Ucraina. Con l’Ue schierata, è la Turchia a tentare nuovamente la mediazione con la Russia

di Giuseppe Gagliano –
Mentre l’Europa sembra aver smarrito ogni vocazione diplomatica e Washington si affida alla diplomazia delle sanzioni, è la Turchia a offrire il terreno di un possibile dialogo tra Ucraina e Russia. Secondo fonti ufficiali di Ankara, rappresentanti militari dei due Paesi sarebbero attesi il 15 e 16 aprile al quartier generale della Marina turca per discutere della sicurezza nel Mar Nero. Un’iniziativa che, se confermata, rappresenterebbe una rara finestra di dialogo nel cuore di un conflitto congelato ma ancora letale.
La sede dell’incontro, il comando delle Forze Navali turche, non è casuale. Il Mar Nero è oggi una delle aree più militarizzate del pianeta, un vero “lago geopolitico” in cui si incrociano ambizioni imperiali, logiche di deterrenza nucleare e rotte energetiche. Che Ankara riesca a riunire Mosca e Kiev sotto lo stesso tetto, fosse anche solo per discutere misure tecniche, sarebbe un colpo diplomatico di primo piano.
Del resto la Turchia di Erdogan si è già ritagliata un ruolo di potenza mediana abile a muoversi tra est e ovest. Lo ha dimostrato nella vicenda dell’accordo sul grano, che ha permesso all’Ucraina di esportare derrate agricole nonostante il blocco navale russo. E lo dimostra oggi, proponendosi come interlocutore credibile per un’eventuale architettura postbellica nel Mar Nero.
Ma l’iniziativa di Ankara arriva in un contesto estremamente instabile. Le trattative parallele tra Mosca e Washington, con Steve Witkoff, inviato speciale di Trump, ricevuto da Vladimir Putin a San Pietroburgo, non sembrano aver prodotto svolte sostanziali. Il Cremlino ridimensiona le aspettative, mentre Trump minaccia sanzioni secondarie contro chi continua a comprare petrolio russo, segnalando l’impazienza di un’America che vorrebbe chiudere il dossier ucraino prima delle presidenziali del 2026.
In questo scenario, la mediazione turca appare tanto ambiziosa quanto fragile. Non è chiaro se le delegazioni russe e ucraine si troveranno realmente nella stessa sala o se, come accaduto a Riad, i colloqui avverranno tramite intermediari. Resta però il fatto che Ankara si candida come garante regionale di una stabilizzazione ancora lontana, ma sempre più necessaria. Lo fa puntando sul pragmatismo, sulla prossimità geografica e su un ruolo che né la NATO né l’UE sembrano voler più giocare.
La domanda, ora, è se il Mar Nero sarà teatro di una nuova diplomazia regionale, imperfetta ma concreta, o solo l’ennesima passerella simbolica in un conflitto che si alimenta dell’immobilismo delle grandi potenze.
Qual è la tua reazione?






