Zeman, Rossini: "Il rischio di una seconda ischemia era alto". Gli scenari

Zdenek Zeman, ex allenatore di Roma, Lazio e Pescara, è ricoverato in terapia intensiva neurologica al Policlinico Gemelli. Il tecnico boemo, 77 anni, è arrivato nell'ospedale romano stamattina in codice rosso ed è stato ricoverato in un reparto non lontano da quello di Papa Francesco per un'ischemia cerebrale. Dopo il primo episodio, il rischio di un secondo "è elevato e si abbassa con il tempo tornando ai livelli pre-ischemia dopo circa 5 anni, ammesso e non concesso che tutti i fattori di rischio che hanno indotto la medesima siano stati posti sotto controllo. Nel caso di Zeman parliamo di un fumatore che non sappiamo se ha sospeso le sigarette o non ha controllato altri fattori di rischio. Tra questi, infatti, non c'è solo il fumo, anche la pressione alta non controllata, la fibrillazione del cuore, i grassi elevati nel sangue, un diabete fuori controllo sono fattori di rischio che se non monitorati e controllati aumentano la possibilità che alla prima ischemia ne segua una seconda

Zeman, Rossini: "Il rischio di una seconda ischemia era alto". Gli scenari

Zdenek Zeman, ex allenatore di Roma, Lazio e Pescara, è ricoverato in terapia intensiva neurologica al Policlinico Gemelli. Il tecnico boemo, 77 anni, è arrivato nell'ospedale romano stamattina in codice rosso ed è stato ricoverato in un reparto non lontano da quello di Papa Francesco per un'ischemia cerebrale. Dopo il primo episodio, il rischio di un secondo "è elevato e si abbassa con il tempo tornando ai livelli pre-ischemia dopo circa 5 anni, ammesso e non concesso che tutti i fattori di rischio che hanno indotto la medesima siano stati posti sotto controllo. Nel caso di Zeman parliamo di un fumatore che non sappiamo se ha sospeso le sigarette o non ha controllato altri fattori di rischio. Tra questi, infatti, non c'è solo il fumo, anche la pressione alta non controllata, la fibrillazione del cuore, i grassi elevati nel sangue, un diabete fuori controllo sono fattori di rischio che se non monitorati e controllati aumentano la possibilità che alla prima ischemia ne segua una seconda": a spiegarlo all'Adnkronos Salute è Paolo Maria Rossini, responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell'Irccs San Raffaele di Roma.

 

 

Le ischemie cerebrali sono "una patologia dell'anziano, le arterie del cervello diventato più 'rigide', sulle pareti si depistano sali, colesterolo e calcio a cui si aggregano piastrine e altri elementi al punto che si formano delle vere e proprie placche - continua Rossini - che producono una stenosi del tubo arrivando sino al punto di occluderlo. Se accade nel cervello i neuroni nella zona nutrita dall'arteria occlusa vanno in sofferenza, se il sangue torna in pochi minuti o al massimo qualche ora i neuroni possono recuperare e parliamo di un attacco ischemico transitorio". "Si può risolvere - avverte - si farà una valutazione con la Tac o la risonanza magnetica per vedere se e dove si trovano le lesioni. Ma se la mancanza di sangue perdura e un certo gruppo di neuroni muore definitivamente si forma una cicatrice nel cervello che rimarrà per tutta la vita. A questo punto se questo accade in una zona 'nobile' può esserci un deficit neurologico (esempio: paralisi muscoli braccia/gambe di un lato del corpo, la perdita di una parte del campo visivo), può esserci un disturbo dell'equilibrio o un problema di linguaggio se viene colpito l'emisfero sinistro nei destrimani".

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