Terra dei Fuochi, la Corte di Strasburgo si sveglia dopo 20 anni: "Persone a rischio"
La verità viene sempre a galla, anche se passa un ventennio. Per anni sono stati messi a rischio gli abitanti della Terra dei Fuochi. Stiamo parlando dell'area diventata famosa per la serie “Gomorra” e dove la criminalità avrebbe sversato rifiuti tossici, per cui avrebbero perso la vita decine e decine di persone. A decretarlo, stavolta, non è l'ennesimo reportage, ma la Corte Europea dei diritti dell'Uomo, che accoglie un ricorso, presentato da residenti e associazioni presenti sul territorio a cavallo tra le province di Caserta e Napoli. Parte, dunque, il timer per chi, allo stato, ha le redini del Paese. Avrà 24 mesi per introdurre una serie di misure, in grado di risolvere, in modo definitivo, la criticità o meglio per fare in modo che in 90 Comuni, o meglio laddove vivono oltre 3 milioni di persone, non esista più alcuna correlazione tra l'incremento di determinate patologie e un ambiente abbandonato a un destino infausto. Mai, come questa volta, infatti, si parla di rischio di mo
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La verità viene sempre a galla, anche se passa un ventennio. Per anni sono stati messi a rischio gli abitanti della Terra dei Fuochi. Stiamo parlando dell'area diventata famosa per la serie “Gomorra” e dove la criminalità avrebbe sversato rifiuti tossici, per cui avrebbero perso la vita decine e decine di persone. A decretarlo, stavolta, non è l'ennesimo reportage, ma la Corte Europea dei diritti dell'Uomo, che accoglie un ricorso, presentato da residenti e associazioni presenti sul territorio a cavallo tra le province di Caserta e Napoli. Parte, dunque, il timer per chi, allo stato, ha le redini del Paese. Avrà 24 mesi per introdurre una serie di misure, in grado di risolvere, in modo definitivo, la criticità o meglio per fare in modo che in 90 Comuni, o meglio laddove vivono oltre 3 milioni di persone, non esista più alcuna correlazione tra l'incremento di determinate patologie e un ambiente abbandonato a un destino infausto. Mai, come questa volta, infatti, si parla di rischio di morte «sufficientemente grave, reale e accertabile».
Allo stesso modo, però, viene chiarito come non sia stata data «una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità». Non solo non sarebbero state adottate tutte le misure utili a fermare un business criminale, ma addirittura, secondo Strasburgo, non sarebbe stata informata sufficientemente la popolazione rispetto ai rischi che tali esposizioni avrebbero potuto comportare per la salute. Anzi, viene detto come alcune informazioni «siano state coperte, per anni, dal segreto di Stato». Il riferimento è in modo particolare a quanto denunciato, nel lontano 1997, da Carmine Schiavone. Il boss dei casalesi, allora, disse: «Entro vent'anni rischiamo tutti di morire». Ragione per cui la stessa Corte Europea dei Diritti dell'Uomo non esclude che potranno essere valutati dei risarcimenti per i parenti di chi, a causa di tale problematica, ha lasciato i propri cari troppo presto. Parla, dunque, di «sentenza di portata storica» l'avvocato Valentina Centonze, il legale che ha istruito il ricorso sul quale si è pronunciata la Cedu.
«Non solo–spiega-accertata la violazione del diritto alla vita, ma anche che ci siano state delle attività omissive da parte dello Stato». Ad aggrapparsi alla speranza di un vero cambiamento, invece, Tina Zaccaria, presidente dell'associazione “Angeli guerrieri della Terra dei fuochi”: «In tanti annidi attività – rivela chi ha perso la figlia per un linfoma a 16 anni non abbiamo registrato alcun cambiamento nelle istituzioni, che hanno sempre sottostimato il fenomeno. Non so se adesso cambierà qualcosa, ma se accadrà avremo vinto». Non sono mancati, intanto, i comunicati della politica. L'ex presidente della Camera Roberto Fico sostiene che «non bisogna perdere un minuto in più», così come il suo papabile sfidante alla guida della Campania Sergio Costa che sottolinea come «Strasburgo certifica quanto detto da anni». La Lega, invece, ricorda come tale risultato sia in linea con un emendamento già presentato dai parlamentari Gianluca Cantalamessa e Giampiero Zinzi. Piero De Luca, infine, parla di «monito». Una cosa è certa, come spiega bene Mariano Di Palma, referente di Libera, quanto decretato dal Cedu certifica «l'immobilismo di uno Stato», che per troppo tempo ha chiuso gli occhi.
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