Ucraina. Il Nyt, ‘ é stata ‘guerra per procura’

di Dario Rivolta * –
Tutti lo abbiamo sempre saputo e solo le persone in malafede o le vittime dell’asfissiante propaganda hanno continuato a negarlo: la guerra in Ucraina è in realtà una guerra per procura della NATO contro la Russia. Sin dall’inizio la NATO, cioè gli americani con la complicità di britannici, polacchi e la supina accettazione di francesi e tedeschi (e della geniale Commissione Europea), hanno creato le condizioni perché succedesse. Lo hanno confermato anche Angela Merkel e Francois Hollande quando hanno confessato che gli accordi di Minsk 1 e 2 avevano per l’occidente l’unico scopo di guadagnare tempo e poter armare ancora maggiormente l’Ucraina. Anche Boris Johnson ha ammesso formalmente che la guerra in atto è “una guerra per procura”. Che l’obiettivo fosse di colpire la Russia, magari puntando a un cambio di regime e se possibile al successivo “spezzettamento” del suo territorio per impadronirsi delle sue ricchezze naturali fu sempre altrettanto chiaro per chi voleva vedere. Oggi il fatto nuovo è che anche la stampa statunitense ne parla apertamente. Chi lo fa non è un neo-convertito “putiniano” o un qualche sostenitore di Trump, bensì il New York Times. giornale notoriamente schierato con i Democratici. Negli Usa, nonostante le crisi sociale e istituzionale in atto, la libertà di stampa esiste ancora (molto più di quanto stia accadendo in Europa) e i giornalisti investigativi fanno il loro mestiere.
Nel recente articolo “Key Takeaways From America’s Secret Military Partnership With Ukraine”, il giornalista Adam Entous descrive come e che cosa gli americani e alcuni alleati abbiano fatto in questi anni nell’aiutare l’esercito di Kiev. In un lavoro durato circa un anno e tramite quasi 300 interviste con funzionari governativi, militari e dell’intelligence in Ucraina, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Belgio, Lettonia, Lituania, Estonia e Turchia, Entous ha raccolto dati precisi su ciò che è accaduto. E’ bene aggiungere che, oltre a quanto ora apparso sul New York Times, in un colloquio con la CNN George Soros s’era vantato d’aver innescato, pagando in contanti, le “rivoluzione colorata” in Ucraina e in Georgia. Ciò a riprova di come i sommovimenti avvenuti in quei Paesi non fossero affatto “spontanei” e i fatti attuali partano da molto lontano.
Nelle pagine del giornale newyorkese i dettagli raccolti sono numerosi e dimostrano che il coinvolgimento USA nella guerra è stato molto più profondo di quanto si pensasse. Si comincia col raccontare che gli americani avevano creato un progetto speciale chiamato “Task Force Dragon” che operava segretamente nella base statunitense di Wiesbaden in Germania. Era lì che ufficiali dell’intelligence degli alleati esaminavano le immagini satellitari, emissioni radio e intercettavano le comunicazioni russe pre identificare le loro posizioni. Poi fornivano i dati agli ucraini in modo che potessero colpirli. Ogni mattina i generali americani e ucraini stabilivano insieme le priorità d’attacco: unità nemiche, equipaggiamenti e infrastrutture. Per “pudore”, gli obiettivi non venivano definiti con tale nome, venivano chiamati invece “punti di interesse”. A un certo punto l’amministrazione di Washington autorizzò decine di militari occidentali di alto grado a posizionarsi vicino alle linee del fronte. Nel gennaio 2024 si pianificò congiuntamente l’uso di missili a lungo raggio in grado di bombardare anche l’interno del territorio russo (dapprima solo con gli Himars, poi anche con gli Atacms). A questa campagna fu dato il nome di Operazione Lunar Hail. Anche in questo caso, le coordinate ove colpire furono fornite dai servizi americani e la logistica dei lanci fu, naturalmente, gestita da Wiesbaden.
All’inizio i generali americani referenti erano Christopher Donahue e Christopher Cavoli mentre da parte ucraina il generale Mykhaylo Zabrodsky e il capo in testa, Valery Zaluzhny. In seguito parteciparono anche ufficiali europei. I servizi americani coinvolti, oltre ai militari, non si limitavano alla CIA: anche NSA (National Security Agency), Dia (Defense Intelligence Agency) e la NGIA (National Geospatial Intelligence Agency) svolsero la loro parte.
Per quanto se ne sa (fino ad ora) Washington ha stanziato per la guerra 66,5 miliardi di dollari in armamenti: 38 Himars, 272 obici, 10mila Javelin, 3 batterie Patriot e più di 500 milioni di proiettili.
Da parte europea, molto più generosa con gli aiuti umanitari e finanziari che con gli armamenti, i tedeschi hanno dato armi per un valore di poco più di 20 miliardi, i britannici poco meno di questa cifra, gli svedesi, danesi e olandesi circa 6 miliardi ciascuno. Seguono poi i norvegesi, i francesi, i polacchi e i canadesi. La Commissione europea ha donato armi per circa 50 miliardi (dati del KIEL Institute aggiornati al 31 dicembre 2024).
L’articolo del New York Times conferma anche che, perfino prima che iniziasse formalmente la guerra, la CIA e i servizi ucraini collaborarono tra loro per spiare i russi. Infatti, tale attività era già stata oggetto di un precedente articolo del New York Times: “The spy story: how the CIA secretely helps Ukraine fight Putin” a firma dello stesso Adam Entous e di Mitchell Schwirtz. Si viene così a sapere che, almeno dal 2014, la collaborazione con Kiev permise di costruire una rete di basi segrete di spionaggio vicino al confine con la Russia e tra queste un grande bunker sotterraneo che monitorava satelliti e comunicazioni militari di Mosca. Aveva così torto Mosca a sentirsi minacciata?
* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.
Qual è la tua reazione?






