Un 2024 in sofferenza per la moda junior italiana (-4,4%). Saldo commerciale in deficit per oltre 900 mln
Il kidswear italiano chiuderà il 2024 con un fatturato in flessione del 4,4%, a quota 3,1 miliardi di euro. Sono questi i dati provenienti dalle stime preliminari effettuate dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda condivise oggi. Un risultato lontano dal giro d’affari dell’anno precedente per il comparto della moda junior (accezione questa che comprende l’abbigliamento in […]
Il kidswear italiano chiuderà il 2024 con un fatturato in flessione del 4,4%, a quota 3,1 miliardi di euro. Sono questi i dati provenienti dalle stime preliminari effettuate dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda condivise oggi. Un risultato lontano dal giro d’affari dell’anno precedente per il comparto della moda junior (accezione questa che comprende l’abbigliamento in maglia e tessuto per ragazzi/e di età tra 0-14 anni, intimo ed accessori inclusi) in crescita dello 0,7 per cento. Anche con riferimento al valore della produzione si prevede un calo del 4,8 per cento.
Guardando alle performance oltre confine, si stima una flessione media annua delle vendite in calo dello 0,7 per cento. Il valore delle esportazioni di comparto dovrebbe essere di 1,5 miliardi di euro, concorrendo al 49,6% del turnover settoriale; per l’import la contrazione dovrebbe essere del 6,8% per un valore complessivo di poco più di 2,4 miliardi. La dinamica prevista per i flussi commerciali in entrata e in uscita dall’Italia determinerebbe un deficit nel saldo commerciale di comparto di poco superiore a 900 milioni.
Secondo le previsioni dell’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda, i consumi nazionali archivierebbero il 2024 in territorio negativo, evidenziando una flessione dell’1,5% rispetto al risultato raggiunto nel 2023. Il gap a confronto con il consuntivo di mercato 2019 si attesterebbe sul -5,5 per cento.
Relativamente ai mercati esteri, è possibile circoscrivere l’analisi al solo abbigliamento per neonati (per il quale si possono isolare le voci doganali di pertinenza e, quindi, i flussi commerciali con l’estero per nazione). Secondo quanto rilevato da Istat , con riferimento ai primi nove mesi 2024, l’export di moda bebè, che nel medesimo periodo del 2023 aveva registrato una crescita dello 0,6%, ha accusato una flessione del 4,4%, portandosi a 117,2 milioni di euro. L’area Ue e quella extra-Ue hanno rivelato un comportamento dicotomico per il comparto: l’export diretto nella UE27 post-Brexit è calato del 18,6% e ha coperto il 43,5% delle esportazioni totali di settore, mentre quello diretto verso l’area l’extra-UE è cresciuto del 10,4% ed è risultato il maggior acquirente” assorbendo il 56,5 per cento.
Da gennaio a settembre 2024 la Spagna, come già anche verificato negli ultimi anni, si è confermata il primo mercato di sbocco per il comparto, nonostante abbia presentato una contrazione del 15,9 per cento. Si è invece rilevata nuovamente molto favorevole la performance degli Stati Uniti con un +39,2% diventando così il secondo mercato di destinazione per il comparto, segue la Francia, interessata però da un calo del 14,6 per cento. Gli Emirati Arabi Uniti, a fronte di un notevole andamento positivo, sono balzati in quarta posizione, assicurandosi il 7,6% dell’export di moda bebè. A questa dinamica si è contrapposta quella di Regno Unito e Germania interessati entrambi da una flessione, pari rispettivamente al 6% e al 18 per cento.
Hong Kong ha registrato una performance molto vivace, che gli ha assicurato una quota del 4,1% dell’export e ha sorpassato così anche la Cina, che dopo il notevole aumento registrato nel medesimo periodo dell’anno precedente, ha presentato una perdita del 35,1 per cento. Torna a flettere anche il Portogallo (-22,8%), mentre la Russia ha registrato una crescita del 4,1 per cento. La Svizzera, tradizionale hub logistico/distributivo del fashion, ha continuato a riscontrare delle contrazioni, nel periodo di riferimento ha perso il-67,3% rispetto ai nove mesi del 2023, ed è calata a 2,9 milioni di euro, scivolando così in dodicesima posizione.
