La scoperta di un meccanismo inedito con il quale lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) sviluppa resistenza agli antibiotici potrebbe portare a nuove forme di trattamento contro questo tipo di superbatteri, responsabili ogni anno di almeno 120.000 decessi nel mondo, e forse anche contro altri patogeni che utilizzino la stessa strategia.. MRSA: di che cosa si tratta? Con il termine S. aureus resistente alla meticillina (in inglese Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus o MRSA) si intende uno qualunque dei ceppi di S. aureus che si sono evoluti sviluppando resistenza agli antibiotici beta-lattamici, cioè le penicilline e le cefalosporine.
Un tempo questi superbatteri provocavano infezioni difficilmente trattabili soprattutto nei pazienti ricoverati negli ospedali e con difese immunitarie compromesse; oggi riescono a infettare anche chi trascorre molto tempo in luoghi molto affollati, come le carceri, i dormitori, i ricoveri per senzatetto, le caserme, gli spogliatoi di palestre e campi sportivi, le scuole.. Trucco svelato. Da tempo si sa che la resistenza dell'MRSA ai trattamenti battericidi dipende dall'azione di un nuovo enzima, acquisito nel corso dell'evoluzione, capace di tenere insieme le sue pareti cellulari, diverso da quelli per decenni presi di mira da antibiotici come le penicilline e la meticillina. Ora però gli scienziati dell'Università di Sheffield, Inghilterra, hanno scoperto che questo sistema di difesa, da solo, sarebbe insufficiente a garantire al batterio l'invulnerabilità.
L'MRSA mette in campo un doppio scudo contro gli antibiotici. Oltre al nuovo enzima acquisito per irrobustire la struttura delle sue cellule, il superbatterio ha sviluppato un sistema di divisione alternativo, che gli permette di replicarsi anche in presenza di antibiotici. Un meccanismo finora sconosciuto e pertanto non ancora preso di mira farmacologicamente.. Verso antibiotici di nuova generazione. Il prossimo passo sarà capire in che modo l'MRSA si moltiplichi, anche in presenza di antibiotici, usando il meccanismo di divisione appena scoperto.
Comprendere nel dettaglio questo processo aiuterà a sviluppare trattamenti che possano prendere di mira anche questa strategia un tempo nascosta e inibire la crescita dei ceppi di S. aureus resistenti agli antibiotici. Inoltre, lo studio potrebbe far luce su alcuni meccanismi fondamentali della divisione cellulare dei batteri, utili anche contro altri patogeni multiresistenti..