"Vergogna, si scusi". Tutti contro Elkann: ira di partiti e sindacati per l'audizione alla Camera

Il presidente di Stellantis John Elkann prova a rassicurare il Parlamento mentre il mercato dell'automotive in Europa è in ginocchio, stretto tra le difficoltà della transizione all'elettrico e la concorrenza delle vetture cinesi. «Per noi l'Italia ricopre un ruolo centrale», chiarisce Elkann. E conferma che il nuovo Ceo aziendale verrà individuato «entro la prima metà del 2025» dopo che l'ex manager Carlos Tavares ha lasciato anticipatamente a dicembre scorso. La risposta dei partiti, però, è tiepida, con critiche trasversali tra gli schieramenti. In due ore e mezza di audizione alla Camera Elkann traccia le priorità della produzione individuate per i singoli stabilimenti italiani del gruppo nei prossimi cinque anni e garantisce che al tavolo con il governo dello scorso anno «abbiamo preso una serie di impegni nei confronti di tutti gli attori del settore dell'auto, li stiamo realizzando puntualmente». Non manca un riferimento al dibattito alimentato negli ultimi giorni dalle ipotesi

"Vergogna, si scusi". Tutti contro Elkann: ira di partiti e sindacati per l'audizione alla Camera

Il presidente di Stellantis John Elkann prova a rassicurare il Parlamento mentre il mercato dell'automotive in Europa è in ginocchio, stretto tra le difficoltà della transizione all'elettrico e la concorrenza delle vetture cinesi. «Per noi l'Italia ricopre un ruolo centrale», chiarisce Elkann. E conferma che il nuovo Ceo aziendale verrà individuato «entro la prima metà del 2025» dopo che l'ex manager Carlos Tavares ha lasciato anticipatamente a dicembre scorso. La risposta dei partiti, però, è tiepida, con critiche trasversali tra gli schieramenti. In due ore e mezza di audizione alla Camera Elkann traccia le priorità della produzione individuate per i singoli stabilimenti italiani del gruppo nei prossimi cinque anni e garantisce che al tavolo con il governo dello scorso anno «abbiamo preso una serie di impegni nei confronti di tutti gli attori del settore dell'auto, li stiamo realizzando puntualmente». Non manca un riferimento al dibattito alimentato negli ultimi giorni dalle ipotesi di riarmo europeo: «Non riteniamo che il futuro dell'auto sia l'industria bellica, ma quello su cui i Paesi Ue considereranno importante mettere le energie e le risorse». L'erede della dinastia Agnelli sottolinea: «Di questa nostra lunga storia, della Fiat che ora è diventata Stellantis, sono molto orgoglioso». E rivendica: «Se non ci fosse Stellantis, non saremmo qui, l'auto italiana sarebbe già scomparsa da tempo, come l'informatica dopo l'Olivetti e la chimica dopo la Montedison». Elkann ricorda che oggi Stellantis è il quarto costruttore al mondo «è redditizio e fattura 157 miliardi», mentre «venti anni fa lottavamo per la sopravvivenza». L'impegno economico dell'azienda per il Paese non è argomento nuovo al dibattito pubblico. Elkann chiosa: «Spero il bilancio dare/avere tra il Paese e l'azienda non sia più un tema divisivo, ma un'opportunità per continuare questo percorso virtuoso insieme che dura da 125 anni, orgogliosamente con l'Italia».

 

 

I toni dell'audizione sono meno accesi di quelli dell'audizione di Tavares di ottobre scorso, le critiche restano simili. Nella maggioranza la Lega attacca: «le sue parole sono l'ennesima vergognosa presa in giro». Il Carroccio puntualizza che «il suo gruppo è cresciuto grazie ai soldi degli italiani, che poi ha licenziato per investire e assumere all'estero. Dovrebbe scusarsi». Da parte di Fratelli d'Italia, il capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, e il capogruppo in commissione Attività produttive Gianluca Caramanna affermano di prendere «atto della disponibilità di John Elkann di presentarsi in Parlamento» ma ciò nonostante, «non possiamo ignorare le assurde politiche messe in campo nel passato, come le numerose delocalizzazioni che hanno portato alla chiusura di tanti stabilimenti poi riaperti all'estero. Senza contare le sciagurate politiche del Green deal che hanno contribuito a fiaccare questo settore e più in generale il mercato europeo». Tra le opposizioni invece il leader di Azione Carlo Calenda è tra i più critici: «Non ha risposto assolutamente a nulla. Nella sua gloriosa ricostruzione manca un pezzo di responsabilità, ha mai commesso degli errori? Perchè il titolo sta messo malissimo e le vendite pure». La segretaria Pd Elly Schlein annota: «Abbiamo letto segnali di disinvestimento da parte di Stellantis in Italia. C'è una forte esplosione della cassa integrazione, incentivi all'esodo, spostamento delle produzioni all'estero». Chiara Appendino del M5s sottolinea che «purtroppo è difficile credere alle parole di chi più volte ha promesso senza mantenere e produce più cassaintegrati che auto». Il leader di Avs Nicola Fratoianni parla invece di un'audizione «francamente molto insoddisfacente: nessuna garanzia, nessun impegno concreto, l'ennesimo rinvio».

 

 

Anche i sindacati mostrano perplessità: secondo Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, «la comunicazione di oggi in Parlamento del presidente di Stellantis, John Elkann, conferma le nostre preoccupazioni. Nel corso dell'audizione di oggi non sono emerse novità rispetto a quanto annunciato nell'incontro al Mimit del 17 dicembre scorso riguardo alle missioni produttive dei singoli stabilimenti».

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