Il calo italiano trova conferma anche nei dati anagrafici. Sotto il profilo demografico, il mercato italiano dell’abbigliamento junior, al primo gennaio 2024, si componeva di 7.184.837 individui di età compresa tra 0 e 14 anni, il 51,5% dei quali di sesso maschile. Da gennaio a settembre 2024, sulla base delle rilevazioni Istat provvisorie ad oggi disponibili, le iscrizioni in anagrafe per nascita sono state pari a 273.177, con un decremento di 6.827 nuovi nati rispetto ai dati dei primi nove mesi del 2023 (-2,4 per cento).
Ciò premesso, se si focalizza l’attenzione sul consumo di moda junior in Italia, i dati più aggiornati relativi al sell-out invernale si riferiscono alla stagione autunno/Inverno 2023-24, in base alle rilevazioni effettuate da Sita Ricerca per conto di Confindustria Moda, il complesso dei prodotti di tessile-abbigliamento ha sperimentato una flessione del sell-out sia in termini di spesa corrente (-3,8%), sia a volume (-4,7 per cento). In detto contesto la moda junior ha registrato un risultato inferiore rispetto alla media del tessile-abbigliamento, ha archiviato una variazione negativa del 5,6% a valore, e del 5,2% a volume. Sotto il profilo cronologico, la stagione è iniziata con il bimestre settembre-ottobre che ha rilevato un calo a doppia cifra dell’11,6% a valore e del 10,5% a volume. Gli altri due bimestri che compongono la stagione hanno sperimentato delle dinamiche negative, ma più contenute: il novembre-dicembre perde il 3,3% a valore e il 3,0% a volume; similmente nel gennaio-febbraio si sono riscontrate contrazioni pari al 3,1% a valore e al 2,6% a volume.
Il segmento bambina (che copre il 47,9% del sell-out di comparto) evidenzia un calo del 5%, mentre il segmento bambino ha sperimentato una variazione negativa pari al 5,9 per cento. Il neonato ha registrato la flessione maggiore, nella misura del 6,6%, coprendo il 13,5% del mercato.
Passando ad analizzare il panorama distributivo, lo junior ha visto, ancora una volta, confermata la leadership delle catene, forti di una quota pari al 48,3% del mercato. Nel periodo monitorato, il sell-out intermediato da tale format è diminuito del 6,2%; su tale performance ha inciso soprattutto la dinamica del segmento neonato (-7,7%) seguito dai segmenti bambino e bambina, entrambi in calo del 5,9 per cento. La gdo ha perso il 4,2%, coprendo comunque il 29,9% del mercato junior; i soli grandi magazzini intermediano il 15,5% del totale ed hanno evidenziato un decremento del 4,3% nell’autunno/inverno 2023-24. Negativi sono risultati anche il food (-11,5%) e le grandi superfici, che contengono il calo all’1,8%, performano quindi meglio della media di comparto.
Il dettaglio indipendente nella stagione in esame ha coperto il 12,2% dei consumi, e ha evidenziato un calo dell’1,1%, ha quindi riscontrato una dinamica migliore della media del comparto. L’andamento negativo è dovuto al segmento bambina” che flette del 5,6%; di contro bambino e neonato hanno evidenziato un +0,8% e +10,1 rispettivamente. Nell’autunno/inverno 2023-24, l’ambulante e gli outlet/negozio stokkista hanno evidenziato dinamiche opposte, il primo è calato dell’11,4%, gli outlet/negozio stokkista sono l’unico format che ha riscontrato una crescita, pari al +6 per cento. Lo share di entrambi è risultato comunque contenuto con una quota dell’1,9% per il primo e dello 0,7% per i secondi.
L’e-commerce dopo la crescita double-digit del 10,4% registrata nell’autunno/inverno 2022-23, ha palesato una flessione del 9,8%, che ha fatto calare la sua quota di mercato al 6,3 per cento. Per questo format, focalizzando l’attenzione sull’andamento dei singoli segmenti c’è stato un calo del 13,1% per il segmento bambina, seguita dal bambino (-6,5%) e dal neonato (-4,5 per cento).
Infine, al di là dei risultati della stagione autunno/inverno, il sell-out di moda junior in Italia ha archiviato i primi dieci mesi del 2024 in flessione dell’1,6%, e il gap risulta maggiore (-9,3%) se confrontato al corrispondente valore del 2019. Da gennaio ad ottobre 2024 il sell-out del comparto bambino e bambina sono calati rispettivamente dell’1,6% e dell’1,2% rispetto al medesimo periodo del 2023, mentre il“neonato ha registrato una perdita maggiore (-2,7 per cento).
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