Ustica e il "dizionario di una strage" di Alegi
AGI - Storico, giornalista, docente alla LUISS di Storia e Politica degli USA, già insegnante di Storia dell'Aeronautica all'Accademia di Aeronautica (tra i suoi allievi Samantha Cristoforetti) ed autore di numerosi libri e monografie sulla materia, Gregory Alegi aveva già scritto - a quattro mani con Leonardo Tricarico - del disastro aereo più noto della storia del nostro Paese nel suo ‘Ustica: un'ingiustizia civile' pubblicato nel 2021. Ora, con ‘Uscire dal labirinto. Ustica dalla A alla Z' (LoGisma editore), ha curato e coordinato, con il contributo di 25 esperti, un vero ‘dizionario' utile a sintetizzare 45 anni di documenti, sentenze ed ipotesi sul drammatico volo interrotto per sempre il 27 giugno 1980 sui cieli della Sicilia del DC 9 I – TIGI Itavia. L'AGI l'ha incontrato per saperne di più. Come nasce e come è strutturato questo volume? Una vicenda che non trova spiegazione certa per oltre 40 anni diventa molto difficile da ricostruire, per il sovrapporsi nel corso del
AGI - Storico, giornalista, docente alla LUISS di Storia e Politica degli USA, già insegnante di Storia dell'Aeronautica all'Accademia di Aeronautica (tra i suoi allievi Samantha
Cristoforetti) ed autore di numerosi libri e monografie sulla materia, Gregory Alegi aveva già scritto - a quattro mani con Leonardo Tricarico - del disastro aereo più noto
della storia del nostro Paese nel suo ‘Ustica: un'ingiustizia civile' pubblicato nel 2021.
Ora, con ‘Uscire dal labirinto. Ustica dalla A alla Z' (LoGisma editore), ha curato e coordinato, con il contributo di 25 esperti, un vero ‘dizionario' utile a sintetizzare 45 anni di documenti, sentenze ed ipotesi sul drammatico volo interrotto per sempre il 27 giugno 1980 sui cieli della Sicilia del DC 9 I – TIGI Itavia. L'AGI l'ha incontrato per saperne di più.
Come nasce e come è strutturato questo volume?
Una vicenda che non trova spiegazione certa per oltre 40 anni diventa molto difficile da ricostruire, per il sovrapporsi nel corso del tempo di nomi, ipotesi, notizie fake, e
nel caso di specie anche di udienze e sentenze. Anziché provare a ricostruire tutto da capo ad ogni richiesta di informazioni, negli anni abbiamo preparato delle schede di
sintesi, utili a mettere le informazioni a fattore comune e renderle così disponibili a tutti. E' ormai quasi impossibile tenere a mente la successione degli eventi seguiti alla
strage di Ustica, ma i punti controversi si ripetono ad ogni tentativo di ricostruzione, risultano sempre gli stessi. Nel fare corrispondere ogni scheda ad una specifica voce
del ‘caso Ustica' ci siamo resi conto che questo lavoro di semplificazione storica poteva diventare un libro, ma con una variante rispetto ai tanti testi scritti
sull'argomento: la specializzazione. Non si tratta di un'opera giornalistica, infatti, ma di un insieme di contributi di specialisti di diverse materie. Nel libro, ad esempio,
compaiono voci del mondo giuridico, come quella del Professor Maurizio Bellacosa, titolare di cattedra di diritto penale alla LUISS, o del giudice Gianandrea Bussi.
L'affidabilità dei contenuti nasce dal fatto che sono prodotti da esperti, non da opinionisti o tuttologi.
La pubblicazione è stata voluta dall'Associazione per la Verità sul Disastro Aereo di Ustica, quanto è importante per i familiari delle 81 vittime questo genere di
pubblicazioni?
Arrivare alla verità sulla strage è importante per tutti gli italiani: a 45 anni dalla tragedia non conosciamo né autori né mandanti. In questi giorni Sky trasmette una serie sul
caso Lockerbie, di cui sappiamo tutto, mentre su Ustica siamo ancora appesi alle ipotesi. Invece c'è bisogno di risposte. Ed in qualche modo il libro è una spinta a
cercarle. In quasi mezzo secolo siamo arrivati fino a un certo punto nel sollevare il velo del mistero, ma rimangono ancora molti aspetti oscuri su cui fare luce.
Qual è secondo lei la lettera più interessante del dizionario proposto dal libro?
Sono sicuramente più d'una. La ‘ B' di bomba, certo, ma anche la ‘M' di missile, la ‘P' di palestinesi, la ‘L' di Libia. Non abbiamo trascurato nulla. Alla lettera ‘U' c'è
ufo, alla ‘S' sommergibile. Se non fosse un dramma, farebbe ridere la quantità di risposte che nel tempo si sono date sulla distruzione di quel volo, ma proprio il loro
numero rende anche la misura di quanto sia opportuno portare ordine alla ricostruzione di una tragedia di valenza nazionale.
Da esperto, di chi furono a suo avviso le effettive responsabilità della strage?
Abbiamo contato tra le 30 e le 40 versioni diverse, nessuna accettata come definitiva. Di sicuro l'idea che il volo sia rimasto coinvolto in una battaglia aerea ha trovato meno
riscontri in sede penale; rimangono quindi vive le piste dell'atto terroristico di matrice libica o palestinese – ed in proposito nel libro si ricorda come la prima bomba dell'OLP
su un aereo venne messa a Roma nel 1968. Ma ‘Uscire dal labirinto' non vuole aggiungere scenari, solo fare il punto su quelli proposti finora.
Perché la verità è rimasta nascosta così a lungo?
Ci sono due ordini di motivi. Uno è di tipo oggettivo: il relitto è stato recuperato quasi interamente oltre 10 anni dopo la tragedia ed in questo lasso di tempo - secondo ordine di motivi - ha preso piede la versione della battaglia aerea, che non ha però trovato riscontri concreti, perché sui resti dell'aereo non compaiono fori da missile. Alcune piste investigative si sono quindi raffreddate, mentre entravano nell'immaginario collettivo versioni non sostenute da riscontri reali. Ed è più difficile fare marcia indietro che ripartire da zero. Di certo, ciò che caratterizza il caso è la differenza tra il giudicato penale e quello civile. Nel primo tutti gli indagati sono stati assolti o hanno visto archiviate le loro posizioni: 96 persone coinvolte e 0 condanne in ogni grado di giudizio. Il giudicato civile ha invece trovato responsabilità dello Stato italiano per non aver saputo garantire la sicurezza del volo. Il libro dà conto di come si sia verificata questa differenza, ma non è costruito come un giallo, è una raccolta di tutti gli elementi utili che lascia al lettore il ragionamento sugli spunti proposti. Non vogliamo forzare opinioni, ma esporre fatti per come risultano oggettivamente; spezzettare le voci stempera le polemiche, ma permette al tempo stesso ad ognuno di tirare le proprie conclusioni con tutti gli elementi a disposizione. Lo sforzo a cui il testo vuole spingere è quello di ragionare e poi magari discutere civilmente senza lasciarsi andare ad estremismi. Vuole essere una bussola, uno strumento di riflessione, non la risposta.
Qual è la vostra reazione?