Toscana: tre borghi da scoprire in Casentino

Poppi, Bibbiena e Raggiolo sono piccoli tesori perfetti per un viaggio primaverile: uno più medievale, l'altro più metropolitano, uno rustico e isolato

Toscana: tre borghi da scoprire in Casentino

Nel 1818 il pittore tedesco Caspar David Friedrich dipinge il suo quadro più celebre, il Viandante sul mare di nebbia. Rappresenta un uomo, probabilmente lo stesso Friedrich, che osserva da un promontorio roccioso una vallata montana invasa da una coltre di nebbia, immersa in un’atmosfera romantica, malinconica e inquieta.

Le sensazione, ma anche la concreta esperienza dell’osservare un panorama che ci rimane nascosto, è tipica dei mesi invernali nelle vallate di collina e di campagna. Presto, però, arriverà la primavera a squarciare il velo della bruma, e torneranno a rendersi vivi i colori dei boschi e dei prati, a svettare in lontananza i crinali delle montagne, a stagliarsi contro l’orizzonte i merli e i campanili dei piccoli borghi che siedono sulle vette di morbide colline tornite.

Un passaggio di stagione che vale la pena vivere e scoprire in Casentino, una valle della Toscana situata tra Firenze e Arezzo, dove scorre il primo tratto dell’Arno e che confina con la Romagna, con la quale condivide i rilievi appenninici e il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Una valle rurale e verde, eppure densa di storia, in particolare medievale: dalla battaglia di Campaldino raccontata da Dante Alighieri ne La Divina Commedia fino al Santuario della Verna, il luogo dove Francesco d’Assisi avrebbe ricevuto le stigmate e che è diventato poi uno dei luoghi di culto chiave del francescanesimo.

Un territorio che è punteggiato, inoltre, di piccoli borghi autentici, ognuno con le sue peculiarità. Cittadine il cui centro è situato al vertice di una collina e che dominano da lì la lunga pianura casentinese, un po’ come lo spuntone di roccia di Friedrich rispetto al suo mare di nebbia.

Poppi, il borgo simbolo del Casentino

Quando si scende lungo le curve della lingua d’asfalto che dal Passo della Consuma, il valico che collega Firenze al Casentino, lo sguardo sulla vallata si posa inevitabilmente sugli svettanti merli del Castello di Poppi, che si staglia sulla sommità di una collina e domina la pianura ai suoi piede.

Si tratta di uno dei simboli del Casentino, e sono molteplici le vedute panoramiche sulla valle dalle quali si individua chiaramente la sagoma del fortilizio che emerge tra i tetti degli altri edifici di questo piccolo gioiello medievale.

Vista sul borgo di Poppi, in Casentino - Toscana
Fonte: iStock
Il Castello di Poppi è uno dei simboli del Casentino

Poppi è oggi divisa in due parti: una, contemporanea, adagiata in pianura e cresciuta in tempi moderni attorno al passaggio della strada che sale verso il succitato Passo della Consuma; l’altra, quella più interessante, è quella dall’animo storico, che si sviluppa sui fianchi di un colle, in vetta al quale sorge il magnifico Castello.

In cima al borgo, caratterizzato da antiche mura, vicoli stretti ed edifici in pietra, si può godere di un panorama eccezionale, sorseggiando un aperitivo al chiosco nel giardino esterno al mastio. All’interno del Castello ha oggi sede il comune di Poppi, ma nella parte visitabile della struttura potrete scoprire di più sulla mitica Battaglia di Campaldino, tenutasi l’11 giugno 1289 nella pianura che dal borgo si estende in direzione di Firenze. Lo scontro decise la supremazia dei Guelfi fiorentini, fra i quali militava Dante Alighieri, sui Ghibellini aretini.

Bibbiena, il Museo Archeologico e il Carnevale

Nella Battaglia di Campaldino Bibbiena si schierò dalla parte dei Ghibellini di Arezzo, quella che fu poi sconfitta. Ne derivò devastazione e rovina: i fiorentini saccheggiarono prima il mercato e la vecchia pieve, poi, dopo giorni di assedio, entrarono dentro le mura del castello, saccheggiando ulteriormente la città.

È per questo che oggi Bibbiena, una delle cittadine più grandi del Casentino, ha pochi residuati dell’epoca medievale, come alcune piccole porzioni di mura. Con un’impronta meno rurale e più metropolitana, la città offre una bella vista panoramica dall’elegante Piazza Tarlati, con la sua torre dell’orologio e i pittoreschi vicoletti di contorno, animati da palazzi gentilizi.

La vicina Chiesa di San Lorenzo ospita due pale in terracotta invetriata di Andrea della Robbia. Degno di una visita anche il Museo Archeologico del Casentino: in sei sale si svolge un percorso affascinante, dedicato alla storia della valle dalla preistoria ai romani, passando per le statuette votive ritrovate al Lago degli Idoli, uno stagno vicino alla sorgente dell’Arno oggetto della scoperta di tanti manufatti di origine etrusca.

La torre dell'orologio di Piazza Tarlati nel borgo di Bibbiena, in Casentino
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La torre dell’orologio di Piazza Tarlati a Bibbiena

Ogni anno, per il martedì grasso, a Bibbiena si svolge il Carnevale della Mea, una rievocazione storica legata a una leggenda locale: in una sorta di versione casentinese di Romeo e Giulietta, la giovane e bella lavandaia Mea si dice fosse contesa tra il ricco figlio del Conte Tarlati del rione Piazza e il povero tessitore Cecco del rione Fondaccio; la disputa, che minacciava di coinvolgere entrambi i rioni in una sommossa cittadina, venne risolta dal Conte e la nuova pace tra i due rioni celebrata bruciando in piazza il pomo della pace, un grosso ginepro.

La leggenda viene rievocata di anno in anno con costumi tradizionali, un corteo storico, giocolieri e sbandieratori che animano l’addobbato centro storico della cittadina, per poi ripetere il rituale del Bello Pomo alle cinque del pomeriggio del martedì grasso: si brucia un albero di ginepro e dalle fiamme sprigionate si cerca di intuire quali siano gli auspici per l’anno a venire.

Raggiolo, un’enclave corsa in Casentino

Il centro del borgo di Raggiolo, in Casentino
Fonte: iStock
Il centro di Raggiolo è tutto in pietra

Isolato tra i boschi alle pendici del Pratomagno, il monte che separa il Casentino dal Valdarno, si trova il borgo di Raggiolo, un luogo davvero unico.

Popolato da edifici completamente costruiti in pietra, a cui si accede solamente a piedi passando per le sue stradine lastricate, ha una storia straordinaria: nel Cinquecento una colonia di còrsi si stabilì nel paese, dando vita a una vera e propria enclave, chiamati a ripopolare l’antico castello distrutto nel secolo precedente.

Simbolo del paese sono le castagne, frutto prediletto data la posizione del borgo all’interno di un bosco predominato da tali alberi. A Raggiolo si trova anche l’Ecomuseo della Castagna, un percorso di scoperta del legame tra questo frutto, il territorio e la cultura contadina locale.

L’edificio chiave è la Chiesa di San Michele, che fa bella mostra di sé nel bel mezzo del borgo, costruita sulle rovine del precedente castello dei Conti Guidi. Malgrado si trovi in un piccolo borgo remoto, la Chiesa è decorata da un certo numero di opere d’arte all’interno.

Oggi Raggiolo ha uno sparuto pugno di residenti fissi e rischia di rimanere un borgo fantasma, ancor più di quanto non dia l’impressione camminare per le silenziose vie di questo borgo dove il tempo è davvero sospeso.

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