Turchia. Trump continua a puntare su Erdogan

Aprile 11, 2025 - 20:00
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Turchia. Trump continua a puntare su Erdogan

di Shorsh Surme –

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ripetutamente elogiato il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan, e ha proposto una mediazione tra Turchia e Israele per risolvere le loro divergenze. Forse l’aspetto più significativo della dichiarazione di Trump è che è stata fatta alla presenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nello Studio Ovale, davanti agli occhi del mondo intero. Mentre l’attenzione era focalizzata sulle sue dichiarazioni sull’Iran, l’incontro tra i due leader si è trasformato in un elogio funebre per Erdogan.
Il dialogo su Siria e Turchia è iniziato con Netanyahu che ha dichiarato: “Abbiamo discusso della situazione in Siria. I nostri rapporti di vicinato con la Turchia si stanno deteriorando. Non vogliamo che la Siria venga usata come base per attacchi contro di noi da nessuna parte, in particolare dalla Turchia, che ha ottimi rapporti con gli Stati Uniti, e il presidente Trump ha rapporti con il leader turco. Abbiamo scambiato opinioni su diversi modi per prevenire qualsiasi scontro”. Poi il presidente degli Stati Uniti ha risposto, dicendo che “Ho un grande amico di nome Erdogan. Gli voglio bene e lui mi vuole bene. Ricordate, ho preso il nostro monaco dalla Turchia (…) Ho detto a Erdogan che avete fatto ciò che nessuno aveva fatto per duemila anni, dopo aver conquistato la Siria. Erdogan è in realtà molto tenace e intelligente. È riuscito dove altri non ci sono riusciti. Ha aggiunto: “Se Israele ha problemi con la Turchia, credo di poterli risolvere (…)”.
Le dichiarazioni di Trump hanno rafforzato l’entusiasmo già elevato di Erdogan, iniziato con le affermazioni del presidente degli Stati Uniti sulla sua “forza e intelligenza”. Tali dichiarazioni fanno seguito alla timidissima reazione degli Stati Uniti all’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu e alla fuga di notizie sui dettagli della precedente approvazione del suo arresto da parte di Trump. Ciò ha spinto Erdogan a sfruttare il sostegno degli Stati Uniti per compiere un colpo di stato civile e politico contro il principale candidato in competizione con lui per la presidenza nel 2028 e a proseguire la sua campagna contro tutte le fazioni dell’opposizione. Così il leader del Partito Popolare Repubblicano, Özgür Özel, un giorno prima del discorso di Trump, non ha mancato di accusare Washington di aver concesso l’approvazione all’arresto, pur ritenendo che “né l’America né Trump salveranno Erdogan”.
I recenti sviluppi hanno suscitato commenti turchi, a dimostrazione della priorità che il presidente repubblicano attribuisce alla situazione in Siria e al suo posto nel nuovo scenario mediorientale che gli Stati Uniti stanno cercando di delineare. Tra queste, la dichiarazione dell’ex diplomatico e membro del Comitato esecutivo del Partito Popolare Repubblicano, Namık Tan, il quale ha osservato che “il tono di Netanyahu nei confronti della Turchia non è stato duro, nonostante i recenti attacchi israeliani in Siria”, e il motivo è che “Netanyahu non vuole irritare Trump”. Nel frattempo lo scrittore Ismail Kucukkaya riteneva che “ricordare ai turchi l’incidente del pastore Andrew Brunson suscita paura”. Ciò è sorprendente, richiede una riflessione e rappresenta una minaccia per Erdogan. “Le dichiarazioni di Trump secondo cui Erdogan ha fatto ciò che nessun altro ha fatto in Siria potrebbero piacere al presidente turco, ma nessuno sa cosa voglia il presidente degli Stati Uniti dalla Turchia”, secondo Kucukkaya.
L’invito di Netanyahu alla Casa Bianca è arrivato mentre si discuteva di una crescente minaccia di scontro tra Turchia e Israele.

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Redazione Redazione Eventi e News