Terranova: applausi a Draghi se critica l'Ue, ma se lo fa l'americano Vance la sinistra insorge

È innegabile che il discorso di Monaco del vicepresidente Usa L.D. Vance sia risultato urticante agli orecchi dei leader europei. Ma chiediamoci come mai le sferzate di Vance hanno avuto come reazione alti lamenti e indignazione diffusa mentre quando a bacchettare l'Ue è Mario Draghi gli applausi si sprecano. Eppure, restando al succo, alla sostanza degli interventi dei due – ultimo quello di Mario Draghi alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo – entrambi hanno chiesto all'Europa di battere un colpo, di fare qualcosa, di darsi una mossa, di uscire dal chiacchiericcio. Sentiamo Vance: «Il presidente Trump crede che i nostri amici europei debbano svolgere un ruolo più importante nel futuro di questo continente. Questo termine “condivisione degli oneri” pensiamo sia una parte importante dell'essere in un'alleanza, che gli europei si facciano avanti mentre l'America si concentra sulle aree del mondo che sono in grande pericolo». E ora ascoltiamo Draghi: «L'Ue è il principale nem

Terranova: applausi a Draghi se critica l'Ue, ma se lo fa l'americano Vance la sinistra insorge

È innegabile che il discorso di Monaco del vicepresidente Usa L.D. Vance sia risultato urticante agli orecchi dei leader europei. Ma chiediamoci come mai le sferzate di Vance hanno avuto come reazione alti lamenti e indignazione diffusa mentre quando a bacchettare l'Ue è Mario Draghi gli applausi si sprecano.

Eppure, restando al succo, alla sostanza degli interventi dei due – ultimo quello di Mario Draghi alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo – entrambi hanno chiesto all'Europa di battere un colpo, di fare qualcosa, di darsi una mossa, di uscire dal chiacchiericcio. Sentiamo Vance: «Il presidente Trump crede che i nostri amici europei debbano svolgere un ruolo più importante nel futuro di questo continente. Questo termine “condivisione degli oneri” pensiamo sia una parte importante dell'essere in un'alleanza, che gli europei si facciano avanti mentre l'America si concentra sulle aree del mondo che sono in grande pericolo». E ora ascoltiamo Draghi: «L'Ue è il principale nemico di se stessa». E perché? Perché si dilunga nell'attesa, nei veti, nel dire no a tutto mentre, presto «dovrà garantire da sola la sicurezza dell'Ucraina e della stessa Europa». Quindi, subito azioni per una difesa comune con conseguente aumento delle spese per gli armamenti. È quello che ha chiesto Trump, che ha ribadito Vance e che ha sottolineato Draghi. Certo i toni di Vance sono stati bruschi ma i suoi rimproveri hanno più di un fondamento.

«Ho avuto molte, molte conversazioni fantastiche – ha detto - con molte persone riunite qui in questa stanza. Ho sentito molto sulla necessità di difendervi e, naturalmente, questo è importante. Ma ciò che mi è sembrato un po' meno chiaro è per cosa esattamente vi state difendendo. Qual è la visione positiva che anima questo patto di sicurezza condiviso che tutti noi crediamo sia così importante? E credo profondamente che non ci sia sicurezza se hai paura delle voci, delle opinioni e della coscienza che guidano il tuo stesso popolo».

Banalmente, la domanda potrebbe essere posta così: l'Europa vuole davvero che sia l'America a provvedere alla sua sicurezza mentre Bruxelles si occupa di censurare la libera circolazione delle opinioni? Di qui il monito di Vance: «Hai bisogno di mandati democratici per realizzare qualcosa di valore nei prossimi anni». Dunque, il tempo degli euroburocrati è finito. E l'indice puntato di Draghi, che pure non può certo ascriversi al fronte populista, va nella stessa direzione: contro un'Europa fatta solo di regolamenti e incapace di decidere, e di prendere decisioni con la velocità che le sfide globali impongono.

Per questo anche ciò che ha scritto sul Financial Times a proposito dei dazi cambia radicalmente la prospettiva dei piagnistei anti-Trump: «L'Europa ha imposto con successo dazi su se stessa», ha affermato l'ex presidente della Bce, aggiungendo che le barriere interne al mercato europeo «sono equivalenti a una tariffa del 45% per la produzione e del 110% per i servizi». E torniamo al concetto di fondo: l'Europa è nemica di se stessa. Lo è per Vance quando non difende più la libertà di opinione e lo è per Draghi quando non comprende il salto di qualità necessario da fare.

Chiaramente la vecchia guardia progressista e di sinistra non può che stracciarsi le vesti nel difendere la vecchia Europa, non quella che è stata a fondamento dell'Occidente ovvio (anzi quella è vista come nemica dal wokismo perché ne erano protagonisti i maschi, bianchi e imperialisti) ma quella a due velocità, a trazione franco-tedesca contro la quale non potevi dire nulla perché se no le tue opinioni valevano come le fake news di un troll. Di qui un Prodi che accusa Vance di avere capovolto i valori occidentali e un Bersani che strilla: «Ridateci la statua della libertà». Non vogliono prendere atto della realtà? Problemi loro. Però se applaudite Draghi dovete ammettere che qualcosa nell'Ue non funziona, che occorre cambiare e non per colpa del cattivone Trump ma per colpa dell'Europa stessa. 

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