Transizione ecologica - Bruxelles ai cinesi: "Sussidi solo se ci date i vostri brevetti"

Spuntano nuove indiscrezioni sui propositi della Commissione europea per contrastare la Cina nello sviluppo delle tecnologie per la transizione ecologica, tra cui dispositivi quali le batterie per le auto elettriche. Il Financial Times scrive che Bruxelles ha intenzione di obbligare le aziende del Dragone a trasferire brevetti e proprietà intellettuali alle imprese europee in cambio di eventuali aiuti comunitari. In sostanza, l'Ue vuole definire nuovi criteri per l'erogazione dei fondi che saranno assegnati a dicembre nel quadro di uno specifico bando da 1 miliardo di euro per lo sviluppo e la produzione di batterie nel Vecchio continente: per accedere ai sussidi, i cinesi dovranno avere fabbriche in Europa e condividere il loro know-how tecnologico. I piani europei. Il progetto, che potrebbe subire delle modifiche nei prossimi giorni e, in futuro, essere esteso ad altri ambiti legati alla transizione ecologica, replica, seppur in scala ridotta, le politiche perseguite dai cinesi, anch

Transizione ecologica - Bruxelles ai cinesi: "Sussidi solo se ci date i vostri brevetti"

Spuntano nuove indiscrezioni sui propositi della Commissione europea per contrastare la Cina nello sviluppo delle tecnologie per la transizione ecologica, tra cui dispositivi quali le batterie per le auto elettriche. Il Financial Times scrive che Bruxelles ha intenzione di obbligare le aziende del Dragone a trasferire brevetti e proprietà intellettuali alle imprese europee in cambio di eventuali aiuti comunitari. In sostanza, l'Ue vuole definire nuovi criteri per l'erogazione dei fondi che saranno assegnati a dicembre nel quadro di uno specifico bando da 1 miliardo di euro per lo sviluppo e la produzione di batterie nel Vecchio continente: per accedere ai sussidi, i cinesi dovranno avere fabbriche in Europa e condividere il loro know-how tecnologico.

I piani europei. Il progetto, che potrebbe subire delle modifiche nei prossimi giorni e, in futuro, essere esteso ad altri ambiti legati alla transizione ecologica, replica, seppur in scala ridotta, le politiche perseguite dai cinesi, anche in campo automobilistico, e solo di recente modificate: Pechino, per autorizzare l'ingresso sul mercato nazionale, obbliga le aziende estere a condividere le loro proprietà intellettuali e le loro competenze con partner locali. I propositi di Bruxelles, secondo la testata britannica, rientrano in una più ampia strategia dell'Ue volta a rafforzare la posizione dell'Europa nei confronti della Cina: la Commissione intende proteggere l'industria del blocco comunitario, soggetta a normative ambientali più severe, dalla concorrenza di prodotti a basso costo, ma più inquinanti.

iLe pressioni Usa e la reazione cinese. In tale contesto va letta non solo la conferma dei dazi sulle elettriche cinesi, ma anche la recente introduzione di requisiti più stringenti per le aziende che chiedono sussidi per produrre idrogeno: per esempio, solo il 25% dei macchinari per l'elettrolisi può avere origine in Cina. Inoltre, il Financial Times aggiunge una lettura più geopolitica. Il prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrebbe intenzione di fare pressioni sulla Ue affinchè segua le sue politiche e alzi sempre più barriere ai beni e agli investimenti cinesi. Se Trump darà seguito alle sue minacce, Pechino potrebbe dirottare le sue esportazioni verso altre aree, come per l'appunto l'Unione Europea, che, a sua volta, sarebbe costretta ad arginare l'eventuale ondata di importazioni cinesi. A tal proposito, Bruxelles starebbe lavorando per rafforzare le sue difese commerciali, come dimostrato a maggio con nuovi regolamenti per promuovere la produzione interna di tecnologie pulite e spingere le aziende, anche cinesi, a localizzare impianti nel blocco comunitario. Ovviamente, Pechino ha già iniziato a rispondere alle iniziative europee: è noto come il ministero del Commercio, nel timore di una crescente incertezza normativa e politica in Europa, abbia messo in guardia le Case automobilistiche nazionali dal procedere con grandi investimenti nella Ue, consigliando di realizzare solo linee per l'assemblaggio finale e non impianti produttivi completi. 

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