gli anni Ottanta e Novanta
Appendino ha descritto la crescita esponenziale del settore negli anni ’80, con un aumento del numero di costruttori italiani e l’emergere di aziende come Gaiotto (robot di verniciatura), Camel Robot (assemblaggio lavatrici), Prima Progetti (robot laser ZAC) e Bisiach & Carrù (robot di saldatura). Ha ricordato l’importanza del X° ISIR (International Symposium on Industrial Robotics) ospitato a Milano nel 1980 e la nascita della collaborazione con UCIMU (l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e di prodotti a questi complementari), che ha segnato un forte legame tra la parte culturale (SIRI) e la parte di categoria (UCIMU).
Gli anni ’90 sono stati caratterizzati dalla crescita dei costruttori e dalla nascita degli integratori in Italia, con l’affermazione di aziende come Prima Industrie (celle con robot Sapri e robot laser Optimo), Comau (Robogate con robot Smart SIR), Bisiach & Carrù (sistema Tauro), Camel Robot (apertura in Giappone), Antil (robot di piegatura), DEA (montaggio), Gaiotto (robot elettrico) e Jobs (robot di manipolazione). Appendino ha menzionato il Joseph Engelberger Award per la didattica conferito a Daniele Fabrizi nel 1988 e il lavoro di Umberto Cugini sui risultati del Progetto Finalizzato Robotica del CNR.
Gli anni Duemila
Il periodo 1996-2005 ha visto il consolidamento del fenomeno degli integratori e l’emergere della robotica di servizio, con la nascita dell’IIT e del suo robot umanoide iCub. Appendino ha ricordato i premi Joseph Engelberger Award conferiti in Italia a Paolo Dario (1996), Marco Somalvico (1998) e Arturo Baroncelli (2005). Sotto la presidenza di Rezia Molfino (dal 2000), SIRI ha continuato la sua crescita.
Gli anni della grande crisi finanziaria (2006-2015) e la comparsa del cobot hanno rappresentato una nuova fase, con l’Italia che ha mantenuto una posizione di rilievo a livello mondiale, seppur con l’emergere di nuovi competitor. Appendino ha citato l’evento in cui Yumi, il robot a due bracci di ABB, ha diretto l’orchestra con Andrea Bocelli e le innovative applicazioni di aziende come Comau, Prima Power e Stäubli.
Infine, il periodo 2016-2025 è segnato dalla robotica al centro della quarta rivoluzione industriale, con l’intelligenza artificiale, il cloud computing e la robotica mobile autonoma che aprono nuovi scenari. Appendino ha menzionato piattaforme robotiche collaborative come e.DO di Comau e AURA, il robot umanoide RoBeee di Oversonic e i cobot di Universal Robots per la produzione di Fiat 500e. Sotto la sua presidenza (dal 2016), SIRI ha ampliato il suo raggio d’azione, affrontando temi trasversali legati all’etica e all’impatto sociale della robotica.
Un confronto tra industria e accademia sulla storia e il futuro
Dopo la presentazione del libro, si è svolta una tavola rotonda moderata da Arturo Baroncelli, Past President di IFR (International Federation of Robotics) e premio Engelberger. Hanno partecipato Gianfranco Carbonato, Presidente di Prima Industrie, e Paolo Dario, Professore emerito della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Baroncelli ha introdotto il dibattito sottolineando la presenza al tavolo di due “brand” che hanno segnato la storia della robotica italiana in segmenti diversi: l’industria con Carbonato e l’accademia con Dario.
Rivolgendosi a Gianfranco Carbonato, Baroncelli ha ricordato il suo ruolo nello sviluppo di DEA e Prima Industrie, chiedendogli di identificare i fattori chiave di questi successi da un punto di vista imprenditoriale. Carbonato ha espresso la sua emozione nel ritrovarsi con persone che hanno condiviso le prime avventure del settore. Ha individuato nella nascita della meccatronica negli anni ’70, grazie alla rivoluzione dei semiconduttori e allo sviluppo dell’informatica, un elemento fondamentale. Ha inoltre evidenziato come a Torino si siano incontrate le competenze meccaniche derivanti dal mondo Fiat e quelle informatiche provenienti da Olivetti, generando un terreno fertile per l’innovazione. Carbonato ha ricordato la sua esperienza in DEA con Franco Sartorio e l’evoluzione della robotica, da robot specifici per applicazioni a bracci robotici più standardizzati. Ha menzionato il primo robot di Comau, il Polar 6000, e le sfide legate al suo azionamento idraulico. Ha poi concluso sottolineando come l’incontro tra il know-how meccanico del mondo Fiat e quello elettronico-informatico del mondo Olivetti sia stata uno dei fattori chiave per il successo della robotica in Italia.
Successivamente, Baroncelli ha chiesto a Paolo Dario a cosa attribuisse la “straordinaria eccellenza italiana” nella robotica, considerando lo sviluppo di corsi di studio e ricerche teoriche e applicative in diverse istituzioni accademiche. Dario ha esordito ricordando i suoi maestri e sottolineando l’importanza di lasciare spazio alla “devianza” e al pensiero fuori dagli schemi. Ha evidenziato come la meccatronica, pur essendo un “marchio” giapponese, abbia rappresentato una rottura delle discipline accademiche, fondamentale per l’innovazione. Dario ha rivendicato la qualità dell’educazione italiana, basata su una profonda cultura che comprende non solo aspetti scientifici e tecnici, ma anche una cultura in senso lato, essenziale per comprendere contesti internazionali. Ha sottolineato la differenza tra educazione (permanente) e formazione (continua), affermando che l’Italia educa benissimo i suoi talenti, tanto che il vero problema attuale è la loro emigrazione.
