Toghe scatenate, quei comizi dei giudici testimonial di Pd e Cgil: è polemica

Le toghe rosse, quelle che hanno dichiarato guerra al governo ma che giurano di non fare politica, attaccano la riforma dell'esecutivo Meloni alle kermesse del Pd e della Cgil. Con l'approssimarsi dello sciopero contro la riforma delle carriere, proclamato per il 27 febbraio, cresce il timore per un flop della protesta. E i magistrati della corrente di sinistra, che fino a prima si riunivano a porte chiuse per tracciare la strategia operativa della lotta o si confrontavano su chat o mailing list dell'Anm, ormai sono venuti allo scoperto.   Da Roma a Napoli, le toghe anti Meloni hanno dato vita ai loro comizi, presentandosi come testimonial del Partito democratico, che con la segretaria Elly Schlein si è schierato al fianco della magistratura al congresso della giurisdizione del maggio scorso, da dove è venuto fuori un manifesto ideologico dei giudici più duri e puri, quello spirito di Palermo che ora anima l'azione del nuovo capo dell'Anm, Cesare Parodi, prima moderato di Magistrat

Toghe scatenate, quei comizi dei giudici testimonial di Pd e Cgil: è polemica

Le toghe rosse, quelle che hanno dichiarato guerra al governo ma che giurano di non fare politica, attaccano la riforma dell'esecutivo Meloni alle kermesse del Pd e della Cgil. Con l'approssimarsi dello sciopero contro la riforma delle carriere, proclamato per il 27 febbraio, cresce il timore per un flop della protesta. E i magistrati della corrente di sinistra, che fino a prima si riunivano a porte chiuse per tracciare la strategia operativa della lotta o si confrontavano su chat o mailing list dell'Anm, ormai sono venuti allo scoperto.

 

Da Roma a Napoli, le toghe anti Meloni hanno dato vita ai loro comizi, presentandosi come testimonial del Partito democratico, che con la segretaria Elly Schlein si è schierato al fianco della magistratura al congresso della giurisdizione del maggio scorso, da dove è venuto fuori un manifesto ideologico dei giudici più duri e puri, quello spirito di Palermo che ora anima l'azione del nuovo capo dell'Anm, Cesare Parodi, prima moderato di Magistratura Indipendente e oggi condottiero della falange che non intende minimamente «trattare nessuna modifica della riforma in cambio di alcunché», ha assicurato il presidente. Con quello stesso spirito, lo scorso giovedì, al Circolo Pd Italia Lanciani, a Roma, il pm Eugenio Albamonte nominato recentemente sostituto della Direzione nazionale antimafia, già segretario di AreaDg, ovvero una costola di Magistratura democratica, ha partecipato insieme alla deputata dem Debora Serracchiani a un dibattito sulla riforma della giustizia, organizzato dai Giovani democratici. E il suo intervento è stato acclamato sui social dell'organizzazione giovanile del partito del Nazareno, con il ringraziamento al magistrato «per averci portato il suo punto di vista politico e tecnico, anche in vista del referendum che probabilmente af�p6 fronteremo nei tempi futuri».

E le foto di un sorridente Albamonte seduto al tavolo dei relatori del Pd fa il giro di Facebook, condivisa dalla pm di Roma Tiziana Orrù, anche lei di AreaDg, con il commento «Avanti così». Un post che incassa immediatamente il like di Anna Canepa, magistrata alla Dna appartenente alla stessa corrente di sinistra.

L'indipendenza della magistratura passa dal Pd di Roma e va in scena pure a Napoli. Sul palco della Cgil, a scaldare la platea a fianco di quel segretario Maurizio Landini che ha chiamato alla rivolta sociale, è salito invece il pm Fabrizio Vanorio, sostituto procuratore napoletano, componente dell'Anm ed esponente di Magistratura democratica, la corrente presieduta dalla giudice pro migranti Silvia Albano e pure di Marco Patarnello, il togato della Cassazione che ha definito la premier Meloni più pericolosa di Silvio Berlusconi perché non agisce per un salvacondotto, ma per una visione politica in grado di mettere a rischio la giurisdizione. E il pm Vanorio, su quel palco dell'hotel Ramada dove Landini ha lanciato la campagna per il referendum su lavoro, sicurezza e cittadinanza agli immigrati, ha esordito con un'amara ironia: «Per fare una battuta, stanno per togliere anche a noi l'articolo 18, un architrave di libertà e di indipendenza. Ci si avvicina a un pm sotto controllo dell'esecutivo e una magistratura giudicante costretta all'impotenza. Chi dice: voi magistrati siete politicizzati mente sapendo di mentire».

 

La solita solfa, a cui ormai, di fronte addirittura ai comizi elettorali contro il governo Meloni, non ci crede nessuno. E non soltanto i cittadini, ma gli stessi magistrati, che tra loro stanno litigando come maranza di periferia, a leggere le chat che Il Tempo, in questi mesi, vi ha rivelato in esclusiva. Perché la maggioranza silenziosa non è d'accordo con lo sciopero. Al punto che c'è il rischio flop. E l'Anm è corsa ai ripari, chiedendo ai colleghi di indicare l'adesione, per schedare i "buoni" e mettere nella lista di proscrizione chi non lotta insieme a loro.

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