Stellantis - Ancora stallo dopo il tavolo al ministero
Il braccio di ferro tra governo e Stellantis continua e anche l'ultima puntata del Tavolo Automotive, tenutasi oggi al Mimit (ministero delle Imprese e del Made in Italy), sembra portare a un nulla di fatto, con le parti arroccate sulle proprie posizioni. Da un lato, il ministro Adolfo Urso ha chiesto al costruttore di "assumersi la responsabilità del rilancio dell'auto italiana", con un "vero e significativo piano industriale", e al tempo stesso ha invocato nuovamente una revisione delle normative sulle emissioni per il 2025, per "rimuovere la follia delle euromulte"; dall'altro, Stellantis afferma di "avere un piano per l'Italia" e auspica, al contrario, che l'Europa mantenga le regole attuali "per garantire stabilità: modificare ora gli obiettivi avrebbe effetti negativi perché l'industria automobilistica opera su tempi molto lunghi", ha detto Daniela Poggio, vicepresidente Communication & Public Affairs di Stellantis Italia. Insomma, le posizioni sono distanti se non agli antipodi,
Il braccio di ferro tra governo e Stellantis continua e anche l'ultima puntata del Tavolo Automotive, tenutasi oggi al Mimit (ministero delle Imprese e del Made in Italy), sembra portare a un nulla di fatto, con le parti arroccate sulle proprie posizioni. Da un lato, il ministro Adolfo Urso ha chiesto al costruttore di "assumersi la responsabilità del rilancio dell'auto italiana", con un "vero e significativo piano industriale", e al tempo stesso ha invocato nuovamente una revisione delle normative sulle emissioni per il 2025, per "rimuovere la follia delle euromulte"; dall'altro, Stellantis afferma di "avere un piano per l'Italia" e auspica, al contrario, che l'Europa mantenga le regole attuali "per garantire stabilità: modificare ora gli obiettivi avrebbe effetti negativi perché l'industria automobilistica opera su tempi molto lunghi", ha detto Daniela Poggio, vicepresidente Communication & Public Affairs di Stellantis Italia. Insomma, le posizioni sono distanti se non agli antipodi, soprattutto sul futuro. Delusi i sindacati, che di fronte all'ennesimo stallo richiedono "la convocazione di un incontro con Stellantis presso la presidenza del Consiglio", definendo "controproducente" il Tavolo e "incapace di invertire la pericolosa deriva" del settore.
L'attacco di Urso. Chiediamo un vero, significativo e chiaro piano industriale, che entri nel dettaglio di ogni stabilimento in Italia e che preveda un significativo aumento degli investimenti nel nostro Paese", ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nell'incontro con Stellantis. "Come dimostrano le mozioni parlamentari approvate alla Camera e lo stesso sciopero, vi è una condivisione generale, una piena unità di intenti, dal Parlamento ai sindacati, dalle Regioni alla filiera della componentistica" ha aggiunto Urso, sottolineando come tutte le parti chiedano al costruttore "di impegnarsi concretamente per il rilancio dell'industria dell'auto e per la salvaguardia dei posti di lavoro" e "di dare all'Italia quello che l'Italia ha dato alla Fiat". Nello specifico, il ministro chiede "indicazioni e dati precisi, impegni sulle risorse e sui nuovi modelli, investimenti sulla ricerca e sulla formazione, sulle nuove piattaforme produttive e quindi sulla componentistica", affermando che il governo è "disposto a mettere in campo ciò che è necessario per sostenere questo sforzo, con politiche nazionali ed europee adeguate". Su quest'ultimo punto, però, non mancano frizioni tra le parti, sia sul tema degli incentivi sia sulle politiche da perseguire a Bruxelles: "Quest'anno abbiamo investito un miliardo di euro di intesa con Stellantis", ha continuato Urso, "secondo cui la misura avrebbe aumentato la produzione in Italia. accaduto esattamente il contrario. Quindi, come preannunciato, non la riproporremo più. Destineremo tutte le risorse del fondo, che pensiamo di aumentare nel corso della manovra, sul fronte dell'offerta, a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell'automotive". In campo europeo, poi, Urso continua a richiedere una revisione dei regolamenti per il 2025: "Dobbiamo rimuovere la follia delle euromulte che scatteranno dal primo gennaio prossimo: è questo il motivo principale che sta portando alla chiusura degli stabilimenti", ha detto il ministro: "Per sfuggire alla tagliola delle multe le case hanno tre vie, tutte suicide per l'industria: ridurre la produzione di auto endotermiche per scendere sotto la proporzione fissata tra auto elettriche vendute e auto endotermiche; aumentare la vendita di auto elettriche nella propria rete, come sta facendo Stellantis, certificando e vendendo le auto del proprio socio Leapmotor importate dalla Cina; oppure, in ultima istanza, comprando le quote di crediti CO2 da Tesla. In ogni caso, si accelera la crisi della produzione europea. Si condannano l'auto e il lavoro europeo. Una follia che dobbiamo subito scongiurare".