È stato poi trasmesso un intervento video registrato di Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa San Paolo, che non ha potuto partecipare di persona all’evento. Gros-Pietro ha sottolineato come il settore della meccanica strumentale, cui appartengono la robotica e l’automazione robotizzata, sia quello che contribuisce maggiormente all’export italiano. Ha attribuito il successo italiano a un’eredità culturale radicata, alla capacità di far crescere le attività imprenditoriali con investimenti continui e a un vantaggio competitivo nelle attività di specializzazione, dove la capacità di trasferire rapidamente i risultati della ricerca scientifica nei prodotti industriali è cruciale. Gros-Pietro ha menzionato il ruolo fondamentale di imprese come Comau e la loro capacità di affrontare problemi di economia di scala e di configurazioni automatiche per l’intera fabbrica.
Baroncelli ha poi chiesto a Gianfranco Carbonato come pensasse possa continuare il cammino della robotica al servizio dell’umanità, considerando il grande sviluppo tecnologico attuale. Carbonato ha ricordato l’importanza di evoluzioni come il cobot e ha ammesso che, nonostante l’inventiva italiana, l’Italia ha perso la leadership nella produzione di bracci robotici, eccellendo invece nelle applicazioni e nei sistemi integrati. Ha citato l’esempio di Prima Industrie, specializzata nella robotica laser e nei sistemi completi per la “fabbrica a luci spente”. Guardando al futuro, Carbonato ha previsto un grande sviluppo nella sensoristica e nella comunicazione, con l’intelligenza artificiale che consentirà di programmare i robot in linguaggio naturale. Ha sottolineato come l’evoluzione non sarà tanto nel braccio robotico singolo, quanto nelle sue applicazioni e nell’interazione con l’ambiente e con l’uomo. Ha menzionato le previsioni di crescita del mercato della robotica e la sfida della concorrenza cinese, che impone un’evoluzione verso applicazioni più complesse. Carbonato ha concluso vedendo un grande potenziale nella robotica di servizio, con applicazioni in settori come l’ambiente nucleare e la chirurgia remota.
Baroncelli ha poi ricordato come Paolo Dario sia stato un precursore della visione di una cooperazione armoniosa tra uomo e robot. Dario ha ricordato di essere stato considerato “pazzo” per queste idee e ha ribadito l’importanza di puntare su chi esce dagli schemi. Ha citato la sua esperienza nel Progetto Finalizzato Robotica con figure di spicco come Gros-Pietro e il suo lavoro pionieristico nella robotica biomedica, che ha portato alla nascita di imprese di successo nella robotica chirurgica. Dario ha sottolineato l’importanza di anticipare le tendenze e ha esortato i giovani a perseguire “virtute e conoscenza”, richiamando la lezione di Ulisse nel Canto XXVI dell’Inferno di Dante. Ha concluso auspicando un futuro in cui i valori italiani di conoscenza e principi etici guidino lo sviluppo della robotica, in linea con i concetti di Industria 5.0 e di un’economia “human-centred e planet-centred”.
Targhe Commemorative ai Protagonisti della Storia di SIRI
La serata si è conclusa con la consegna di targhe commemorative ai fondatori e ai Past President di SIRI, un momento di riconoscimento per coloro che hanno contribuito a scrivere la storia della robotica italiana. Domenico Appendino, affiancato dai Vice Presidenti di SIRI Giovanni Legnani e Alessandro Santamaria, ha chiamato sul palco i rappresentanti di coloro che hanno reso possibile la nascita e la crescita dell’associazione.
È stato presentato un video messaggio di Gianfranco Duina, socio fondatore, che non ha potuto essere presente, ma ha inviato in questa forma il suo saluto, ricordando la costruzione del suo primo “autobraccio” nel 1970 e la fondazione di SIRI.
Vincenzo Nicolò, altro socio fondatore, ha espresso la sua emozione nel ricevere il riconoscimento, riflettendo sui 50 anni trascorsi e sull’importanza intellettuale del settore della robotica.
Anche Mario Salmon, tra i fondatori, ha ricevuto una targa, ricordando come il primo robot costruito in Olivetti fosse stato donato al Politecnico di Milano, rappresentando un esempio di collaborazione tra industria e università. Ha inoltre menzionato di aver tenuto il primo corso di robotica all’interno di un corso di intelligenza artificiale al Politecnico negli anni ’80.
È stata consegnata una targa alla signora Sartorio, vedova di Franco Sartorio, pioniere della robotica di misura. La signora Sartorio ha condiviso un ricordo degli inizi del marito, quando ancora lavorava in Fiat e iniziava a coltivare l’idea di innovare nel campo della misura.
Un applauso ha accolto il ricordo di Antonio d’Auria, primo Presidente di SIRI.
Alessandro Santamaria ha poi ricordato con affetto Daniele Fabrizi, Presidente di SIRI dal 1979 al 2000 e primo Presidente di IFR, sottolineando la sua passione per la robotica e per la lingua italiana. Suo figlio ha espresso l’entusiasmo del padre per SIRI e ha condiviso un aneddoto sulle discussioni in famiglia riguardo al futuro della robotica negli anni ’90.
Infine, è stata commemorata Rezia Molfino, Presidente di SIRI dal 2000 al 2016, di cui è stata ricordata l'”innata gentilezza e inclinazione naturale all’industria”.
Con un brindisi alla storia della robotica italiana e ai suoi protagonisti, Domenico Appendino ha dichiarato conclusi i lavori in sala.
L'articolo SIRI festeggia 50 anni: un libro per raccontare la storia della robotica italiana proviene da Innovation Post.
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