La replica di Stellantis. A rappresentare Stellantis al tavolo del ministero c'erano Daniela Poggio, il responsabile delle risorse umane e della relazioni industriali, Giuseppe Manca, e la managing director, Antonella Bruno. Il costruttore ha replicato a Urso "di avere un piano per l'Italia" e di voler "lottare per difendere la sua leadership" nel nostro Paese, aggiungendo di "non avere intenzione di chiudere alcuno stabilimento, né di fare licenziamenti collettivi". Il gruppo automobilistico ha però espresso nuovamente vedute divergenti da quelle del governo sul piano delle politiche comunitarie nel settore: "In questo momento di transizione - ha detto Poggio - le politiche che garantiscono la stabilità delle regole sono più importanti che mai e i target del 2025 erano noti fin dal 2019. Modificare adesso gli obiettivi avrebbe effetti negativi", ha aggiunto la responsabile della comunicazione del gruppo, "perché l'industria automobilistica opera su tempi molto lunghi. Il piano strategico Dare Forward 2030 prevede la decarbonizzazione entro il 2038 sia dei veicoli sia dei processi produttivi. E di raggiungere entro il 2030 la vendita del 100% di veicoli elettrici in Europa e il 50% in Usa. Un investimento di 50 miliardi di euro. Modificare la regolamentazione in corsa non è una buona idea, perché il mondo non tornerà indietro sull'elettrificazione e l'Italia è un Paese esportatore. La riconversione (all'elettrico, ndr) comporta un maggiore costo dei veicoli del 40%, e questo è il principale problema che non abbiamo ancora risolto: la politica fa le leggi, noi le rispettiamo", ha dichiarato ancora la portavoce di Stellantis. Insomma, la linea è la stessa già dettata da Carlos Tavares, contrario alla revisione delle regole.
I sindacati "chiamano" Meloni. Delusa la terza parte seduta al tavolo, i sindacati. Presenti i rappresentanti di Fim, Fiom, Uilm, Ugl metalmeccanici, Acqcfr, Fismic, Anfia, e delle Regioni in cui sono insediati gli stabilimenti del gruppo (Piemonte, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Abruzzo, Emilia-Romagna). "Ribadiamo la richiesta di convocazione di un incontro con Stellantis presso la presidenza del Consiglio", spiega la Uilm. "Il Tavolo Automotive, aperto da oltre un anno, si è dimostrato finora non solo inefficace, ma addirittura controproducente. L'aggiornamento al 16 dicembre presso il Mimit, proposto dal ministro Urso, rischia di rappresentare una ennesima pericolosa dilazione. Le proposte di rilancio del settore automotive, elaborate nelle sessioni tecniche all'unanimità, sono state lasciate inspiegabilmente cadere. Anzi, il ministero ha di fatto interrotto le trattative per quasi un anno, permettendo che le cose precipitassero e che la produzione passasse dai circa 800 mila veicoli del 2023 agli scarsi 500 mila attuali. L'incontro di oggi al Mimit non è riuscito a invertire questa pericolosa deriva, né è riuscito a risolvere le questioni più urgenti, come il rafforzamento degli ammortizzatori sociali, senza il quale avremo ondate di licenziamenti nelle imprese dell'indotto, e la riduzione del costo dell'energia, più alto che in qualsiasi altro grande paese europeo. L'unico punto su cui esprimiamo sintonia col Mimit è la necessità di ottenere una modifica del micidiale regolamento europeo che sostanzialmente impone già nel 2025 quote di auto elettriche impossibili da vendere".
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